Dopo il caso del Tso letale, al vertice della polizia municipale si studia la sperimentazione. Il comandante Gregnanini: "Un vantaggio per gli agenti e le persone che vengono controllate"
Body cam, il nome arriva dritto dagli Stati Uniti, dove per primi le hanno appuntate sulle divise dei poliziotti. A San Diego, solo l’anno scorso, le mini telecamere montate sul corpo dagli agenti hanno già ottenuto un risultato di tutto rispetto, abbassando del 40 per cento le istanze dei cittadini che si lamentavano dell’operato della polizia e, dall’altro lato della barricata, riducendo di quasi la metà l’uso della forza da parte dei poliziotti.
Dall’America a Torino, dove adesso si parla di introdurre le body cam anche sugli agenti della polizia municipale, e al Comando di via Bologna stanno cercando il modo, e soprattutto i fondi, per avviare almeno una sperimentazione. «È uno strumento di estrema utilità – chiarisce il comandante dei vigili urbani, Alberto Gregnanini – perché ha il duplice vantaggio, quando un operatore approccia una persona e lo avvisa che sta riprendendo la scena, di incentivare entrambi a mantenere un comportamento, oltre che corretto, equilibrato».
Certo, nessuno pensa che Torino sia paragonabile alla California, e tanto meno al Bronx, ma il caso del Tso finito tragicamente con la morte di Andrea Soldi, di cui ieri si è rinnovato il ricordo, a un mese esatto dalla tragedia, con una messa di suffragio nella parrocchia di piazza Umbria, ha riacceso i riflettori sulla cosiddetta «sicurezza operativa» della polizia municipale. Un problema avvertito a cominciare dagli stessi agenti, che ogni giorno si trovano ad affrontare in strada le situazioni più svariate di intervento, fino agli istruttori che, anima e corpo, si dedicano con poche risorse all’addestramento del personale su ogni scenario operativo che potrebbe presentarsi.
La “moviola in campo” sulle azioni dei poliziotti a Torino non sarebbe, del resto, una novità assoluta: già da qualche mese, infatti, gli agenti delle volanti della Polizia di Stato stanno sperimentando l’uso delle body cam. Nel caso dei civich si tratterebbe però di una new entry nazionale. In un incontro sindacale che venerdì ha riunito attorno al tavolo i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, Ezio Longo, Pierluigi Schifano e Beppe Castagnella, se n’è parlato con il comandante Gregnanini, il quale s’è detto favorevole a un’eventuale sperimentazione delle videocamere sulle divise. «Anche alla luce della vicenda Soldi – precisa Castagnella – è una rivendicazione che sosterremo davanti a tutte le sedi, e sulla quale il Comando si è detto disponibile a rispondere positivamente. Adesso – aggiunge il coordinatore nazionale Polizia locale Uil – ci si dovrà impegnare per cercare quelle poche migliaia di euro necessarie per fornire gli apparecchi almeno alle pattuglie di pronto intervento ».
Come sempre, ormai, quando si tratta delle casse comunali, il problema è trovare i quattrini. Sulla sicurezza operativa degli agenti, e quindi degli utenti, però, l’intenzione del Corpo è di non lesinare risorse. Così si sta cercando una soluzione a metà, che passerebbe attraverso una sperimentazione da far partire già ad ottobre, quando un piccolo numero di body cam potrebbe essere fornito in prova dalle aziende produttrici, in modo da verificarne il funzionamento sulle pattuglie più esposte a situazioni di rischio per gli agenti, e per i cittadini.
Siamo ansiosi di sapere se anche questa modalità funziona. (ASAPS)