Sicurezza stradale: lotta all'alcol, in Inghilterra funziona
Un bicchiere di troppo, lo schianto, i soccorsi, la corsa in ospedale e la polizia che si reca a casa della persona deceduta a causa dell’incidente, la moglie, con un bimbo piccolo in braccio, ha un mancamento dopo la notizia. E’ questa, in estrema sintesi, la “trama” dell’ultimo video-shock realizzato in Inghilterra per contrastare il fenomeno degli incidenti alcool-correlati. L’uscita di questo spot a favore della sicurezza sulle strade, ha spinto l’Associazione sostenitori amici polizia stradale, a un’amara riflessione su quanto invece avviene in Italia.
“Ho visto uno spot inglese di “Think!”, una campagna permanente del dipartimento dei trasporti britannico – dichiara Giordano Biserni, presidente Asaps – Lo spot “celebra” cinquant’anni di lavoro, tutto improntato a far capire che alcol e guida non vanno d’accordo: mezzo secolo di attività, in un paese che ha la popolazione italiana e la metà dei suoi morti sulla strada. Non torno sulle cifre lorde per farne un trattato e dico semplicemente che nel corso del 2013 le vittime inglesi sono state 1.713 (il miglior risultato dal 1926 e il 2% in meno rispetto al 2012), mentre i feriti gravi sono stati in tutto 21.657, che segnano un -6% in confronto all’anno prima). I decessi dovuti all’alcol sono stati in tutto 230, vale a dire il 13,4%. Mi viene da dire “pazzesco”, in senso buono. In Italia, nel 2013, abbiamo perso sulla strada 3.385 persone, mentre i feriti sono stati 257.421, e questo è tutto”.
“Così, sono tre le cose da dire facendo il confronto con la Gran Bretagna – prosegue Biserni – la prima, che i morti sono davvero il doppio (da noi la media è di 56,2 morti per milione di abitanti, mentre nel Regno Unito siamo a 28!); la seconda, che non sappiamo quanti tra i feriti abbiano riportato patologie gravi; la terza, che non abbiamo nessun dato sull’alcol. Ecco. Sono vent’anni che per lavoro avvicino precursori ed etilometri alla bocca della brava gente e mai, dico mai, ho sentito dire da qualcuno che ho ragione. Certo, la ragione la si dà ai fessi, ma allora il silenzio sarebbe d’oro. Invece, no: “ho bevuto un bicchiere e basta”, “ho usato il colluttorio”, “ho bevuto un goccio subito dopo l’incidente, per paura, andate a rompere i coglioni ai delinquenti…”.
Eh si, perché nel paese del vino, nello Stivale peninsulare in cui la divisa è il nemico e tutta l’attenzione è incentrata sull’abuso di potere, l’etilometro è come l’ennesima vessazione di un doganiere che ripete le stesse domande ai poveri viandanti ai quali chiede comunque un fiorino. È utile solo quando serve a incastrare un pirata della strada e non c’è nessuno che lo consideri un apparecchio salvavita”.
“In Inghilterra, dopo 50 anni di campagne, la mentalità è cambiata – conclude il presidente dell’Asaps – e lo dimostra l’ormai bassa incidenza sulla mortalità da parte del movente alcolico. Grazie a Think!, oggi, oltre il 90% dei conducenti britannici considera vergognoso guidare in stato di ebbrezza e bisogna tornare agli anni ’60 per ritrovare, Oltremanica, un pensiero simile a quello dell’Italia di oggi. Nel 1967, tanto per spararvi una cifra, gli incidenti mortali alcolcorrelati in Gran Bretagna erano stati 1.640!
Noi, a distanza di 47 anni, non abbiamo nemmeno cominciato a contarli e se qualcuno vi dice che l’Istat ha smesso per ragioni tecniche, vi diciamo che prima di smettere li contavano male e quindi, secondo loro, meglio smettere. Alla fine, se volete sapere quanto gli ubriachi incidano sulla violenza stradale, dovete consultare uno dei nostro osservatori: tra il 25 e il 35%. Guardatelo questo spot, ve lo consiglio”.
Il video, realizzato per il cinquantenario della campagna contro l’alcool alla guida, lanciata dal Dipartimento dei Trasporti britannico, è di breve durata ed è disponibile sul canale YouTube (http://youtu.be/CERT0xNFGo4), e non possiamo che unirci al consiglio dell’Asaps di guardarlo e magari di mostrarlo ad amici e conoscenti. (m.r.)
Sì da loro funziona e bene. (ASAPS)