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Articoli 28/05/2015

98° Giro d’Italia
Tra le ruote delle biciclette e il sudore dei ciclisti le moto della Stradale e la fatica degli agenti
Giro e Stradale: un matrimonio fondato su valori altissimi che non conosce crisi

di Gianluca Galeotti

(ASAPS) Tutti in sella per il 98° Giro d’Italia la cui serpentina di biciclette, di rosa, di sponsor e di lavoro duro attraverserà lo stivale  porterà entusiasmo in molte città scelte come tappa finale o di partenza per la classica corsa a tappe.
Doverosa una spolverata di storia solo per dire, per chi non lo sapesse, che la “nascita” del giro venne annunciata dalla Gazzetta dello Sport il 24 agosto del 1908: nell'organizzazione la Gazzetta dello Sport anticipò di poco il Corriere della Sera, che stava per lanciare l'iniziativa.
Il premio per il vincitore della prima edizione era di 25.000 lire e il quotidiano rosa manifestò in maniera evidente la volontà di organizzare “una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale” … possiamo dire che ci sono riusciti.

La prima edizione del Giro risale al 1909: partì il 13 maggio, alle ore 2.53, da Milano e, dopo 8 tappe per complessivi 2.448 chilometri, si concluse ancora a Milano con la vittoria di Luigi Ganna che ai cronisti che gli domandavano come si sentisse rispose con un emblematico: «Me brüsa el cü».
Il record di vittorie è condiviso da 3 ciclisti, ognuno con 5 vittorie, gli italiani Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933, Fausto Coppi, vincitore tra il 1940 e il 1953 e il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974. Per quel che riguarda le vittorie di tappa, il record appartiene al velocista toscano Mario Cipollini, che nell'edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni trenta apparteneva ad Alfredo Binda; a quest'ultimo rimangono i record di vittorie di tappa in una stessa edizione, 12 tappe su 15 nel 1927, e di vittorie di tappa consecutive, ben 8 nel 1929.

Tante maglie di tanti colori dipingono il giro: Il leader della classifica generale indossa ogni giorno la maglia rosa (lo stesso colore del quotidiano che organizza la corsa), il miglior scalatore indossa una maglia azzurra (che ha sostituito la storica maglia verde), mentre il primo nella classifica a punti indossa una maglia rossa (dal 2010, fino ad allora era stata di colore ciclamino). Oltre a queste casacche, nel corso degli anni sono state messe in palio una casacca che di volta in volta ha contraddistinto l'ultimo in classifica (maglia nera), una per il miglior giovane (maglia bianca), oppure, come è accaduto negli ultimi anni, la maglia azzurra, la cosiddetta maglia dell'intergiro, traguardo volante posto di solito a metà tappa, (espediente con il quale gli organizzatori hanno pensato di rendere più movimentata la corsa dalle prime battute). Dal 2007 è tornata la maglia per il miglior giovane, considerata da ciclisti e addetti ai lavori molto significativa.

Ma oltre alle maglie al Giro fanno bella mostra anche le divise e, storicamente, sono quelle della Polizia Stradale che dal lontano 1946 scorta con i suoi uomini in moto la carovana, angeli custodi in motocicletta che con sudore e passione cercano di portare sicurezza sulle strade gioiose della gara a tappe.
Ci sono immagini in bianco e nero significative, emblematiche della presenza degli stradalini accanto a corridori sfigurati dalla fatica per portare in vetta al passo biciclette pesanti indossando scarne magliette sbiadite, incrociando su spalle e petto copertoni di scorta. Tutta un’altra cosa rispetto al carbonio che rende le biciclette d’oggi leggere come piume, alle ammiraglie con ogni genere di conforto e alla tecnologia in aiuto all’organizzazione della manifestazione.

