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Comunicati stampa 24/05/2004

C.AP.S. di Cesena - 23 maggio 2004 ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI ASAPS RELAZIONE DEL PRESIDENTE ASAPS Giordano Biserni

C.AP.S. di Cesena - 23 maggio 2004
ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI ASAPS


RELAZIONE DEL PRESIDENTE ASAPS
Giordano Biserni

INTRODUZIONE
Avrei voluto cominciare questa relazione in un altro modo, ma ancora una volta siamo a piangere un uomo della Polizia Stradale. Parliamo di Stefano Biondi, insignito da pochi giorni della medaglia d’oro al valor civile. Vogliamo cominciare da lui e dagli altri 26 colleghi che tutti in fila costituiscono la lunga teoria di nomi che dal 1994 ad oggi hanno segnato col loro sacrificio le strade del nostro Paese. Di questi 27 giovani, età media 28-30 anni, 19 (il 70%) sono caduti sull’asfalto autostradale, 15 investiti durante i rilievi di incidenti stradali o durante il controllo di veicoli. 5 in incidenti stradali in auto, 4 in moto, 3 (Stefano Biondi, Luca Benincasa e Stefano Villa tutti decorati alla memoria) per mano della malavita. Questo è il biglietto da visita della Polizia Stradale, al quale dovremmo aggiungere i nomi e le cifre degli altri colleghi che in divisa operano sulla strada.

Anche lo Stato, durante la Festa della Polizia di una settimana fa, non ha potuto fare a meno di accorgersi di questo impegno e dell’elevato sacrificio, degli uomini e donne della Specialità (due le agenti cadute in servizio: Sabrina Pagliarani e Ilaria Maria Leandri) ed ha assegnato, dopo quella del 1997, (19 i caduti da allora) un’altra medaglia d’oro alla bandiera della Polizia di Stato per l’attività svolta dalla Polizia Stradale a favore della sicurezza sulle strade.

Sappiamo tutti – purtroppo – come sia caduto Stefano, questo strenuo difensore della legalità. Terza vittima nell’ultimo anno, domani è infatti esattamente un anno da quando abbiamo perso l’amico Pierluigi Giovagnoli Sovrintendente della Stradale di Forlì, col quale ho condiviso gli ultimi anni del mio servizio nella Specialità, morto su una moto per responsabilità di un incosciente ubriaco. Pierluigi ha lasciato una moglie e 3 figli. Ancor prima era stato, sempre nel 2003, Massimo Michielin a perdere la vita sulla tangenziale di Milano, mentre generosissimo stava intervenendo per i rilievi di un precedente incidente e per evitare che ne accadesse un altro più grave, quando è arrivato un proiettile su 4 ruote (è proprio il caso di chiamarlo così) che lo ha rapito alla sua cara famiglia. Un gigante di bontà adorato da sua madre Luciana e dal fratello Stefano.

Stefano Biondi era per noi, per l’Asaps, anche un amico che ci frequentava con grande continuità e che seguiva l’operato del nostro staff con passione e costanza, divenendo di fatto il referente, e quindi la nostra voce, in uno di quei reparti che sono la prima linea della Polizia Stradale, la Sottosezione di Modena Nord. Portava sulla divisa insieme al simbolo araldico della Polizia di Stato quello dell’Asaps di cui era geloso custode, lui così impegnato nel sociale, in testa Telethon, da mettere in imbarazzo chi ha avuto modo di scoprire, dopo, la sua generosità e disponibilità verso gli altri.

Stefano con i suoi giovanissimi colleghi di Modena Nord faceva parte di quella stupenda squadra di “ragazzi” in divisa che soli, troppo spesso, intervengono su quella fetta d’asfalto che abbiamo definito più volte il Bronx, semplicemente per difendere la legalità, per essere diga contro il crimine. Centinaia gli arresti, decine di chili di droga sequestrati, auto rubate recuperate a capannoni, il fatturato di una Squadra Mobile di quelle efficienti.

IL PERCORSO DELL’ASAPS NEL TRACCIATO DELLA SICUREZZA STRADALE


Quello dell’Asaps per la sicurezza stradale è un percorso lungo, iniziato nel lontano 1991, da 16 soci fondatori, con le denuncia sistematica delle carenze del codice, con il sottolineare la crisi (non ancora sanata) nell’organico della Specialità, con la nostra battaglia contro le stragi del sabato sera. E, nella seconda metà degli anni ’90, col nostro impegno contro i lanci dei sassi dai cavalcavia. Noi per primi abbiamo proposto la numerazione dei manufatti, ottenuta con provvedimento di legge un paio di anni dopo. Ci siamo impegnati con altre associazioni per la messa in sicurezza con apposite reti dei viadotti autostradali nei quali decine di persone hanno perso la vita scavalcandoli di notte e credendo di trovare il terreno, mentre precipitavano nel vuoto. Molti non lo sanno ma l’Asaps è l’associazione che si è battuta con insistenza per la progressiva chiusura dei varchi autostradali (i buchi nei guardrail) per impedire insensate e tragiche inversioni di marcia. Noi oggi siamo attori protagonisti, piaccia o non piaccia, nella battaglia contro i 150 in autostrada.
Senza voler peccare di presunzione siamo stati sicuramente fra quelli che hanno contribuito a togliere la sicurezza stradale dal frigorifero dell’indifferenza ed abbiamo contribuito a farla finalmente servire in un angolo della tavola riccamente imbandita di problemi del nostro Paese.
Siamo di fatto diventati una sorta di lobby trasversale della sicurezza stradale, per la difesa della vita della gente sulle strade, per la denuncia delle carenze della legge, della debolezza delle strutture, della inadeguatezza delle strade, di tutte le logiche dell’economia che pervadono di sé il sistema circolazione-uomo-veicolo.
Lungo questo percorso non siamo rimasti soli, abbiamo incontrato altre sigle che in tempi lontani si sono affiancate a noi in questo impegno serio costante, documentato.
Pensiamo innanzitutto a Sicurstrada, l’associazione bolognese che fa capo alla Fondazione Cesar di cui saluto il presidente Giancarlo Brunello e il Segretario Generale Sandro Vedovi, oggi presenti, che ha costituito in questi anni il volano della produzione di materiale educativo per le scuole, per i ragazzi, senza risparmio di mezzi. Parliamo dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada, un club al quale non ci si iscrive per un comune sentire verso un’istanza, ma per volontà divina o del destino a seconda dei pareri, dell’ANVU, della Fondazione Casartelli ed altre associazioni ancora. Non parliamo delle ultime nate, quelle del dopo PNSS (Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale) che sembrano in alcuni casi il parto di qualche interesse specifico, alcune da subito esperte nel percorrere le strade romane che portano ai finanziamenti pubblici.
In questi anni anche singoli cittadini, singoli professionisti, singole autorità dello Stato ci hanno sostenuto, hanno condiviso l’impegno per la sicurezza stradale.
Una su tutte è proprio S.E. il Cardinale Ersilio Tonini, che premiamo simbolicamente oggi, con il premio Solidarietà della strada, per il suo infaticabile impegno a difesa della vita dei giovani sulle strade, per interrompere la scia di sangue delle stragi del fine settimana. Il Cardinale, così esile ma così forte e determinato, così carismatico e deciso, è stato l’esempio infaticabile dell’impegno civile unito a quello religioso. Un esempio di costanza e coerenza come pochi.

