L’impressionante
serie di contromano che abbiamo registrato in questi ultimi giorni
impone una riflessione. Questa fattispecie di sinistrosità
stradale, nel panorama infortunistico italiano, non ha la rilevanza
– da un punto di vista statistico – degli scontri originati
dalla velocità eccessiva o dello stato di ebbrezza, ma sembra
piuttosto delinearsi come conseguenza di comportamenti che possono
essere anche intenzionali, comunque legati allo stato psicofisico
del conducente che lo origina.
Parliamo di conducenti in stato di ebbrezza (alcolica o da sostanze
stupefacenti) e di patentati che, a nostro parere, sono spia
del sistema troppo superficiale con cui vengono controllati, nel tempo,
i requisiti psicofisici necessari.
In effetti non è più una novità leggere sulle
colonne di un giornale dell’avventura – così
spesso viene definita – di un anziano che percorre decine di
chilometri sulla carreggiata opposta, così come non è
affatto sporadico apprendere di ubriachi o drogati che finiscono contromano
su strade e autostrade.
I due eventi di ieri, il primo a Todi (PG) sulla E45, ed il secondo
a Milano, sulla A4, che hanno provocato complessivamente 3 vittime
e 4 feriti gravi, ripropongono un problema unico partendo da due differenti
enunciazioni del quesito.
Nel primo caso, si tratta di un settantenne, che avrebbe imboccato
contromano l’arteria, percorrendola per svariati chilometri:
il caso di anziani che non riescono ad eliminare l’errore, semplicemente
accostando, è ormai un dato di fatto.
Nel secondo caso, invece, si tratterebbe – il condizionale è
d’obbligo più che mai – di un suicidio: anche in
questo caso, non si tratta di una casistica isolata, unica, come sottolineato
nella nostra inchiesta pubblicata su Il Centauro, organo ufficiale
Asaps, a settembre e sul sito www.aspas.it
Alla regressione statistica del fenomeno contromano, si contrappone
la portata del singolo evento, che nel 2002, secondo l’inchiesta
del mensile, ha provocato in Italia, sulla base dei dati Istat,
complessivamente 351 vittime, il 5,2% del totale, e
8.613 feriti, il 2,5%, mentre i sinistri complessivi
ascrivibili sono stati in tutto 5.232, una conta che rappresenta
il 2,2% della sinistrosità complessiva.
Oggi, allora, siamo alle prese anche con questi bastian contrari
della circolazione, capaci di suscitare ilarità – come
nel caso del vecchietto fermato da un elicottero della Polizia in
Sardegna dopo 30 km di folle corsa – o sdegno, come nel caso
dell’extracomunitario ubriaco, che uccise a Torino una giovane
appena laureata, o il caso di Piacenza dove nel gennaio 2003, 4
giovani, diretti a un concerto, persero la vita contro un camion che
viaggiava contromano, condotto da un extracomunitario ubriaco.
La nostra inchiesta si propone di fare un poco di chiarezza, di sgombrare
il campo da dubbi e fornirne – perché no – altri,
nuovi e più interessanti
Forlì,
1 ottobre 2004
Giordano
Biserni
Presidente Asaps
www.asaps.it