Chi ha vissuto anche solo marginalmente quei tempi, chi ha avuto la fortuna di sentire dai racconti dei colleghi anziani cosa succedeva, non può non guardare le moto della Stradale con immensa ammirazione proprio come fanno tutte le altre persone che provano un fremito nel sentire in lontananza il rombo dei motori o nel vedere passare queste divise che, nel contesto della gara sportiva, portano quella sicurezza e competenza necessarie perché tutto si svolga nel migliore dei modi.
Sarà perché in terra di Romagna moto e bici sono due icone inattaccabili da mode e passioni ma ogni volta che parte il giro si respira aria di festa, quasi paesana. Ognuno ha i propri ricordi legati alla due ruote e i poliziotti di questa terra forse ne hanno ancora di più. Sarà per questo che da  ex stradalino, il Presidente della nostra Associazione Giordano Biserni, ha voluto salutare personalmente gli uomini della scorta quando il giro è arrivato a Forlì il 19 e 20 maggio scorso, con una full immersion nel rosa e con la presenza di campioni locali come Ercole Baldini, vincitore del giro del 1958, Arnaldo Pambianco vincitore nel Giro del 1961 e il ricordo forte come l’abbraccio di un amico del Pirata Marco Pantani, che ha portato la terra di Romagna in cima alle vette, in piedi sui pedali, con lo sguardo fisso verso il traguardo sapendo che sulle due ruote non aveva avversari.

La foto che campeggia nell’ingresso della Associazione esprime con chiarezza cosa sono la moto e la bicicletta per questi uomini e, soprattutto, cosa spinga da una parte l’atleta a pedalare fino allo stremo delle forse, dall’altra lo Stradalino a macinare chilometri sotto il sole di pianure infinite o al gelo di vette innevate in piena estate, le cui sommità sono avvolte dalla nebbia e dalle nubi.

Per ritornare ai dati che, quando si parla di Giro d’Italia non sono mai “aridi”, durante la conferenza stampa di presentazione del Giro del 2015, il Vice Questore Aggiunto Gianfranco Martorano, Comandante della scorta Polizia Stradale e il Primo Dirigente Mario Nigro, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale Veneto Funzionario di collegamento per il Giro d’Italia, hanno spiegato che la novantottesima edizione è scortata da 40 operatori di cui 26 motociclisti, 12 operatori in auto e 2 operatori a bordo di un´officina meccanica mobile.
La sicurezza al Giro è garantita dal lavoro di ogni componente della scorta che percorrerà oltre 3.500 chilometri. Ovviamente sul percorso oggi vigila attentamente, nelle aree urbane, la Polizia Locale e sull’itinerario Polizia di Stato e Carabinieri.
Gianfranco Martorano, Comandante della scorta, attraverso un tablet, potrà monitorare in tempo reale l´andamento della corsa, grazie ad un sistema di localizzazione denominato "flotta rosa" installato sulle moto della Polizia stradale.

 

Foto da sanremonews.it

 

Al seguito del Giro ci sarà anche il Pullman Azzurro della Polizia di Stato, l´aula scolastica multimediale itinerante per la sicurezza stradale con uno staff di 9 operatori diretti dal Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato Eugenia Sepe. Le attività del Pullman Azzurro in occasione del Giro d´Italia si inseriscono nell´ambito del progetto Biciscuola promosso da Rcs - La Gazzetta dello Sport e rivolto ai bambini delle scuole primarie di tutta Italia.
Anche quest’anno in segno di gratitudine verso la Specialità che dal 1946 garantisce questo prezioso e impeccabile servizio Autostrade d’Italia, uno degli sponsor del Giro, ha deciso di premiare alcuni appartenenti alla Specialità che si sono distinti nel servizio prestato lungo le loro tratte.
A Chiavari Riccardo Rigacci, direttore del primo tronco di Autostrade per l'Italia, ha consegnato una targa all'assistente Tiziana Petraglia e all'agente Giuseppe Papa che nella notte del 31 gennaio fra l’A7 e l’A12, durante un temporale scrosciante, fermarono dopo un inseguimento di 80 chilometri ad alta velocità, un’auto che viaggiava contromano in A12.


