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Ragazzo brillo alla guida? «Ha bevuto vino credendo fosse latte»

I genitori di un minorenne multato per guida in stato di ebbrezza, invece che dare una bella strigliata al figliolo esuberante, hanno promosso ricorso al giudice di pace di Cles. Anzi chiedendo l’annullamento del verbale di contestazione, emesso nell’agosto del 2014, difendono a spada tratta - anche a costo di sfiorare i limiti del ridicolo - il minore

È una vicenda che non ha bisogno di commenti. Basta leggere cosa ha scritto in sentenza il giudice Antonio Orpello respingendo il ricorso:  «M.A., con diligenza ordinaria, avrebbe dovuto attendere l’arrivo dei carabinieri per consentire gli accertamenti del caso, soprattutto di alcolemia in considerazione della modalità del sinistro, delle conseguenze scaturite, della serata trascorsa con gli amici al bar (il trasportato ha ammesso il suo ininfluente stato d’ebbrezza), mentre invece ha ritenuto di recarsi a casa per avvisare i genitori e, come dichiarato ai carabinieri, per bere alcolici (un minore!) per riprendersi dallo shock». Tutto questo «mentre il ricorrente (il padre), in contraddizione rispetto a quanto dichiarato nell’immediatezza dal figlio, sostiene che quest’ultimo avrebbe bevuto inavvertitamente del vino in luogo del solito latte o succo. Il rilievo dell’alcol è intervenuto con circa due ore di ritardo e dunque, il tasso alcolico diminuisce con il passare del tempo. Quello accertato in ritardo (per sua fortuna) è coerente rispetto a quello rinvenuto rispetto alla condotta di guida che ha comportato l’immotivata perdita di controllo del veicolo su una strada libera senza pericoli evidenti rispetto a una guida ordinaria e lucida».

Non sorprende che alla fine la storiella del latte scambiato per vino proposta dal genitore non abbia convinto il giudice secondo cui, al contrario, gli elementi di prova a carico del ragazzo sono «gravi, precisi, concordanti».

da ladige.it


Ammettiamolo: a volte i genitori sono patetici. Questi si superano. “Non sorprende che alla fine la storiella del latte scambiato per vino proposta dal genitore non abbia convinto il giudice secondo cui, al contrario, gli elementi di prova a carico del ragazzo sono «gravi, precisi, concordanti”. (ASAPS)

 

Giovedì, 18 Giugno 2015
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