Se non abbiamo mai abbandonato per un attimo l’impegno contro la “violenza stradale” come la chiamano i francesi, in questi 13 anni di storia di vita dell’associazione siamo stati un’officina che ha sfornato idee, testi, stampati, schede a decine di migliaia di pezzi per contribuire al miglioramento della professionalità delle divise che operano sulla strada. Per questo oggi contiamo 25.000 associati ed oltre 500 referenti sparsi in tutta Italia, ai quali va la mia gratitudine, il mio affetto, la mia stima. Si tenga conto che la Stradale conta 12.000 operatori, per cui è facile argomentare che oggi l’Asaps si avvale del prezioso consenso di appartenenti alle altre forze di polizia, PM in testa, e di tanti comuni cittadini e liberi professionisti che vedono in noi un baluardo certo contro la violenza stradale.


IL MANIFESTO NO150

Il termometro di questo consenso lo abbiamo avuto proprio in questi mesi quando con Sicurstrada, Anvu e l’Associazione Familiari e vittime della strada, abbiamo dato vita al manifesto contro i 150 nelle autostrade a 3 corsie. Migliaia e migliaia di adesioni e tanto incoraggiamento a proseguire nel nostro percorso.
Il manifesto è da considerare uno dei nostri massimi impegni mai intrapresi, la nostra presa di posizione, anche se scomoda, ha convinto larga parte dell’opinione pubblica, perché siamo stati in grado di motivarla, spiegarla, qualificarla.
La grande mole di dati che giunge nella nostra piccola “unità di crisi” ci ha portati ad avere una convinzione, più che un’opinione. Sono i colleghi in servizio in autostrada a sapere come stanno realmente le cose. Loro che rischiano la vita quotidianamente hanno il metro esatto della situazione.
Un “no” che comunque ha trovato massicce adesioni nelle centinaia di e-mail che sono giunte all’indirizzo telematico che insieme a Sicurstrada ed Anvu abbiamo aperto e che ci dimostra quanto in realtà la nostra convinzione sia diffusa.
Abbiamo spiegato alla gente che abbiamo 150 motivi per dire no ai 150.

In questa nostra battaglia abbiamo ottenuto l’appoggio del settimanale cattolico Famiglia Cristiana, che ha ripreso in blocco le nostre considerazioni ed ha pubblicato in più occasioni la nostra tabella del basso “costo”, in termini di sanzioni e punti, per chi viaggia fino a 200 km/h.

Le Edizioni Paoline, ci hanno addirittura affiancato ancora una volta e il prestigioso settimanale cattolico, che vanta tre milioni e mezzo di lettori, ci ha ripreso nel numero 44 del 30 ottobre 2003, sposando completamente le nostre tesi e intitolando il pezzo “150 all’ora, schiaffo alla sicurezza”, lo stesso titolo del nostro comunicato.

Scoprire di essere affiancati da giganti della comunicazione ci incoraggia ancora di più e ci spinge a proporre contromisure per un fenomeno che in altri Stati europei, prima fra tutti la Francia, è considerato scienza: l’incidentologia.

Noi, di questa scienza, pensiamo di essere dei validi esponenti, che hanno abbandonato l’empiria per crescere e maturare in un nuovo concetto – condiviso – di sicurezza stradale. Una scienza che, come tutte le altre, nasce da alcune domande.

La nostra prima è la più semplice:

PERCHE’ ALZARE I LIMITI QUANDO NESSUN PAESE DELLíUNIONE EUROPEA HA SENTITO QUESTA ESIGENZA?

Per quanto ci si ostini a non dirlo, l’Italia sarà l’unico paese della comunità a rivedere al rialzo il limite di velocità, proprio mentre la Commissione Europea pretende dagli Stati membri la riduzione della mortalità del 50% entro il 2010.
È poi paradossale che l’annuncio dei 150 sia arrivato proprio il 7 aprile, giornata mondiale della sicurezza stradale, chiesta a gran voce dall’OMS, che ha snocciolato dati raccapriccianti.
Gli studi condotti nell’ambito della comunità sottolineano come una riduzione della velocità media di 5 km nelle strade extraurbane e autostrade, da sola farebbe diminuire la mortalità in Europa di circa 10.000 vittime. Non ci sembra la cura giusta, questa, soprattutto in un paese, l’Italia, che negli ultimi 5 anni è sceso più in basso nella graduatoria della sicurezza stradale.
È nostra convinzione che anche quei tratti a 3 corsie, che saranno oggetto dell’innalzamento dei limiti, non siano del tutto idonei, in quanto realizzati per una velocità massima ideale di 140 km/h. Un noto docente universitario di costruzioni stradali e ferroviarie, ci ha scritto, ha aderito al manifesto ed ha ribadito che il nuovo limite non corrisponde affatto neppure ai parametri di sicurezza costruttivi fissati dalla direttiva del Ministero delle Infrastrutture nel novembre del 2001. Figurarsi secorrispondono a quei parametri le strade costruite con le direttive precedenti.

D’altra parte ci sono paesi dell’Ue a noi vicini che dispongono di una rete stradale assolutamente migliore della nostra, e nonostante ciò non pensano nemmeno lontanamente ad innalzare i limiti massimi. Si pensi che negli USA ci sono Stati come la California o la Florida che dispongono di autostrade fino a 6 corsie per ogni senso di marcia, con un parco veicolare dalla cilindrata media di 3mila cc, con limiti massimi che non superano le 56 miglia, poco più di 90 all’ora. Eppure se ne fanno una ragione.
E non ci sembra opportuno nemmeno invocare una migliore qualità dei veicoli, che non c’è, perché quello italiano resta uno dei più vecchi parchi auto del continente. In ogni caso dovremmo semmai verificare le capacità tecnica del conducente, anche se questi si trovasse alla guida di una fuoriserie superaccessoriata.
Lo stesso Sigfried Sthor, ex pilota di Formula 1 e gestore di una scuola di guida sicura, si è severamente pronunciato, con ricche argomentazioni contro i 150.
Ma la domanda più sensata che siamo riusciti a farci è “servirà a fare prima?”. Potrà questo nuovo limite rendere il nastro d’asfalto più veloce? La risposta è no.
Se infatti, anche solo da empirici, applichiamo alla pratica un semplice computo, scopriamo che il risparmio in termini di tempo è assolutamente nullo. Intanto il nuovo limite sarà applicato in modo disomogeneo in tratti coriandolo di pochi chilometri.

