Immatricolazioni
fasulle, documentazioni irregolari, funzionari compiacenti.
È partita da Savona una maxi inchiesta che riguarda l’irregolare
messa a norma di tanti rimorchi - agricoli e per autostrasporti
- ad opera di un’organizzazione con ramificazioni in tutt’Italia,
compreso nel savonese. A Savona vige il massimo riserbo ma in
altre zone d’Italia la vicenda è già esplosa e
sono stati fatti sequestri (di mezzi), denunce e scoperti raggiri
da milioni di euro.
La vicenda ha preso spunto qui da noi per una serie di controlli
su mezzi agricoli i cui rimorchi, ovvero i "carrelli"
agganciati alle motrici, risultavano immatricolati in modo poco
limpido. I primi ad accorgersene sono stati gli agenti della
Polstrada che hanno relazionato la Procura. È poi emerso
che il fenomeno era esteso e le regioni coinvolte tante con
un ingente giro d’affari soprattutto in quelle con alta densità
di mezzi da lavoro.
Gli accertamenti hanno chiarito il resto. Alcune aziende operanti
nel settore dei mezzi agricoli offrivano a ignari camionisti
e contadini la possibilità di mettere a norma i propri
rimorchi - in disuso o non immatricolati o non più efficienti
- a basso costo: 2500 euro l’uno. Il tutto con la compiacenza
di funzionari della Motorizzazione (di Bergamo, per esempio)
e di alcune officine meccaniche. E questo, in concreto, consentiva
ai proprietari di regolarizzare rimorchi che così diventavano
di nuovo appetibili per il mercato e potevano essere utilizzati
per lavoro ed in strada pur non avendo i requisiti di legge.
La procedura di messa in regola però era fasulla. E in
Abruzzo - per citare una delle regioni dove l’inchiesta è
già esplosa - la sezione di polizia giudiziaria dell’Aquila
ha sequestrato decine di mezzi scoprendo un raggiro di oltre
2,5 milioni di euro. «Se lei vuole, alla cifra di 2500
euro possiamo regolarizzare e rendere operativo il suo rimorchio
così da evitarle l’acquisto di una nuova macchina».
Era grosso modo questo il discorso che una ditta di Milano (ma
con sede operativa a Pavia) faceva recitare ad alcuni suoi emissari
nella Marsica (Abruzzo appunto) oltre che a titolari di officine
meccaniche e addirittura ad un funzionario della Motorizzazione
di Bergamo. Autotrasportatori e contadini ignari accettavano
la proposta e si recavano nelle officine indicate che provvedevano
alla punzonatura e poi alla consegna di targhe e libretti rilasciati
dalla Motorizzazione lombarda. Successivamente veniva effettuato
il passaggio di proprietà e i mezzi entravano a tutti
gli effetti nei registri italiani.
A Savona, dove vige appunto il più assoluto riserbo su
tutta la vicenda, sono stati scoperti rimorchi irregolari e
probabilmente anche emissari che localmente hanno favorito il
fenomeno. «No comment, l’indagine è delicatissima
e ancora in corso», è la risposta della Polizia
Stradale. E i referenti sindacali degli autotrasportatori cadono
dalla nuvole. «È un settore che purtroppo si presta
a irregolarità - commenta Giuseppe Barberis, presidente
della "Cna" - ma di questa vicenda dei rimorchi non
so nulla». Ma dall’Abruzzo assicurano: «L’inchiesta
è unica e coordinata da Savona». Coinvolge, tra
le altre, le città di Bologna, Cuneo, Forlì, Alessandria,
Parma, Ravenna, Treviso, Salerno, Pavia, Padova, Pordenone,
Udine, Asti, Venezia, Ferrara, Piacenza, Varese, Torino e Reggio
Emilia.