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UDINE
Ubriaca, travolse e uccise un pedone e fuggì: tre anni

L’incidente avvenne in via Diaz: subito dopo, l’auto prese fuoco in via Cividale. L’automobilista, di 31 anni, ha patteggiato la pena. Disposta la revoca della patente

UDINE. Aveva investito mortalmente un pedone in via Diaz ed era scappata. Ma poche centinaia di metri più avanti, dopo avere abbattutto pali stradali come birilli e avere planato sulle aiuole spartitraffico di via Cividale, la sua folle corsa si era arrestata. E lei, vistosamente ubriaca, era smontata un attimo prima che l’auto prendesse fuoco.

Era il 24 settembre del 2013 e Caterina Colle, originaria di Gemona e residente a Udine, aveva 29 anni. L’uomo falcidiato mentre attraversava la strada, invece, si chiamava Carlo Garofalo, aveva 45 anni, e da Belvedere Matittima (Cosenza), dove risiedeva, si era appena trasferito a Udine per motivi di lavoro.

Della vicenda si è tornati a parlare in tribunale. Si trattava di definire la pena che l’imputata aveva chiesto alla Procura di poter patteggiare e che il gup Francesco Florit ha ritenuto di applicare nella misura di 2 anni e mezzo di reclusione per il reato di omicidio colposo, aggravato dall’elevata velocità e dalla guida in stato di ebbrezza, e di 6 mesi di arresto e 1000 euro di ammenda per non essersi fermata e per omissione di soccorso (entrambe violazioni del Codice della strada). Quanto alla patente di guida, ne è stata disposta la revoca.

Nel calcolare la pena, il giudice ha considerato unite dal vincolo della continuazione tutte le ipotesi contestate, tranne quella più grave dell’omicidio “stradale”, trattandosi di reato colposo. A pesare, ai fini del patteggiamento, è stata anche la circostanza del parziale risarcimento già corrisposto dall’assicurazione ai familiari della vittima. Pur non avendo mai ammesso di avere investito il pedone e continuando a sostenere di non ricordare affatto l’episodio, nei mesi scorsi Caterina Colle aveva manifestato il proprio cordoglio ai congiunti di Garofolo.

«Aveva prodotto una lettera di scuse – afferma il suo difensore, avvocato Anna Agrizzi –. E continua a essere estremamente dispiaciuta per quanto successo. Dopo l’incidente, ha cominciato un procedimento introspettivo al Sert, finalizzato a raggiungere una maggiore consapevolezza di sè e di ciò che le è capitato. I risultati si sono già visti e la frequenza degli incontri, prima settimanali, è stata quindi ridotta».

Quella sera, il test al quale l’automobilista fu sottoposta rivelò un tasso di 2,2 grammi di alcol per litro di sangue. Cioè più di 4 volte il limite massimo consentito dalla legge. Quando, attorno alle 22, al volante di una Chevrolet Kalos, travolse Garofolo, l’impatto fu violentissimo.

Tanto che per l’uomo, un tecnico della Sielte, non ci fu niente da fare. Fu l’uomo che era con lui, un conoscente che aveva appena attraversato la strada, a raccontare quei tragici istanti alla Polizia locale e agli agenti della Squadra volante intervenuti sul posto. Sentendo il botto, si era voltato e lo aveva visto già a terra, mentre l’auto “pirata”, colpite un paio di altre vetture in sosta, si dileguava ad alta velocità.

La fuga, però, non aveva avuto maggiore fortuna. Il tempo di svoltare a destra e subito dopo a sinistra, e in via Cividale le gincane erano ricominciate: finita con l’auto sopra le aiuole spartitraffico, aveva proseguito la marcia per alcune decine di metri e centrato una serie di segnali stradali.

Finchè, persi gli pneumatici, l’utilitaria non si era fermata e lei era uscita dall’abitacolo, prima che le fiamme la distruggessero. Riconosciuta e denunciata, la giovane aveva resistito all’accusa di omicidio colposo, opponendo una propria consulenza tecnica a quella della Procura. Alla fine, però, il collegamento dei due episodi era risultato inequivocabile.

 

di Luana de Francisco
da messaggeroveneto.gelocal.it


UN CASO DI SCUOLA DI OMICIDIO STRADALE, FINITO NEL SOLITO MODO. PENA ESIGUA E PRESTO SI TORNA A GUIDARE
Ecco un tipico caso da Omicidio stradale. Lei 29 anni ubriaca con valore alcolemico 2,2 g/l travolge e uccide un uomo di 45 anni. Si dà alla fuga, urta altre macchine, schianta le ruote poi dopo un ulteriore sinistro la macchina prende fuoco. Risultato? pena di 3 anni, di cui 2 e mezzo per l’omicidio colposo e 6 mesi per l’omissione di soccorso (e l’ebbrezza???). Ovviamente libera. Patente revocata, ma fra breve l’investitrice potrà ridare gli esami e tornare al volante.
Spiacenti per l’investito e la sua famiglia, ma voi giudici e politici capite, può capitare... (ASAPS)

Giovedì, 30 Aprile 2015
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