Esempio: Milano – Rimini, con il tratto iniziale della A1 e quello successivo della A14, totale km 340 di autostrada.
I tratti interessati all’innalzamento sono due, quello tra Modena Nord e Modena Sud, di 13 km e 100 metri, e tra Faenza e Forlì di 17 km e 200 metri.
Se percorreremo i due tratti alla velocità di 150 anziché 130, potremo guadagnare in totale un minuto e 50 secondi. Nel contempo aumenteranno i rischi, i consumi e le emissioni.
Regnerà sovrana la confusione dei 130 km/h come limite ordinario, i 110 quando piove (è bene sottolineare che sono da tempo già in vigore), i 50 in caso di nebbia con visibilità inferiore ai 100 metri, i 150 in quei tratti a 3 corsie già individuati. Alla fine servirà un Direttore di corsa.
La realtà vera è che la nuova normativa aiuterà chi vuole correre, come in una giostra, fino a 200 all’ora. Il biglietto, quando dovrà essere pagato, sarà economico e privo di conseguenze di un certo peso.
I 150 sono semplicemente una deplorevole valvola di sfogo in un sistema stradale pericoloso e ormai collassato anche nella rete autostradale, nel quale non è importante tanto arrivare prima, ma semplicemente arrivare. E’ un concetto così semplice da apparire banale.
Certamente se e quando entreranno in vigore i 150 non rimarremo inerti e saremo pronti insieme ad altre associazioni alla chiamata di responsabilità, anche nelle sedi giudiziarie, per chi li avrà adottati.


IL DDL SULLE DISCOTECHE E ALCOL ALLA GUIDA

Siamo poi rimasti sinceramente sorpresi recentemente nel vedere affossato il provvedimento sugli orari delle discoteche al vaglio del Parlamento nei mesi scorsi.
Il tentativo di porre limiti negli orari di chiusura e, cosa per noi ancor più importante, nel divieto di vendita degli alcolici ad un’ora giusta, sono miseramente falliti. Ancora una volta, in una trasversalità parlamentare degna di miglior causa, il provvedimento è stato di fatto affossato, con un emendamento finale si è deciso che saranno i comuni a fissare gli orari definitivi di chiusura. Ciò accrescerà la confusione e stimolerà il nomadismo notturno alla ricerca del locale del comune anche distante che permette di tirare più tardi. I tutori delle libertà della notte hanno sottolineato che le misure erano assolutamente inutili. Perché allora, propone l’Asaps, non sperimentarle per un anno o due e poi andare a verificare i risultati? Dubitiamo che si sarebbero trovati volontari che per dimostrare l’inutilità della legge sugli orari delle discoteche, sarebbero stati disponibili all’estremo sacrificio…

Una cosa è sicura, da una recente elaborazione pubblicata anche su Il Centauro, risulta che nelle ore notturne che vanno dalla mezzanotte alle 6 del sabato e della domenica, si conta quasi il 51% degli incidenti mortali delle notti di tutta la settimana. Sarà solo un caso?

Sul discorso alcol e guida, secondo Asaps, si dovrà finalmente aprire una sfida forte, fatta di controlli sistematici, severi, non solo notturni. E’ troppo alta la cifra oscura dell’ebbrezza e delle sue tragiche conseguenze alla guida. Non è possibile pensare che l’abuso si fermi a quel modesto e ridicolo 2% scarso che risulta dalle statistiche della sinistrosità, quando la stessa OMS parla di un’incidenza alcol nei sinistri stradali che va dal 20 al 30%. Fino a quando si dovrà continuare con un metodo permissivistico, estremamente garantista, e spesso corretto da qualche Giudice di pace che assolve anche di fronte al riscontro obiettivo dell’etilometro, solo per il fatto che tutto sommato il conducente non aveva (ancora) causato nessun danno. Come la mettiamo con quel giovane che dopo aver causato 2 morti nel 1997, mentre era ebbro alla guida, tornato a guidare all’inizio di quest’anno ha ammazzato altri 2 coniugi colpevoli solo di avere incrociato il suo cammino mentre era sotto i fumi dell’alcol? È stata la norma troppo generosa a fare di questo giovane un serial killer della strada?

Sulla vicenda orari discoteche tutti sono stati solerti ad invocare poi maggiori controlli sulle strade. Bravi, vogliamo magari cominciare col ripianare l’organico della Polizia Stradale carente di 1.300 unità da oltre 15 anni, e assolutamente inadeguato alle esigenze di una circolazione sempre più esasperata nei tempi e nei modi?

PATENTE A PUNTI CONTROLLI SULLE STRADE


Concordiamo col concetto espresso dal Prefetto Piscitelli in un’intervista qualche mese fa. La patente a punti deve essere considerata la misura più importante adottata negli ultimi 30 anni nel campo della sicurezza stradale. Tuttavia l’automobilista italiano con quella innata capacità di adattarsi all’ambiente, sinonimo di intelligenza e scaltrezza, non ha tardato a capire che le maglie del controllo sono larghe.
Infatti al positivo impatto iniziale che aveva portato ad uno straordinario calo della sinistrosità a 2 mesi dal varo della PaP del 29%, un calo della mortalità del 26% e dei feriti del 30%, si è passati dopo 10 mesi ad un più modesto -16% degli incidenti mortali, a -18% dei morti e a -19% dei feriti. Dati, ancora abbastanza positivi, che si stanno faticosamente stabilizzando. Deve essere chiaro che perché la PaP funzioni sono essenziali 3 elementi:

· controlli quantitativamente e qualitativamente adeguati sulle strade;
· una banca dati efficiente che dia in tempo reale il quadro della situazione punti al controllore e al controllato;
· giudizi dei giudici di pace omogenei e coerenti.

