Sono 200
chilometri davvero hitech quelli dell’autostrada che collega Brescia
a Padova. Duecento chilometri interamente controllati elettronicamente,
in cui il movimento delle auto e dei tir non lascia quasi zone d’ombra.
Sintetizzando nei numeri, lungo il percorso dell’autostrada sono
già oggi operative quattro distinte tecnologie di rilevamento
dei dati di traffico. Sono infatti state installate 200 telecamere;
circa 500 «boe elettromagnetiche», che poi non sono altro
che antenne montate su dei pali o inserite nei cartelli, che captano
dei segnali e li rimandano alla centrale. La stessa funzione che hanno
diverse altre centinaia di «spire elettromagnetiche» inserite
appena sotto il primo strato d’asfalto. Infine è stato anche
installato un centinaio di «sensori radar».
Un dispiego di tecnologia in grado di esercitare un controllo pressoché
assoluto su tutto quello che accade sul doppio nastro d’asfalto
e che ha per obiettivo solo la sicurezza e la scorrevolezza del traffico.
Oggi la Brescia Padova, la Serenissima, come viene comunemente chiamata,
offre questo alto tasso di tecnologia grazie al fatto che la società
di gestione autostradale è anche l’azionista di controllo
di Infracom, la società di telecomunicazioni che ha realizzato
tutta la piattaforma tecnologica e che gestisce il traffico di dati
per conto della società autostradale. La Serenissima è
in effetti per Infracom un vero e proprio laboratorio, anche perché
è forse la tratta autostradale più trafficata d’Italia
e, finanziariamente, una società che genera un enorme flusso
di cassa. Una combinazione che ha permesso ad Infracom di crescere fino
al punto di acquisire, un paio di anni fa, la rete in fibra ottica di
Autostrade Spa e di espandere il suo campo di azione dai distretti lombardi
e veneti della sua missione originaria a tutto il territorio nazionale.
«Infracom ha chiuso il 2004 con un fatturato di 152 milioni, ma
la sua attività non è più solo di sfruttare la
rete in fibra ottica posta lungo la Serenissima per vendere servizi
di tlc alle aziende, ma è in misura crescente nel business della
mobilità, che genera già oggi il 18% dei ricavi. E per
sviluppare tecnologie e applicazioni la società investe il 56%
del fatturato», spiega il direttore generale Giovanni Zola.
L’obiettivo della società non è dunque solo di sfornare
tecnologie ad uso della sua capogruppo, ma si prepara ad uscire dalle
autostrade per offrire il controllo dei flussi di mobilità soprattutto
alle grandi città soffocate dal traffico e dall’inquinamento,
per dare sostanza a quelle ZTL, Zone a Traffico Limitato, che oggi funzionano
quali solo grazie ai vigili, ma che domani potrebbero essere completamente
gestite dalle tecnologie, sia per il controllo che per la riscossione
delle tariffe di accesso.
Le tecnologie di base sono proprio quelle in funzione sulla Serenissima.
Le telecamere. Duecento telecamere, ogni 2 chilometri, ma raddoppiate
per ognuno dei sensi di marcia. Sono «direzionabili da remoto»,
come si dice in linguaggio tecnico: vuol dire che il centro operativo
può cambiare la direzione e le altre caratteristiche delle inquadrature.
Le loro immagini vanno a finire in altrettanti monitor nel centro di
servizio Infracom di Verona. Ovviamente non si possono tener d’occhio
200 monitor, e allora le immagini per ora restano qui. Ed ecco come
vengono utilizzate.
Boe elettromagnetiche. Sono circa 500: sono delle piccole scatole metalliche
montate su ponti, viadotti, pannelli: insomma, più o meno a mezz’aria.
Il loro compito è di rilevare i segnali radio emessi dai terminali
in movimento. Oggi, per esempio, rilevano solo i veicoli dotati di Telepass.
La nuova frontiera è quella di far rilevare i segnali emessi
dai cellulari (ovviamente quelli abilitati a questo servizio) o da Rfid,
le etichette intelligenti a radiofrequenza. Il compito delle boe è
di rilevare e contare il passaggio dei veicoli. Quando il passaggio
si intensifica, si rilevano troppi veicoli a distanza ravvicinatissima,
vuol dire che si è creata una coda.
Spire elettromagnetiche. Il compito e il funzionamento è come
per le boe. In più le spire sono anche in grado di rilevare la
velocità dei veicoli. Non in modo preciso (non potrebbero essere
utilizzate per fare multe) perché opera per categorie. Rileva
il peso dell’auto e la assegna automaticamente ad una categoria
dimensionale; poi sono anche in grado di misurare l’intervallo
di passaggio tra le ruote anteriori e posteriori e, incrociando questo
dato con quello della categoria dimensionale, e ipotizzando quindi una
lunghezza media dell’auto per quella categoria, calcola la velocità.
E’ evidente l’approssimazione del calcolo se si pensa agli
Autovelox, ma qui serve sapere se le macchine in circolazione vanno
in un range di velocità intorno ai 50 all’ora, agli 80 o
sopra i 100 o anche oltre. Un dato che serve, anche qui, a dire di come
stia scorrendo il traffico.
Sensori Radar. Sono normali radar, ce ne sono un centinaio lungo l’autostrada,
che individuano le sagome dei veicoli e inviano i dati alla centrale
operativa.
La piattaforma. E’ il cuore del sistema. E’ una tecnologia
messa a punto da Infracom e che combina tutto l’insieme dei dati
rilevati dai vari sensori. Quando individua un’anomalia segnala
l’esistenza di un problema: a quel punto si va a vedere sui monitor
corrispondenti, si ha un’immagine diretta di che cosa sta accadendo
in quell’istante e si prendono le adeguate misure.
Questo è quello che è in funzione già oggi. Ma
assieme a queste tecnologie ce ne sono altre in via di sviluppo. Anche
se sono ancora al livello di test.
Telecamere intelligenti. E’ un software in grado di «leggere»
le immagini, interpretandole. Il senso è quello di rilevare andamenti
veicolari anomali. Per esempio un’auto che sta sbandando e che
quindi procede in modo irregolare rispetto al senso di marcia. La telecamera
che rileva questa anomalia fa scattare un allarme e si va a vedere sul
monitor cosa è accaduto: un incidente, un guasto meccanico. Lo
si vede in diretta e si prendono le misure adeguate. Oggi telecamere
intelligenti esistono già: sono montante sulle auto della Polizia
ma si limitano a riconoscere e leggere i numeri delle targhe delle auto,
inviandole alla centrale per un controllo in automatico. Il caso del
riconoscimento delle traiettorie anomale è un po’ più
complesso.
Riconoscimento selettivo. E’ il sistema più sperimentale
di tutti, al momento. Se in un auto ci sono, per dire, quattro persone,
e ognuna indossa un sistema di pagamento automatico al casello (che
non sarà più legato alla macchina ma alla persona) il
sistema deve essere in grado di riconoscere tutti e quattro ma deve
far pagare solo uno. Come? Ad Infracom non lo vogliono dire ma assicurano
che la soluzione l’hanno trovata. Come per il caso di chi accompagnasse
un disabile nella propria auto in una Ztl: con il disabile a bordo,
che ne ha il diritto, si entra tranquilli; senza, è una multa
assicurata. STEFANO CARLI.