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Sempre più tortuoso il cammino verso "l'omicidio stradale"

L'iter per l'introduzione del reato rischia di subire "aggiustamenti" sul tema patente che potrebbero snaturare l'efficacia del provvedimento

Sempre più tortuoso il cammino verso “l’omicidio stradale”. Sembra proprio che per il riconoscimento giuridico di questo reato l’iter burocratico sia sempre più tortuoso con “variazioni sul tema” che potrebbero snaturare l’efficacia del provvedimento. A lanciare l’allarme è l’Associazione sostenitori amici polizia stradale, da sempre in prima fila per la promozione della sicurezza sulle nostre strade e strenue sostenitrice dell’introduzione del reato di omicidio stradale.

“Alla fine in Parlamento la tribuna numerata dei difensori estremi dei vari diritti compreso quello della mobilità, a discapito della tutela alla sicurezza e alla vita, ha sempre la meglio – dichiarano all’Asaps – Ora apprendiamo con stupore che uno dei due pilastri dell’Omicidio stradale, quello relativo all’ergastolo della patente verrà di fatto costruito con un debole calcestruzzo che limiterà gli effetti a sanzioni accessorie con la sospensione della patente da 5 a 12 anni, questo, ci dicono, per rimanere entro il recinto del diritto alla libertà di movimento tutelato dalla Costituzione. Perché siamo stupiti? Perché la proposta, l’impianto originale e le dichiarazioni di parlamentari e relatori inizialmente non andavano in questa direzione.
Vorremmo ricordare ai nostri rappresentanti che oltre il diritto alla libertà di movimento la Costituzione tutela anche il diritto alla sicurezza e a alla vita”.

Per cercare di chiarire il concetto in maniera semplice e comprensibile da tutti, all’Asaps formulano un esempio concreto su quanto avviene in un caso paragonabile a quello della patente.

“Allora cerchiamo di fare un esempio – proseguono all’Asaps – Partiamo dal fatto che la patente di guida è una licenza che spetta a tutti i cittadini che abbiano particolari caratteristiche psico/fisiche e viene rilasciata dopo il superamento di un esame.
Anche il porto d’armi per difesa personale e o per uso di caccia è una licenza che viene rilasciata solo se esistono particolari condizioni. Domandiamo: se un cacciatore o un titolare di licenza di porto di pistola, uccide accidentalmente una o più persone perché ubriaco o drogato e magari si dà alla fuga, dopo che gli viene ritirato il porto d’armi gli verrà poi restituito? Crediamo proprio di no. Come mai per chi alla guida di un veicolo con tanto di licenza autorizzativa uccide dopo aver ecceduto con l’alcol o stupefacenti e magari si dà anche alla fuga si vuole attutire il peso delle conseguenze? Un esempio, il bulgaro Dimitrov che ha ucciso Gionatan a Ravenna il 22 giugno scorso, mentre era ubriaco e poi si è dato alla fuga oltre al patteggiamento ad una pena irrisoria di anni due e mesi nove si è visto applicare dal giudice la sospensione della patente per 7 anni. Con la nuova normativa che prevedesse la sospensione da 5 a 12 anni cosa cambierebbe nella sostanza?”.
Insomma l’efficacia del provvedimento rischia di essere minata alla base ancora prima dell’introduzione della norma giuridica nel nostro ordinamento, rendendo così vane tutte le battaglie sostenute fino a oggi dalle varie associazioni impegnate nel campo della sicurezza stradale.

“Per “disarmare” l’omicida incosciente si dovrà attendere che il conducente diventi un killer seriale della strada? – concludono all’Asaps – Possibile che in questo Paese si continui alla fin fine a difendere sempre Caino senza preoccuparsi di Abele? Questa decisione, se confermata, la consideriamo veramente grave e una sorta di raggiro nei confronti dei familiari delle vittime della strada e delle associazioni proponenti l’Omicidio stradale come l’Asaps. Il traguardo della giustizia sulla strada con questa posizione si allontana e l’Omicidio stradale rischia di scivolare verso la farsa”.
All’ipotesi di eventuali “aggiustamenti” non sono mancate le immediate prese di posizione come quella del ministro dell’Interno Angelino Alfano che ieri, in Prefettura a Napoli, per una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, ha dichiarato:
“Sull’ergastolo della patente non faccio alcun passo indietro. Alcuni giuristi ritengono sia incostituzionale, ma non è la mia opinione. L’ergastolo della patente è la vera sanzione che può lenire l’ergastolo del dolore delle famiglie delle vittime della strada. Ho assunto anche l’impegno che l’omicidio stradale diventi norma al più presto, è un mio impegno”.
Sempre ieri, davanti al Senato, c’è stata la civile protesta di Marina Fontana, una delle tante persone colpite dalla guida irresponsabile, rimasta ferita in un grave incidente in cui perse la vita il marito, che si batte insieme alle associazioni promotrici dell’introduzione del reato e che nei mesi scorsi si era già rivolta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al Premier, Matteo Renzi.
“Il ddl non prevede il ritiro permanente della patente di guida – ha dichiarato Marina Fontana – Noi chiediamo di prevedere l’ergastolo della patente nei casi più gravi (omicidio multiplo o mancato soccorso). Il ddl non prevede l’arresto immediato che noi riteniamo invece vada previsto. Concordiamo inoltre con chi ha segnalato che 8 anni di minimo della pena sono davvero troppo pochi rispetto alla possibile diminuzione per gli sconti di pena”. (m.r.)

 

 da repubblica.it/motori


 

Si è aperto un vivace dibattito. Rimaniamo attenti alle prossime mosse. (ASAPS)

 

Mercoledì, 29 Aprile 2015
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