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Pirateria , Notizie brevi 01/06/2015

Incidente a Roma, presi i due rom su auto pirata che ha ucciso Corazon

Catturati i due ragazzi di 17 e 19 anni ricercati per l’incidente avvenuto una settimana fa alla periferia di Roma che ha causato la morte della colf filippina e ferito altre otto persone. Il ministro Alfano: «Alla guida sembra ci fosse il minorenne»


Sono stati catturati dalla polizia i due ragazzi rom (uno di 17 e uno di 19 anni) ricercati per l’incidente avvenuto la scorsa settimana alla periferia di Roma, in cui ha perso la vita la filippina Corazon Peres Abordoe altre otto persone sono rimaste ferite. I due sarebbero fratelli e sono stati rintracciati lunedì mattina dalla Squadra mobile: il 19enne in Sardegna; l’altro in una borgata romana, Massimina, non distante dal luogo dell’incidente. «Sono stati individuati e condotti in Questura, a Roma - spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano - Sembra che alla guida ci fosse il 17enne. Ringrazio la polizia per le indagini scrupolose e per l’impegno, che hanno consentito di arrivare all’obiettivo».

Marino: «Campidoglio si costituirà parte civile»

«Mi congratulo con le forze dell’ordine, il prefetto e il questore che, lavorando giorno e notte, hanno assicurato alla giustizia i responsabili di tanto dolore, coloro che hanno strappato Corazon Abordo al marito, alle figlie e a tutta la sua famiglia, devastando le loro vite» aggiunge il sindaco Ignazio Marino. «Rinnovo il mio sentimento di vicinanza ai suoi familiari e a tutti gli altri feriti: persone comuni che rientravano da una giornata di lavoro in un quartiere della nostra città, dove italiani e stranieri vivono fianco a fianco in pace. Chi vive al di fuori della legge - conclude Marino - non può trovare spazio nella nostra città e nel nostro Paese e il Campidoglio si costituirà parte civile nel processo contro queste persone».

Le versioni contrastanti

Sull’incidente, Maddalena, la 17enne arrestata subito, ha dato cinque versioni differenti. Altre tre il suocero Batho. Un intreccio di dichiarazioni e ritrattazioni, di nomi che compaiono sui verbali della polizia. Bugie e mezze verità che non hanno impedito, lunedì, alla polizia di catturare i due pirati della strada che erano sulla Lancia Lybra con la ragazza in via Mattia Battistini, davanti alla stazione della metropolitana.

Lancia Lybra grigia

Sull’auto dunque,intestata da soli tre giorni a un prestanome napoletano già proprietario di 67 vetture acquisite da un «collega» calabrese che ne ha 17, c’erano loro insieme con Maddalena. I poliziotti sanno anche che Batho è inattendibile, almeno fino a questo momento: non guidava lui (come aveva detto poche ore dopo l’incidente autoaccusandosi della tragedia), né si trovava seduto accanto al figlio sedicenne Antony (come ha riferito tre giorni fa in un secondo interrogatorio). Antony è uno dei latitanti e, per ora, il sospettato numero uno per l’omicidio di Corie Peres Abordo. Per la polizia nessuno dei tre uomini è comunque indagato.

In carcere la 17enne

L’unica in carcere è sempre la mogliediciassettenne di Antony, rinchiusa a Casal del Marmo con il figlioletto di appena dieci mesi. È accusata di concorso in omicidio volontario, ma secondo il suo legale Carola Gugliotta si tratta soltanto di un fatto tecnico, perché lei in realtà si trovava sui sedili posteriori della Lybra e non avrebbe alcuna responsabilità in quello che è successo. Tranne forse quella di aver cambiato versione più volte, una strategia decisa da sola perché non avrebbe avuto il tempo materiale per mettersi d’accordo con gli altri sulla Lybra prima di essere catturata a Torrevecchia.

Il boss

Il sospetto sempre più concreto è che dalla presunta messinscena per far passare Batho al volante dell’auto killer, ci sia adesso il massimo sforzo per coprire il quarto personaggio coinvolto in questa drammatica vicenda. Il boss, il pregiudicato amico - forse anche cugino - del sedicenne ricercato. Tutto un altro spessore rispetto a ragazzino, che ha piccoli precedenti per furto. E così si spiegherebbe l’utilizzo di un’auto «pulita» - addirittura con due teste di legno italiane come garanzia -, forse pronta per essere usata in qualche rapina, e comunque già vista dai vigili urbani parcheggiata nel maxi campo nomadi di via di Salone, al Collatino, altro scenario degli affari sporchi dei clan. Così avrebbe un senso anche l’assenza totale di impronte digitali utili sul volante della Lybra, come se i pirati ci abbiano passato una pezza prima di sparire. Roba da professionisti, non da ragazzini che fuggono all’alt della volante perché senza patente o senza assicurazione. Gente che non ha problemi a trasformarsi in un fantasma in una città grande come Roma.



di Rinaldo Frignani

da roma.corriere.it


 

L’avevamo detto proprio stamattina no? (Continua la caccia. Ma non sfuggiranno.) E infatti eccoli qua. Ora vedremo signor ministro quali saranno le invocate condanne esemplari. (ASAPS)

Lunedì, 01 Giugno 2015
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