C’è anche da sottolineare una sempre più evidente debolezza nella parte relativa alle modalità di recupero dei punti (6 o 9 che siano). In sostanza le agenzie preposte, secondo la nuova normativa, devono accertare solo la frequenza ai corsi, non è prevista nessuna prova finale, nessuna verifica. Per assurdo un patentato che ha perso 10 punti per guida in stato di ebbrezza, potrebbe frequentare corsi serali accompagnato da due fiaschi di vino, purché firmi il registro di presenza alle lezioni.
Non è previsto poi alcun monitoraggio dell’attività delle agenzie di recupero: quanti frequentatori? Quanti recidivi nel tempo? Si arriverebbe all’assurdo che all’agenzia potrebbe convenire che il soggetto torni a commettere violazioni, così tornerà a frequentare corsi a pagamento.

Un altro aspetto sembra inserirsi in modo preoccupante sul percorso della PaP. La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il deposito cauzionale per il ricorso ai GdP, ha eliminato un fattore dissuasivo all’impugnazione della sanzione. Ora c’è da attendersi un’altra sentenza della Consulta che potrebbe eliminare la possibilità di togliere punti al proprietario del veicolo che non sia persona giuridica. Elemento che fin dall’inizio ci aveva sollevato non poche perplessità. Siamo infatti convinti che la polizia in un Paese ad alta evoluzione democratica debba accertare le violazioni, ma anche l’identità certa dei violatori e non addebitarle a proprietari che potrebbero essere favoriti rispetto ad altri per il solo fatto di non essere titolari di patente. Quanti nonni stanno tornando titolari di potenti berline, quanti extracomunitari dicono alla polizia che erano alla guida, lungo l’autostrada, di BMW serie 7 o Audi A8, di proprietà di professionisti.
Ecco allora che il surrogato della tecnologia ed elettronica nel sistema controlli, certamente utile e utilizzabile, con l’avvento di quella sentenza, perderà molta della sua efficacia dissuasiva. Ci spieghiamo con un esempio. Provate ad immaginare che con l’avvento dei 150 km/h in autostrada chi supererà il limite di non oltre 40 km, pagherà appena 137,55 euro e due punti della patente. Praticamente come se non indossasse il giubbotto quando scende dalla macchina col triangolo. In sostanza col 5% di tolleranza potrà viaggiare fino a 200 all’ora con quei soli 137 euro e in futuro forse senza perdere neppure i punti, perché fermare una macchina a quella velocità con i sistemi di controllo elettronico fisso è quasi impossibile e certamente pericoloso.
Si torna quindi al problema di fondo, servono più divise sulle strade, deve essere resa più visibile e accettata la legge. Certamente l’elettronica è e sarà di notevole supporto ma non potremo mai delegare tutto al grande fratello che spesso ha la debolezza di mirare più alla cassa che alla reale prevenzione. A nostro parere per altro l’installazione dei sistemi elettronici di controllo della velocità andrebbe attivata in quei tratti di strada a documentata pericolosità, e dopo una forte cura a base di rilevatori, andrebbero verificati, come farebbe un buon medico, anche i risultati.
E’ a questo punto imbarazzante constatare come da anni non si riesca per esempio a ripianare l’organico della Polizia Stradale di quei 1.300 agenti mancanti, per arrivare ai 13.700 previsti per altro assolutamente insufficienti di fronte alla decuplicazione del parco veicoli.
La Stradale del nuovo millennio impiega un numero di pattuglie inferiore a quello della fine degli anni ’60, quando circolava un quinto delle vetture di oggi. Eppure sulla strada si continua a consumare una tragedia quotidiana fatta di 18 morti e oltre 800 feriti con costi per lo Stato sociale e il servizio sanitario enormi.
E non dimentichiamo nemmeno per un attimo che compito della Stradale e delle Specialità non è solo quello del rilevamento, pur opportuno, delle violazioni, ma anche quello del controllo del territorio periferico del sistema viario, si pensi ad Emanuele Petri, a Stefano Biondi come si sono dimostrati efficaci sensori e filtri del terrorismo e della criminalità.

L’EVOLUZIONE DEL FENOMENO CIRCOLAZIONE


Per non evidenziare sempre e solo l’aspetto infortunistico cerchiamo con un flash di capire qual è stato lo sviluppo del fenomeno circolazione, limitandoci al raffronto dall’inizio degli anni ’90 (in pratica da quando è nata l’Asaps) ad oggi. Secondo i dati del 2001, fonte ACI, nel nostro Paese esiste un parco circolante complessivo di 45.848.729 veicoli, (per il 72,68% si tratta di autovetture, per il 17,68% di motoveicoli e per il 9,65% di veicoli industriali), con un incremento del 22,94% rispetto al 1990, ed esattamente del 20,16% per le autovetture e del 41,97% per gli autocarri.
Secondo i dati dell’AISCAT, l’associazione delle Società concessionarie, nel 2000 si era raggiunto un valore complessivo di 70.394 milioni di veicoli/km. Il 23,8% (16.768) dovuto ai veicoli pesanti e il 76,2% (53.626) ai veicoli leggeri. L’incremento del traffico rispetto al 1990 è stato del 37,64% per i veicoli leggeri ed addirittura del 48,12% per i veicoli pesanti. Un trend per altro che, salvo adeguati interventi di riequilibrio, è destinato, secondo gli esperti di settore, a proseguire.

Puntando i fari sul segmento del trasporto pesante notiamo un andamento speculare se non ancor più intenso. Nell’arco di tempo in questione il trasporto merci è passato da 12 miliardi a 17 miliardi di veicoli/km sulla sola rete autostradale.
L’allargamento dell’Ue ad altri 10 Paesi e l’evoluzione del mercato globale, porteranno ad ulteriori significativi incrementi del traffico, in particolare quello pesante, con l’aggravamento dell’attuale congestione fino ad un infittirsi di situazioni di vera e propria paralisi diurna del traffico in alcune direttrici. Situazione già evidente oggi in alcuni tratti autostradali del nord sulle direttrici ovest–est e nord–sud. Questa situazione di sofferenza sarà particolarmente evidente nel nostro Paese, circondato dalla barriera naturale alpina e soggetto a sempre più frequenti incursioni concorrenziali nel settore del trasporto. Tutto questo avrà un peso e inciderà seriamente nella competitività delle nostre imprese e della stessa economia europea.

Anche in relazione ai problemi di inquinamento la Commissione europea ha più volte sottolineato l’esigenza di un riequilibrio delle modalità di trasporto nelle sue varie modalità, con una politica che favorisca l’intermodalità e incrementi lo sviluppo dell’alternativo ma integrabile trasporto ferroviario, marittimo e fluviale.

Si pensi, in un quadro d’insieme di questo tipo, quale sia il costo anche dovuto alla frequente interruzione del traffico per incidenti magari non gravi.

