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Italia
sul podio per produzione di biodiesel. In Europa condivide la
leadership insieme a Francia e Germania. E il Vecchio Continente
nel mondo è il maggior produttore: nel 2002 sono state
prodotte e distribuite solo in Europa oltre 1 milione di tonnellate
di biodiesel, con una previsione di crescita del 200% nei prossimi
due-tre anni.
Intanto è caccia al carburante fai-da-te dopo i record
del prezzo del petrolio. Proprio di recente dal Trentino era partito
il ’pieno’ con l’olio di colza da cucina che si trova molto semplicemente
sugli scaffali dei supermarket. Una soluzione che, secondo i tecnici,
sembra non fare proprio bene ai serbatoi delle auto, senza considerare
problemi di cattivo odore, ma che apre scenari nuovi nel settore
mobilità.
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Mobilità
che proprio di recente ha ricevuto le prime linee del piano d’azione
da parte della Commissione nazionale di emergenza antismog istituita
presso il ministero dell’Ambiente. Secondo il primo documento
programmatico approvato, proprio la sostituzione dei vecchi diesel
(autovetture, veicoli commerciali e bus) è al primo punto
degli interventi più immediati e consistenti.
Nel complesso, sulla parte di Pm10 attribuibile ai trasporti (che
rappresenta circa la metà del Pm10 totale), l’utilizzo
del gasolio contribuisce per circa l’80% all’emissione inquinante
di Pm10 primario, mentre i veicoli a benzina contribuiscono per
circa il 15%. Da qui anche l’importanza dei biocarburanti per
i veicoli diesel. In tal senso un input, in Italia, viene dalla
Finanziaria 2005 che ha istituito un programma agevolato della
durata di sei anni a decorrere dal primo gennaio 2005 fino al
31 dicembre 2010, secondo il quale il biodiesel, puro o miscelato,
è esentato dall’accisa, nei limiti di un contingente annuo
di 200 mila tonnellate.
Italia, Francia e Germania sono i principali produttori di biodiesel
europei con volumi distributivi in costante crescita. In questi
Paesi la produzione di biodiesel è agevolata dalla legislazione
vigente: in Italia e in Francia dal 1993 la produzione di biodiesel
è esente da accise per un contingente annuo (nel 2001)
rispettivamente di 300.000 e 320.000 tonnellate. In Germania invece
è consentita esclusivamente la vendita di biodiesel puro
senza limiti quantitativi. Un altro Paese nel quale questa produzione
sta affermandosi è la Gran Bretagna che, da aprile 2002,
ne ha iniziato una parziale defiscalizzazione. L’Europa ha promosso
due direttive per l’incentivazione della produzione di biocarburanti,
una che punta all’armonizzazione dell’impostazione giuridica necessaria
alla defiscalizzazione dei biocarburanti; la seconda per imporre
agli Stati membri l’obiettivo di sostituire entro quest’anno il
2% dei carburanti fossili con biocarburanti ed entro il 2010 il
5% dei carburanti fossili con biocarburanti.
Il biodiesel non risolleva solo i conti, quindi, ma risulta essere
un ottimo alleato nella lotta allo smog. Con il biodiesel ottenuto
da coltivazioni come colza e girasole, ha ricordato più
volte la Coldiretti, è possibile ridurre dell’80% le emissioni
di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50% quelli di particolato
e polveri sottili, principali responsabili dello smog in città
con un contributo essenziale anche per il raggiungimento degli
obiettivi del protocollo di Kyoto con la riduzione di circa 2,5
chilogrammi di anidride carbonica per ogni chilogrammo utilizzato.
A differenza dell’olio di colza ad uso alimentare, spiega l’organizzazione
degli imprenditori agricoli, il biodiesel deriva dall’esterificazione
degli oli vegetali ottenuti da colture come colza e girasole ed
è molto diffuso in Paesi come la Francia. Oltralpe un auto
diesel su due viaggia utilizzando energia verde, 7 raffinerie
su 13 incorporano il biodiesel nel gasolio in percentuale del
5% e oltre trenta gruppi industriali utilizzano veicoli con biodiesel
al 30%, secondo dati Coldiretti.
Una piccola frenata potrebbe derivare da una delle ultime disposizioni
approvate dall’Ue che autorizza la riduzione dell’accisa sui biocarburanti
ma solo se ’tagliati’ con combustibili tradizionali (al 5% come
additivo o al 25% come combustibile per autotrazione di mezzi
pubblici) per cui la distribuzione e il consumo passerebbero sotto
il controllo delle raffinerie di petrolio, le uniche in grado
di miscelare e vendere gasolio e oli vegetali.
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