Fu solo grazie al forte spirito d'iniziativa e al coraggio dimostrati in quell'occasione che la pattuglia riuscì a bloccare il veicolo, guidato da un 27enne con problemi psichici poi sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio.
Noi vogliamo ricordare in questo frangente anche altri stradalini, altri motociclisti, che hanno prestato servizio in manifestazioni magari secondarie, con meno visibilità, e che hanno lasciato la vita sulla strada nel nome della sicurezza e dell’altruismo.
Parliamo in questo caso del sovrintendente della Stradale di Forlì Pierluigi Giovagnoli, 47 anni, moglie e tre figli, che aveva preso servizio nel primo pomeriggio del 24 maggio 2003 in uno di quei servizi al seguito del Giro delle Pesche Nettarine per la tappa nella vallata del Santerno.
Il destino volle che dalla postazione in coda alla gara fosse spostato all’ultimo momento nelle prime file dove incrociò un automobilista ubriaco alle 15 del pomeriggio che, mentre tentava di fermarlo, lo prese in pieno uccidendolo.


L’investitore fu poi condannato per omicidio colposo a un anno e 2 mesi di reclusione (pena sospesa), alla sospensione della patente di guida per un anno e a pagare una provvisionale di 260mila euro ai familiari del sovrintendente.
Lo stesso giorno della sentenza l’investitore, insieme ad un amico che aveva appena testimoniato a suo favore presso il Tribunale di Imola, provocò un altro incidente stradale. Entrambi, investitore e passeggero, erano in palese stato d’ebbrezza. Al primo l’etilometro riscontrò una percentuale di 1,29 grammi di alcool nel sangue: ci fosse stato l’ergastolo della patente o il reato di omicidio stradale forse la pena sarebbe stata quantomeno giusta.


Anche queste sono le immagini delle gare ciclistiche, magari non da prima pagina come la Corsa Rosa, ma con uomini in servizio che faticano come e più degli atleti per una medaglia che quotidianamente cercano di vincere: la sicurezza sulle strade.
In questo modo il Giro impazza, corre accompagnato dal fruscio delle ruote che diventa il solo rumore udibile nei chilometri addormentati delle pianure assolate tra cicale e stormi di uccelli curiosi.
Poi diventa quasi assordante nelle tappe di montagna dove ali di folla spingono con gli incitamenti atleti che masticano l’aria quasi fosse un corroborante, l’integratore principe per sangue in debito d’ossigeno e muscoli in attacco da acido lattico.


E poi l’arrivo, il riposo: per pochi la stampa, la gloria e le interviste, per i gregari il massaggiatore e la telefonata a casa.
Per gli altri gregari della corsa, i poliziotti di scorta, una controllata e una lucidata al mezzo, le chiacchiere con i colleghi, una parola alla famiglia e un’occhiata al percorso del giorno dopo, per studiarlo nella speranza che tutto proceda tranquillo e che, magari, non piova o non tiri vento per far diventare la nuova giornata di lavoro qualcosa più vicino alla gioia che al dovere in senso stretto.
Forse non ci sarà troppa celebrità per questi lavoratori impegnati in un compito così delicato, ma l’affetto e la riconoscenza dimostrati dalla gente, l’ammirazione che si legge negli occhi dei bambini al loro passaggio, ripagano questi uomini da grossi sacrifici più di ogni altra cosa: questo è il senso del lavoro degli stradalini, questo è il loro credo, queste sono le immagini che ci piacciono e che portiamo nel cuore.

Per finire e per celebrare il felice connubio tra bicicletta e moto, tra Giro d’Italia e Stradale, due frasi, semplici, trovate per caso rovistando nel grande libro del web, che celebrano assieme la diversità e l’uguaglianza di questi due mezzi che diventano anche due modi d’essere:

“Non è vero che non si vive senza una moto, è vero invece che senza una moto non si può dire di aver vissuto” (Anonimo.)

“Non si smette di pedalare quando si invecchia … Si invecchia quando si smette di pedalare”. (Anonimo)

 

 

>QUELL’AGENTE CON LA SCOPA
UNA IMMAGINE CHE RACCONTA TANTO SULLA PASSIONE  E L’ATTENZIONE CON CUI SI PORTA UNA DIVISA

La notizia è diventata sorprendentemente virale su Facebook
con 577.536 persone raggiunte
e 24.218 “Mi piace” commenti e condivisioni.

 

 


Un po’ di storia e un omaggio alla scorta del Giro d’Italia. (ASAPS)

 

 




 


Giovedì, 28 Maggio 2015
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