Non è più rinviabile una intensificazione qualitativa e quantitativa dei controlli su strada. Serve una sorta di Polizia dei Trasporti che veda la Stradale come punto di riferimento di un modello, in parte già iniziato con i moduli operativi congiunti fra Specialità e ministero dei Trasporti, che non deve essere episodico ed occasionale, ma costante, evolutivo, efficace e dissuasivo per quanti dall’estero pensano di trovare sul nostro territorio una sorta di zona franca della legalità e della sicurezza per le modalità del transito merci. Sottolineiamo sotto questo aspetto la necessità, non subordinata, di una puntuale attenzione e verifica sul trasporto di merci pericolose.

Anche su questo versante, il CAPS di Cesena assume e può svolgere il suo tradizionale ruolo determinate ed insostituibile di aggiornamento del personale per la formazione dei futuri Agenti, e per questo è necessario portare a compimento quel processo di ristrutturazione interna iniziato già da qualche tempo grazie al costante impegno dell’attuale direttore dell’unico Istituto di formazione esistente nel nostro Paese in questo settore.

Di fronte a questo stato di crisi permanente, visto che la scelta del decisore politico è stata (e forse sarà) quella di subordinare una priorità come l’emergenza stradale ad altre questioni come l’ordine pubblico, il terrorismo, la malavita e altro, ci dichiariamo favorevoli al programma di chiusura notturna di alcuni Distaccamenti. E lo diciamo noi che ci siamo battuti senza risparmio di energie e spesso da soli, quando dal Dipartimento nel non lontano 1996 si voleva usare l’accetta della chiusura totale di ben 80 Distaccamenti della Polizia Stradale, questo, oggi che il pericolo è stato scongiurato, non va assolutamente dimenticato.

Non si dica come fa qualcuno che il provvedimento indebolirà la presenza della polizia sul territorio. Ciò non è assolutamente vero. La chiusura notturna consentirà invece il recupero di almeno due agenti al giorno per ogni comando da impiegare su quel territorio per svolgere servizio di vigilanza stradale per quella comunità, per quella gente. Al cittadino non serve un piantone che risponde al telefono per dire che non ha pattuglie disponibili. A questo potrà invece provvedere la Sezione con una semplice deviazione di chiamata.

Il controllo alla caserma sarà garantito con un sistema di telecamere collegate col capoluogo e presto addirittura con un collegamento sulle vetture in servizio esterno. Ci saranno invece più pattuglie sulle strade di competenza di quel Distaccamento che garantiranno una maggiore produttività in termini di sicurezza stradale. D’altra parte non si capisce come si possa pensare di tenere aperto di notte il Distaccamento della Polizia Stradale quando, nello stesso comune, proprio l’Arma dei Carabinieri, presidio di polizia sul territorio, tiene chiuse le sue stazioni.
E’ anche auspicabile che finalmente le scorte a T.E. passino definitivamente di mano a una di quelle figure ausiliarie di cui il codice e i regolamenti ci hanno infarcito, una volta tanto utili non solo per far divieti di sosta. Si pensi che sono circa 40.000 l’anno concentrate in particolare in alcune regioni, il 70% a trasporti eccezionali. Ciò consentirà di recuperare un bel numero di pattuglie.

IL COORDINAMENTO


Questa è una di quelle parole ormai talmente abusate che c’è quasi da vergognarsi a pronunciarla. Io vedrò di sottolineare i problemi emergenti dalla presenza di varie divise sulle strade senza fare un uso eccessivo di quel termine che risale alla preistoria della legge 121/81 “riforma della polizia”. Diciamo la verità quasi quasi imbarazza dover prendere atto che qualche passo concreto si comincia timidamente a vedere nel coordinamento fra polizie dello Stato. Pensate alla DIA, o più terra terra al poliziotto e carabiniere di quartiere che diligentemente si spartiscono le zone di controllo della città. Tutto questo non avviene assolutamente nel delicato settore del controllo stradale, dove è proprio il caso di dire che la destra non sa quello che fa la sinistra. Il codice della strada è stato la più grande balia per la nascita di figure e competenze nuove e spesso eccessivamente autonome fino ad imbarazzare.

Non vogliamo parlare delle varie ausiliarità: ausiliari della sosta, ausiliari del traffico, tutti ausiliano con una certa approssimazione. Con le polizie municipali e provinciali, pur in netta crescita di professionalità in particolare nelle grandi città, emergono qualche volta difficoltà di collegamento (per non parlare di coordinamento).
Crediamo che sia arrivato il momento di porre un minimo ordine nella materia in seno ai comitati provinciali.
Si dovrà finalmente applicare la norma dell’art. 11 del CdS che è molto chiaro: “Al Ministero dell’Interno compete il coordinamento dei servizi di polizia stradale da chiunque espletati”.


CARENZA STRUTTURE STRADALI


Probabilmente siamo fra gli ultimi anche da un punto di vista della qualità delle infrastrutture stradali, come hanno confermato autorevoli tecnici ministeriali nel corso di una trasmissione televisiva Rai. A questo proposito non possiamo rinunciare a sottolineare una situazione in molte importantissime strade che ha ampiamente superato i limiti minimi della sicurezza.

Un esempio per tutte sono le vicine E45 nel tratto del valico del Verghereto e la SS 309 Romea nel tratto che va da Lido di Spina a Comacchio, che presentano ormai buche capaci di inghiottire una mezza utilitaria. In alcune giornate piovose quando le buche sono occultate dal livello dell’acqua si contano decine di lesioni ai pneumatici. Tutto questo non sappiamo a quale logica risponda (se non a quella dei gommisti).

Certamente è una situazione che non favorisce il commercio e tanto meno il turismo. Parliamo di due tratti che rientrano nei progetti di ristrutturazione, per poi porli a pagamento. Forse si auspica una sorta di invocazione in tal senso da parte degli automobilisti e camionisti, intanto si continua a rischiare la vita. Eppure gli automobilisti italiani versano cifre enormi all’erario sotto forma di tasse e imposte, il reimpiego in termini di sicurezza e fruibilità per i tratti non a pagamento sta diventando risibile e aumenta il pericolo. Anche i 12 milioni di cartelli verticali che punteggiano le nostre strade, come i 420 milioni di metri di segnali orizzontali hanno bisogno di nuove logiche nel posizionamento per evitare confusione, sovrapposizioni e inutilità che ne rendono qualche volta vana la funzione e quando sono assurdi nelle limitazioni, legittimano la violazione sistematica.
Credo che su questi aspetti anche le associazioni dei consumatori così attente su molti fronti, dovrebbero puntare i loro potenti fari.

