BONNEVILLE
– C’è delusione ed amarezza tra coloro che nel rogo
del Traforo hanno perso i loro cari. Nonostante fosse chiaro a tutti
che per “omicide involontarie”, il capo d’accusa che
equivale al nostro omicidio colposo, è difficile finire in carcere,
per questa tragedia in cui i morti sono stati 39 la richiesta di sospensione
condizionale della pena sembra troppo generosa. Lo sostiene André
Denis, rappresentante dell’associazione che raggruppa i familiari
delle vittime: avrebbe voluto per tutti gli imputati, sedici tra persone
fisiche e giuridiche, la pena massima e la prigione. Invece il procuratore
Vincent Le Pannerer ha distinto le posizioni di ogni indagato. E in
alcuni passi della sua istruttoria è tornato su quel mozzicone
di sigaretta, probabile origine del rogo secondo una delle ipotesi tecniche.
Ma vediamo,
una ad una, le richieste dell’accusa, riassunte dall’agenzia
Ansa. Il pm ha chiesto la condanna a sei mesi per Gilbert Degrave, autista
belga del Tir da cui si origino’ l’incendio nella galleria. Lo ha definito
come un uomo preso dal panico, sin dai primi istanti, da quando si è
accorto del fumo. Un panico così grande da indurlo a fuggire
a piedi dalla metà del tunnel. Richiesta di condanna a un anno
e sei mesi e 7.000 euro di ammenda per Claudio Lyveroulaz, di Morgex
(Aosta), responsabile della sicurezza per la Società italiana
di gestione della struttura (Sitmb); a un anno per Marcello Meyseiller,
di Courmayeur (Aosta), controllore della Sitmb; a due anni e 15.000
euro di ammenda per Michele Tropiano, di Pre’ Saint Didier (Aosta),
ex direttore di esercizio della Sitmb; a tre anni e 12.000 euro di ammenda
per Gerard Roncoli, responsabile della sicurezza della Societa’ francese
di gestione del tunnel (Atmb); a due anni e 15.000 euro di ammenda per
Christian Basset, ex direttore di esercizio della Societa’ francese
di gestione del tunnel (Sgtmb); a un anno per Daniel Claret-Tournier,
controllore dell’Atmb; a due anni e 30.000 euro di ammenda per Remy
Chardon, presidente dell’Atmb; a otto mesi e 15.000 euro di ammenda
per Michel Charlet, sindaco di Chamonix; a otto mesi e 15.000 euro di
ammenda per Chantal Lecomte, funzionario del Ministero francese dei
Trasporti; a 70.000 euro di ammenda per Sitmb e Atmb, a 30.000 euro
di ammenda per Sgtmb. Il proscioglimento e’ stato invece chiesto nei
confronti della Volvo, casa automobilistica produttrice del tir carico
di farina e margarina da cui partirono le fiamme. ’’Per me non e’ soddisfacente
- ha detto il procuratore rivolgendosi alla Corte a proposito della
sua richiesta - anzi e’ frustrante, ma per dimostrare una responsabilità
ci vogliono delle certezze e io in questo momento non ne ho’’.
Proscioglimento anche per Charles Salzmann, ex presidente dell’Atmb,
e per Jean Claude Gaime, responsabile della sicurezza nell’Alta Savoia.
"Tutte le colpe che ho individuato nel corso dell’istruttoria sono
gravi. Sia in relazione alla fase di gestione della crisi, sia nella
gestione delle infrastrutture dal giorno dell’inaugurazione il 19 luglio
1965". Durante
la sua requisitoria il procuratore ha spiegato che "la gravità
della colpa deve essere individuata alla luce del contesto". "Nel
tunnel - ha aggiunto - il tema della sicurezza doveva essere onnipresente,
come per un boeing 747 in volo. Tutte le situazioni esaminate riguardo
alla vicenda determinano una colpa grave”. Un’ampia pagina
è stata dedicata al mancato addestramento di chi avrebbe dovuto
occuparsi proprio della sicurezza.
Quattro anni e mezzo di indagini, raccolte in 80 volumi ben visibili
nell’Agorà di Bonneville, e tre mesi di udienze per un processo
inimmaginabile in Italia. Basti pensare che ha rispettato giorno per
giorno il calendario prefissato delle audizioni dei testimoni e dei
periti. Questioni tecniche che si sono accavallate ad aspetti umani,
lo spettro di risarcimenti milionari per le assicurazioni e la richiesta
di giustizia per chi sostiene che 39 vite non hanno prezzo. Fino ad
aspetti inquietanti, come quello riportato da La Stampa che riguarda
un a delle vittime del rogo, Franco Viscogliosi, 61 anni. Due giorni
prima della tragedia aveva fatto un brutto sogno ed aveva voluto disegnarlo.
In aula è stato mostrato il foglio di carta su cui erano raffigurate
una galleria ed un angelo, ciò che ricordava di quell’incubo.
Franco Viscogliosi morì con sua moglie Irma due giorni dopo quel
terribile sogno, il 24 marzo del ’99, nel rogo del traforo.
La settimana prossima (quella del 25 aprile) la parola verrà
data ai difensori, per le loro arringhe. Il clima si preannuncia teso.
Tuttavia, il momento della sentenza è ancora distante: i giudici
si sono presi tre mesi, tanti quanti quelli delle udienze, per decidere
chi condannare e perché.
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