Dal mese di maggio sulla pagina “Siegfried Stohr (Official)”di Facebook, al link
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Siegfried presenterà un libro a settimana.
Il primo libro è “Piloti che gente” di Enzo Ferrari.
“Lo spunto a riprendere in mano questo libro me lo hanno dato due recenti episodi in cui due piloti erano protagonisti. Abbiamo tutti letto dell'aereo tedesco che un pilota ha buttato contro una montagna uccidendo 154 persone. Pochi giorni dopo, un pilota Alitalia, ha dapprima esploso tre colpi di pistola in casa, poi ha avuto un incidente in auto dove è stato trovato con un tasso alcolemico eccessivo. Ma lui giura che spiegherà tutto. Appunto: Piloti… che gente.
Le edizioni che vedete nella foto sono l’ultima, quella del 1987 che è poi l’aggiornamento del libro “Le mie gioie terribili” del 1962 del quale vedete la quinta e preziosa edizione del 1965.
Un libro che parla ovviamente di piloti: quelli che hanno corso per lui, ma anche gli altri, gli avversari. Ferrari sapeva cogliere, in molti di loro, oltre alle capacità e alla classe, anche gli elementi umani e personali che spesso ne condizionavano successi e sconfitte.
Illuminanti gli aneddoti. Ferrari racconta che, salito in auto con Tazio Nuvolari, ebbe modo di vedere la sua insolita tecnica di guida: “…abbordava la curva in modo inconsueto, puntando il muso della macchina contro il margine interno… A piede schiacciato faceva partire la macchina in dérapage sulle quattro ruote”. Salvo poi aggiungere che con i cambiamenti delle sospensioni e delle pressioni dei pneumatici “Nuvolari non poté più derapare in modo acrobatico”.
Di Achille Varzi narra un aneddoto quando il pilota si lamentava della posizione di guida: con due cuscini era troppo bassa e con tre troppo alta.
Il meccanico lo mandò a prendere un caffè e quando Varzi tornò la posizione era perfetta. Gli avevano solo infilato una copia del Corriere della Sera sotto i due cuscini!
Un grande elogio fa di Guy Moll, paragonato a Nuvolari e Moss. Morì al suo primo anno in uno strano incidente quando, mentre era in rimonta, si toccò con un avversario in pieno rettilineo. Sentite come commenta Ferrari: “Capì che da quel momento, il pericolo per lui sarebbe consistito soprattutto nella classe inferiore degli altri, i quali avrebbero cercato di tutto per arginare la sua superiorità, con difese anche non ortodosse. E probabilmente così fu”.
Fin troppo chiaro.
Negli anni più vicini a noi scansa abilmente le polemiche ma non si trattiene di definire Arturo Merzario come quello che: “Preferì sposare la carta stampata a chi l’aveva portato in Formula Uno”.
Conoscendo entrambi e pure …il Direttore di quella carta stampata, penso che Arturo abbia perso una buona occasione. E di Niki Lauda: “Se Lauda avesse ritenuto di rimanere alla Ferrari potrebbe aver già uguagliato il record di Fangio”.
Insomma, il cuore dei piloti visti da una angolazione non certo imparziale, ma comunque eccezionale.
E una riga benevola la trovo dedicata anche al sottoscritto. Grazie Enzo.
Siegfried Stohr