L’EDUCAZIONE STRADALE


Ci siamo spesi molto in questi anni anche per l’educazione stradale, abbiamo partecipato a cicli di educazione stradale, dalle scuole elementari alle medie a conferenze nelle scuole superiori e anche nelle università. In qualche caso recentemente abbiamo dato il nostro apporto ai corsi per il conseguimento del patentino per i ragazzi ciclomotoristi (che in qualche caso ha un po’ oscurato l’esigenza di educazione stradale in generale).
Tutto questo è avvenuto spesso nel circuito di scuole collegate a Sicurstrada e ovunque siamo andati abbiamo distribuito sempre gratuitamente materiale educativo e formativo prodotto congiuntamente all’associazione bolognese (di cui sono anche vice presidente) che fa capo alla Fondazione Cesar di Bologna. Noi stessi abbiamo prodotto opuscoli relativi al consumo degli alcolici, degli stupefacenti, test connessi alle leggi della fisica correlata alla sicurezza stradale, ai diritti e doveri dei pedoni, ciclisti e ciclomotoristi.
Abbiamo spiegato ai ragazzi non che la velocità è brutta, una fandonia che non beve più nessuno, e che è controproducente, altrimenti non si spiegherebbe tutta la gente che guarda dal vivo e in TV la Formula 1 o Valentino Rossi, ma che è pericolosa, che la velocità orizzontale spesso è letale come quella verticale, che è una sorta di pubblicità ingannevole. Andiamo a spiegare l’utilità del casco, delle cinture, gli spazi di frenata, gli effetti del bagnato su strada. Ci sforziamo di far incamerare ai giovani i principi del rispetto per gli altri ad iniziare proprio dalla strada quel luogo dove si muore di più, fra le attività umane, specie da giovani, dove si litiga di più, dove ci si esibisce di più.

Nei mesi scorsi con Sicurstrada e Anvu abbiamo lanciato una bellissima campagna sulla sicurezza stradale ideata e progettata con la nostra agenzia a-3 di Forlì, un campagna pulita ma significativa, efficace ma non truculenta, con immagini che parlano da sole, ma accompagnate da elementi statistici di valutazione.
In questi anni a conti fatti abbiamo distribuito alcuni milioni di pezzi. Si pensi che l’opuscolo “Il punto sulla patente a punti”, tirato da Sicurstrada in oltre 500.000 copie, è andato presto esaurito, l’opuscolo sulle rotonde, circa 100.000 copie, esaurito da tempo, ci viene ancora oggi richiesto. E’ vero che quando il materiale è gratuito è sempre molto appetibile, ma senza qualità non si arriva alle ristampe.
Oggi distribuiamo quella sorta di carta di credito con i valori del consumo di alcolici, presto usciremo con un interessante studio sulla sinistrosità stradale negli ultimi anni regione per regione e provincia per provincia.
Filmati, DVD, CD, sono il corredo del nostro lavoro per la sicurezza in questi anni.

L’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE E L’INFORMAZIONE SULLE LEGGI DELLA STRADA


L’altro versante “culturale” sul quale abbiamo profuso molte energie in questi anni è quello dell’aggiornamento professionale e dell’informazione degli associati che portano una divisa, Polizie Municipali in testa, e per tutti quelli che sono interessati alle sempre più complesse e mutevoli regole della strada. Sono numerosi i periti di infortunistica stradale, gli istruttori di scuola guida, i cantonieri, i responsabili di flotte aziendali del trasporto, gli avvocati che si associano all’Asaps per ricevere periodicamente il nostro materiale fatto di schede, stampati, sinossi, del notiziario bimestrale Il Centauro diffusogratuitamente a tutti i soci ogni bimestre.
Ai soci ogni anno regaliamo un utile prontuario. Lo scorso anno sull’infortunistica stradale di 800 pagine, l’anno prima sul controllo dei documenti di circolazione, quest’anno sul controllo dei veicoli di trasporto stranieri. Tutto materiale prodotto da Egaf, la Casa Editrice forlivese che si caratterizza per l’elevato profilo qualitativo del materiale prodotto e distribuito. Quest’anno ai soci esterni abbiamo offerto un’agenda dell’automobilista che in realtà è un vero e proprio ricchissimo compendio delle regole della strada, della PaP, dei ricorsi.
Tutti i nostri associati sono poi coperti, gratuitamente, da una modesta ma efficace polizza con una diaria di 39 euro in caso di ricovero da infortunio di qualsiasi genere, stipulata da diversi anni con Unipol.
Per questo forse si comprende come, partendo da poche centinaia di soci, siamo arrivati ad oltre 25.000 associati.
Da anni ci caratterizziamo per la produzione di:

1. News e normative. Notizie dai reparti e circolari;
2. Pubblicazioni e consigli;
3. Aiuti ai pattuglianti con monografie e sconti sulle pubblicazioni;
4. Notizie alla stampa, con statistiche e valutazioni del fenomeno infortunistico e della circolazione stradale;
5. Notizie alla stampa con un osservatorio sui fenomeni che si sviluppano sul pianeta strada, dal consumo dell’alcol e sostanze, alla pirateria al lancio sassi, dai furti d’auto alle interpretazioni di normative o commenti alle sentenze.

IL NOSTRO RAPPORTO COI MEDIA

Se provate a puntare la bussola virtuale di internet sul fronte della sicurezza stradale scoprirete che l’Asaps in questi ultimi anni è cresciuta tantissimo, soprattutto da un punto di vista mediatico.
I nostri interventi sono apparsi sui più autorevoli organi di stampa nazionale come Il Corriere della Sera, l’Ansa, la citata Famiglia Cristiana, Il Resto del Carlino, la Nazione, la Sicilia, e così via.
Abbiamo finalmente sfondato anche su periodici di prestigio che finora non avevano guardato a noi con interesse, come Motociclismo o riviste multimediali come Punto Informatico, che ci hanno inseriti nella speciale classifica dei migliori siti non governativi.
Abbiamo instaurato serrati confronti o alleanze sui grandi temi della circolazione stradale con periodici prestigiosi e di grande diffusione come Quattroruote o Tutto Trasporti, coi quali collaboriamo da tempo, riscuotendo consensi anche in quei settori dove più che altro la nostra categoria incassa critiche e qualche volta valutazioni negative.
Settimanalmente siamo presenti su Radio 1 nell’ascoltatissima trasmissione Italia istruzioni per l’uso, condotta da Emanuela Falcetti (sempre attenta e sensibile ai temi della strada) in qualità di esperti per la sicurezza stradale, oppure Caterpillar su Radio 2, così come su Radio24, RadioMontecarlo e tante private.
Tutto questo perché a nostro avviso la capacità critica di Asaps è cresciuta, e con essa la capacità di poter dire la sua in maniera diversa, non propriamente e solo istituzionale. Ma è cresciuta soprattutto la capacità propositiva dell’associazione, senza la quale la critica sarebbe solo sterile esercizio dialettico. Tante volte le nostre proposte sui temi della circolazione e della sicurezza delle due e quattro ruote sono state fatte proprie da altre entità associative o istituzionali.

