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Pirateria 19/05/2015

Pirati della strada, il 42% la fa franca

Condanne miti, patteggiamenti e patenti restituite: cosa non funziona

 

 

 

Centodiciannove morti e 1224 feriti. Alcol e droga presenti nel 19,6% dei casi. Il 42% dei responsabili che l’ha fatta franca nel 2014. Numeri che raccontano la strage dei pirati della strada. Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio tristemente in vetta nella desolante classifica delle regioni più colpite. «Le vittime sono molte di più. Perché le famiglie non si riprendono più, sono condannate non solo al dolore perenne ma anche all’ingiustizia di non vedere mai i responsabili puniti come meritano». Giuseppa Cassaniti lo sa bene, perché ha perso la figlia Valeria di 17 anni travolta sotto casa da un pirata che sfrecciava a 110 chilometri orari quando il limite era di 30. «Passano gli anni ma non cambia il dolore e nessun risarcimento vale la perdita dell’amore della tua vita. Mentre chi mi ha strappato Valeria se l’è cavata con una condanna di 2 anni e 4 mesi, il che significa che è rimasto libero e ha continuato a vivere».

 

 

Sono tante le storie tutte troppo uguali, unite dal filo del dolore. Una Spoon River un po’ diversa, ancora più atroce. Dove la giustizia incompiuta aggiunge lacrime al vuoto. Carlo Garofalo, 45 anni, non c’è più, sua moglie Maddalena il 24 settembre del 2013, a Udine, ha visto infrangersi i sogni, i progetti, il suo cuore. La ragazza di 29 anni che in stato di ebbrezza ha provocato tutto questo «è libera di proseguire la sua vita», come ha amaramente notato Maddalena. «Nessun perdono» per lei, C.C, una condanna patteggiata a 2 anni e 6 mesi di reclusione (con sei mesi di arresto e revoca della patente). «Nessun perdono». 

Pene troppe basse. Lo pensano i parenti e lo pensa la gente comune. «Non voglia di vendetta ma di giustizia sì», dice Giordano Biserni presidente dell’Asaps, l’associazione sostenitori e amici della polizia stradale. «La media delle condanne si aggira sui 2 anni e 8 mesi». Nei loro archivi un lungo elenco di impunità. Tre anni e quattro mesi dati in appello lo scorso marzo a Gabardi El Habib, marocchino, che a luglio del 2013 ha travolto Beatrice Papetti, 16 anni, mentre era in sella alla sua bicicletta a Gorgonzola.  

Tre anni e due mesi per il 31enne di origine kosovara Nazmi Kastrati che a luglio ha investito e ucciso Simone Suardi, 23 anni, mentre era in sella al suo motorino sulla strada che dal suo paese, Martinengo, porta a Cortenuova, in provincia di Bergamo. Nazmi è tornato indietro per vedere come stava il ragazzo, è poi scappato preso dal panico, come ha raccontato quando si è costituito.  

Ha patteggiato 2 anni, 9 mesi, 10 giorni di carcere e 400 euro di ammenda il camionista bulgaro Dimitrov Denchev Krasimir, 37 anni, che la sera del 22 giugno scorso scappò dopo avere stroncato sulle strisce pedonali a Pontenuovo (Ravenna) la vita del piccolo Gionatan La Sorsa. Nemmeno tre anni, dopo averlo trascinato per un centinaio di metri. Per «riprendersi» il bulgaro era andato subito da una prostituta. Patente sospesa per sette anni e mezzo. «Una misura inutile», osserva Giordano Biserni, perché nessuno ci assicura che non se ne faccia fare un’altra al suo Paese». 

Quattro anni e due mesi in primo grado per Ionel Vaida, romeno di 42 anni che ha travolto Davide Viola, 16 anni a Collesalvetti. Era ubriaco. Per lui patente sospesa per 4 anni, l’interdizione per 5 anni da i pubblici uffici e il pagamento dei danni ai familiari della vittima con una provvisionale di 80mila euro per ciascuno dei genitori e di 40mila per la nonna. E giustizia sospesa per Elsa, Vincent, Julien e Audrey, i giovani francesi uccisi dall’automobilista Ilir Beti, ubriaco, che guidava in contromano lungo l’autostrada vicino ad Alessandria nel 2011 per far vedere alla fidanzata quanto era «fico». La Corte di Cassazione ha annullato la condanna in secondo grado a 21 anni (conforme a quella di primo grado) perché non ha ravvisato il dolo ma solo la colpa.

 

di Maria Corbi
da red.presstoday.com


Ancora troppi quelli che scappano e quelli che la fanno franca. I numeri dell’Osservatorio ASAPS su La Stampa. (ASAPS)

Martedì, 19 Maggio 2015
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