In più di un’occasione pubblica – anche attraverso i media nazionali – noi proponiamo una strategia precisa: l’individuazione e il censimento dei black points (i punti neri), quelli in cui si muore di più, l’attuazione di una strategia di contrasto alla trasgressione con autovelox, telelaser, provida e però tante divise per i controlli, e infine – a distanza di un periodo di tempo predefinito – un confronto dei dati della sinistrosità con quelli precedenti al dispiegamento delle forze.

Per questa nostra dichiarata tendenza alcuni organi di stampa che avevano sempre guardato alla Polizia Stradale – e quindi a noi – con un certo tentennamento hanno vinto le proprie intime resistenze ed alzato lo sguardo, riprendendoci.

Le nostre periodiche analisi sull’andamento della sinistrosità del dopo PaP, sugli incidenti del fine settimana, le nostre analisi e proposte sulla sinistrosità che coinvolge gli utenti deboli della strada, pedoni e ciclisti, la denuncia delle lacune del sistema legislativo di settore, sono regolarmente riprese e rilanciate da molta parte della stampa nazionale.
Abbiamo poi cambiato l’impostazione grafica della nostra rivista ufficiale Il Centauro (per questo ringrazio quello straordinario gruppo di brillanti e fantasiosi giovani dell’agenzia a-3 di Forlì) e l’abbiamo arricchita negli ultimi due o tre anni di contenuti, facendone aumentare prestigio e credibilità. La nostra testata, edita dalla Novega Edizioni di Milano, in un rapporto consolidato da oltre 10 anni, viene spesso citata dagli organi di stampa nazionale quale fonte accreditata sui temi della sicurezza stradale.

In termini sociologici siamo davanti al feedback, ad uno scambio ormai interattivo tra Asaps – redazione – lettore – giornalista – lettore, al termine del quale, in una virtuale catena dell’informazione noi ci troviamo ad essere un anello forse insostituibile, certamente utile e documentato.
Pochi giorni dopo la tragica uccisione di Stefano Biondi sono stato invitato a partecipare alla trasmissione “Cominciamo Bene”, talk show della mattina di Raitre.
Lo spazio che ci è stato concesso è stato davvero tanto e abbiamo potuto illustrare gran parte del nostro impegno, tra le altre cose in maniera estremamente privilegiata, perché il nostro spazio è stato programmato dopo l’intervento dell’associazione familiari vittime della strada, che ha aperto i cuori delle persone, e dopo quello del dirigente tecnico del ministero delle Infrastrutture, che ha spiegato ciò che il governo sta facendo ed ha già fatto per la sicurezza stradale.

Dopo due voci così importanti abbiamo potuto inserire le nostre proposte divenendo così complementari in una sorta di quadro d’insieme dalle caratteristiche evolutive:

ï La consapevolezza della portata della violenza stradale;
ï L’intervento del governo per ridurre il fenomeno;
ï La necessità di correggere il tiro con l’indicazione delle falle del sistema su cui incentrare gli sforzi di tutti.

Ecco che è emerso il nostro ruolo di collaudatori della norma quali ci vantiamo di essere. Quando parliamo della nostra opinione-convinzione, dunque, non propiniamo la solita lista della spesa, ma una serie di pareri e opinioni estremamente motivate e giustificate, che puntualmente fanno registrare un ritorno in redazione, la cui casella email è stata subissata di lettere e richieste.
Oggi, la squadra dell’Asaps è stata capace di essere protagonista dell’informazione sulla sicurezza, lasciateci dire, in modo originale e chiaro.
Consideriamo tutto questo uno dei nostri migliori successi.

LA GRANDISSIMA CRESCITA DEL NOSTRO SITO E DELLA NOSTRA RIVISTA


Da quando poi abbiamo debuttato in Internet ci siamo tolti sicuramente un sacco di soddisfazioni.
Un po’ perché il sito è comunque un prodotto editoriale e l’essere sempre impegnati ogni giorno nella cura dei contenuti è una sfida pesante che però alla fine regala anche un giusto orgoglio.
Un po’ perché è un sito estremamente visitato, che registra in media dagli 1.000 ai 1.500 contatti giornalieri e che è stato visitato da oltre un milione di lettori telematici.
La crescita di un prodotto editoriale come questo è stata garantita da un costante rifornimento di notizie, che rendono la parte dinamica del portale appetibile agli addetti ai lavori, molti dei quali giornalisti, che cercano quei pareri qualificati e completi di cui dicevamo prima.
Ma c’è anche una parte del sito che resta ferma nel tempo e nei contenuti. Parliamo di tutta quella serie di informazioni che si è consolidata nella rete e che grazie ai motori di ricerca riconduce a noi una grande fetta di utenti in cerca di informazioni precise e chiare.
È il caso di tutta la normativa che disciplina la patente a punti, che sul nostro sito è stata progettata dall’agenzia A3 in maniera fruibile ma approfondita, per consentire al patentato – che non mastica il diritto – di disimpegnarsi nella selva quasi matematica di algoritmi ed equazioni per sapere quanti punti saranno tolti ed a chi.
Oppure della parte dedicata alla limitazione di velocità, dove chiunque può capire a quale velocità può arrivare per non vedersi tolta la patente o per non incorrere in sanzioni.
Non dimentichiamo poi tutta la parte dedicata ai quesiti, che viene letteralmente presa d’assalto e che costringe il vice presidente Ernesto Forino e l’amico Maurizio Marchi a lunghi pomeriggi (e qualche notte) a formulare risposte; le più interessanti vengono poi riproposte sul notiziario ed anche sul Centauro.

La sempre maggiore frequentazione da parte di utenti sulle nostre pagine web ci ha indotto anche ad inserire un “popup” – mi dicono che si chiama così – dedicato alla compilazione di un form per chi volesse iscriversi.

È stato un esperimento che ha funzionato ed ha portato molti nuovi iscritti al nostro albo.

Vi è poi una parte – che vediamo riscuote molto successo – che sul sito dedichiamo alle cosiddette “brevi”. Si tratta in realtà di news delle quali ci riforniamo attraverso la rassegna stampa e che la redazione con Borselli e Rocchi rielabora ogni giorno.

In parte sono dedicate alle notizie di cronaca, in parte alle notizie di settore.
Nella loro complessità, però, sono preparate in maniera da dare al nostro sito quasi la dignità di un’agenzia di stampa: nella tradizione dei formati stringati tipici delle agenzie, infatti, le nostre notizie sono estremamente brevi e complete, e sono rigorosamente firmate “Asaps”.
Non è il nostro interesse guadagnare il Pulitzer, ma quello che conta è che vengono lette assiduamente e consentono al nostro portale di essere uno tra i più apprezzati ed aggiornati del settore.
Nel mese di febbraio, infatti, è stato selezionato da una rivista telematica “Punto Informatico”, la quale ne ha recensito i contenuti e i formati, inserendolo in una lista di “siti per navigare”.
Il riconoscimento maggiore è però arrivato da un’inaspettata recensione de “Il Venerdì” di Repubblica, che ci ha dato il massimo voto nei contenuti e un voto altissimo sulla grafica.
Tante attenzioni ci sono state dedicate dopo il pandemonio che abbiamo suscitato con almeno quattro comunicati stampa che hanno richiamato l’attenzione dei naviganti sul nostro sito. Si tratta di argomenti che hanno consentito all’Asaps di uscire allo scoperto su argomenti scottanti e, in parte, anche antipopolari.
Insomma abbiamo lanciato diversi boomerang che, se gestiti male, avrebbero potuto farci male. Invece hanno regalato consensi e anche contrasti, ma sui tavoli nei quali ci siamo confrontati – quando abbiamo potuto esternare le nostre ragioni – nessuno è riuscito a darci torto.
Vediamoli:

ï La neve trasformata in un problema di polizia e le proposte che abbiamo fatto in quel frangente, vale a dire l’obbligo di tenere le catene a bordo e nell’abitacolo, e l’obbligo per i candidati alla patente di sostenere esami pratici di montaggio;
ï Lo show, nell’occasione, poco educativo per i giovani, di Valentino Rossi nelle strade cittadine con derapate in sella alla sua potente moto, in qualità di testimonial della Telecom Italia;
ï La necessità di intervenire in maniera decisa contro i serial killer del volante, in relazione ad un ubriaco che aveva provocato due diversi incidenti mortali alla guida di un’auto, uccidendo in tutto 4 persone;
ï La proposta di una medaglia d’oro al valor civile per un camionista rumeno falciato da un’auto mentre prestava soccorso alle vittime di un incidente in autostrada: ne aveva salvate già due.
ï La recente sottolineatura, dopo l’uccisione di Stefano Biondi, del grave disagio che pervade il personale delle Sottosezioni autostradali per il loro impiego in multiformi dimensioni.
ï La nostra “sorprendente” presa di posizione per il rinvio dell’entrata in vigore del patentino per i ciclomotoristi minorenni di fronte all’impossibilità per una larga fetta di giovani studenti di frequentare i corsi gratuiti nella scuola e tutto questo per evitare che dal primo luglio si offrisse una ulteriore motivazione al superamento della linea della legalità, prevedendo sanzioni severissime, (516 euro) da mettere sul conto già troppo salato delle famiglie. Attivando quel circuito tipico del nostro sistema delle “intransigenze permissive”, che ribalta sulle forze di polizia la responsabilità di reprimere la violazione di una norma che diventa assolutamente non condivisa.
Si tratta di eventi, questi, che hanno provocato un forte impatto emozionale tra la gente, che ovviamente ha cominciato a seguirci ancor di più e adesso è divenuta nostra interlocutrice abituale.

LA NOSTRA INCHIESTA SU QUELLO CHE PENSANO GLI AGENTI DELLA STRADALE


È stato un lavoro che ci ha preso davvero tanto, fin dalla sua primissima fase embrionale. Sentivamo la necessità di farlo, a tutti i costi, ma non sapevamo a cosa ci avrebbe condotto. Insomma, non sempre – anche a noi – la verità può piacere.
C’è chi guarda a noi come una organizzazione sindacale, o para sindacale ma si sbaglia: noi abbiamo scelto di costituirci per realizzare una forza professionale quella sorta di lobby della sicurezza stradale a cui molti hanno puntato, spinti dal businnes potenziale che vi si cela, stanchi – come molti di voi ricorderanno – di sentir parlare incompetenti o soggetti che tutelano interessi di carattere economico.

Nonostante la nostra assoluta volontà di stare fuori dalle contrattazioni dei tavoli sindacali, non abbiamo potuto fare a meno di registrare, nella specialità, un senso di disagio, che avvertiamo bene e che in parte avevamo il dovere di analizzare.
Questo perché – in ogni caso – rappresentiamo la gran parte della Polizia Stradale, una specialità che più di altre risente dei cambiamenti della società.
In questi anni è infatti mutata la motorizzazione, è cambiata la tecnologia, sono cambiate le mentalità attorno alle strade di una nazione, la nostra, che è tra quelle a maggiore densità di veicoli rispetto alla popolazione.

Il turbinio di cambiamenti ha portato l’utenza a pretendere dalla nostra Specialità della Polizia Stradale e da tutte le polizie della strada, sempre maggiore professionalità da parte del personale, che ha invece sofferto di scarsa armonizzazione delle procedure, di leggi e normative applicate in modo qualche volta eterogeneo e secondo un’insolita geografia del diritto.

Con questa consapevolezza abbiamo cercato di capire meglio quello che pensa il mondo della Specialità per questo ainostri referenti sul territorio sono state fornite copie cartacee delle domande che abbiamo messo anche su Internet. Grazie ad uno speciale dispositivo nessuno ha potuto rispondere più di una volta ad un questionario che ha avuto il merito (perché per questo era stato ideato) di fornire uno spaccato della realtà operativa, raccolta da un’istituzione come la nostra che non è e non vuole essere, lo ripeto, un sindacato.
Per questo – riteniamo – il questionario ci ha mostrato quali sono le soddisfazioni o i malesseri del personale: in linea molto generica posso così sintetizzare.
Più nello specifico la nostra iniziativa, ha permesso a 4.772 operatori di Polizia Stradale, circa il 40% dell’intero organico, di dire la propria opinione e di dirci cosa succede in realtà dietro le quinte, secondo un corpo di domande diviso in quattro sezioni.

1. La prima parte è stata incentrata sull’ambito strettamente operativo della Polizia Stradale, chiedendo agli intervistati di esprimere giudizi sull’attività squisitamente operativa che sono giornalmente chiamati ad effettuare, fornendo spazi bianchi dove formulare suggerimenti soggettivi circa la risoluzione dei problemi che più comunemente debbono risolvere.

2. La seconda parte, invece, si è occupata

Lunedì, 24 Maggio 2004
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