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Editoriali 07/12/2004

DUE PESI, DUE MISURE, DUE INGIUSTIZIE.

A IVAN LIGGI 9 ANNI E 5 MESI PER OMICIDIO DOPO UN INSEGUIMENTO E UN SOLO COLPO SPARATO. AL KILLER DI ROZZANO CHE IN UNA PUBBLICA PIAZZA AMMAZZO’ 4 PERSONE, FRA LE QUALI UNA BIMBA DI NEANCHE 3 ANNI, CONDANNA COL RITO ABBREVIATO A 20 ANNI. DUE STORIE DIVERSE PER DUE SENTENZE SBAGLIATE

DUE PESI, DUE MISURE, DUE INGIUSTIZIE.
A IVAN LIGGI 9 ANNI E 5 MESI PER OMICIDIO DOPO UN INSEGUIMENTO E UN SOLO COLPO SPARATO.
AL KILLER DI ROZZANO CHE IN UNA PUBBLICA PIAZZA AMMAZZO’ 4 PERSONE, FRA LE QUALI UNA BIMBA DI NEANCHE 3 ANNI, CONDANNA COL RITO ABBREVIATO A 20 ANNI.
DUE STORIE DIVERSE PER DUE SENTENZE SBAGLIATE

di Giordano Biserni

Come si fa con le immagini di quella tragedia del maremoto ancora davanti agli occhi, i cui contorni drammatici stanno emergendo enormi, superando giorno per giorno i confini del nostro stupore, a tornare a parlare dei drammi e delle tristezze del nostro quotidiano?
Eppure, senza dimenticare di sostenere ed aiutare quelle popolazioni povere e lontane, dobbiamo continuare ad occuparci dei drammi anche a noi più vicini.
Vogliamo tornare a parlare di Ivan Liggi l’agente della Stradale condannato definitivamente a 9 anni e 5 mesi di reclusione (pena che sta scontando al carcere dei Forlì) per aver sparato un colpo di pistola durante un inseguimento notturno verso la vettura condotta da un giovane che si era dato inaspettatamente alla fuga. Il ragazzo purtroppo morì.
La storia molti la ricordano, la ripetiamo, per quelli che non la conoscessero, qua sotto nell’articolo “L’Italia è ora più sicura, più tranquilla, più giusta” .
Nei giorni scorsi, la marea della nostra rabbia, senza raggiungere i livelli di un maremoto, è però salita di molto quando abbiamo appreso della timida - meglio dire ridicola - condanna dell’omicida che oltre un anno fa a Rozzano (MI), sparando fra la folla per uccidere un suo avversario, ammazzò 4 persone, fra le quali una bimba di neanche 3 anni e un inerme pensionato che avevano avuto solo la sfortuna di trovarsi nell’itinerario dei proiettili di quell’incosciente pistolero di periferia. Ebbene il Killer di Rozzano - perché va chiamato in quel modo - è sfuggito all’ergastolo, e con la riduzione di un terzo per l’applicazione del rito abbreviato gli è stata inflitta la pena di 20 anni. Il che vuol dire che fra neanche una decina ce lo vedremo di nuovo a spasso sulle strade di questo Paese e forse di Rozzano. Ci sono da dire poche cose: i giudici hanno applicato la legge.
Oggi noi ci domandiamo se questa legge così come è stata applicata, che ha sbattuto in galera Ivan Liggi agente della Polizia di Stato in servizio alla Polizia Stradale, colpevole di omicidio dopo un inseguimento nella notte, per una durata di nove anni e 5 mesi e ha fatto sì che il pistolero milanese con 4 morti sul conto, ammazzati in pieno giorno in una pubblica piazza, venisse condannato a 20 anni, sia una buona legge, sia una legge equa, sia una legge giusta, sia una legge condivisa.
La nostra risposta è no. Almeno in uno di questi due casi la legge non ha funzionato, anzi in tutti e due!
Ora vedremo se la legge e il sistema giudiziario sapranno rimediare.
Buone Feste Ivan.

DOPO LA GRAZIA A GRAZIANO SOLIDARIETA’ PER IVAN !
Scatta la solidarietà per l’agente Liggi. Aperto un conto corrente a lui intestato per far fronte alle spese.

di Giordano Biserni

Abbiamo appreso nei giorni scorsi della grazia concessa dal Capo dello Stato a Graziano Mesina, il simbolo del banditismo sardo, che fu catturato la prima volta proprio dalla Polizia Stradale quando era super ricercato. Mesina, - dopo numerosi conflitti a fuoco con le forze di polizia - si è fatto un bel po’ di anni di galera, non discutiamo quindi il provvedimento di grazia, anche se il bandito di Orgosolo non si è dichiarato apertamente pentito, affermando solo che se tornasse indietro non rifarebbe quello che ha fatto.
Abbiamo saputo anche che il Ministro di Giustizia si è commosso durante una trasmissione televisiva parlando dell’episodio.
Oggi ci piacerebbe che qualche ministro si commuovesse anche per Ivan Liggi, agente della Polizia Stradale condannato definitivamente a 9 anni e 5 mesi per aver ucciso, sparando un solo e micidiale colpo di pistola, dopo un inseguimento nella notte, un uomo in fuga dopo l’alt.
La storia non la ripetiamo, molti la conoscono, se volete la potete leggere succintamente qui sotto nell’articolo “L’Italia ora si sentirà più tranquilla, più sicura, più giusta”.
Ivan sta scontando la sua pena definitiva fra detenuti comuni nel carcere di Forlì. Una vita distrutta, un’altra famiglia distrutta.
Ivan non sa farsi una ragione per quella dura condanna per omicidio volontario, non considerato dai giudici colposo. Non torniamo nel merito, ora è tardi, ora è inutile.
Rimaniamo convinti come tanti che Ivan quella notte, con quel singolo colpo non avesse assolutamente la volontà di uccidere.
Un uomo moralmente distrutto che ora affronterà questo Natale non sulle strade al servizio delle sicurezza, ma dietro le sbarre.
Nei giorni scorsi eravamo andati a trovare la famiglia di Stefano Biondi, il caro collega della Stradale di Modena Nord, Medaglia d’Oro, ucciso barbaramente da una banda di spacciatori di droga nell’aprile scorso e con la mamma Loredana ci domandavamo, commentando l’episodio di Liggi, a quanti anni avrebbero dovuto essere condannati gli assassini di Stefano. Vedremo, il processo inizierà presto.
Con un certo pudore mi ero permesso di sussurrare che per una famiglia, per un genitore, era quasi meglio piangere un figlio morto in modo eroico che piangerlo in galera con una condanna da molti ritenuta ingiusta.
Mamma Loredana mi ha guardato con quei suoi grandi e dolci occhi e mi ha detto: "Non ti devi sentire in difficoltà Giordano per le tue parole, perché a parte quello che pensiamo noi genitori, questo avrebbe proprio voluto per primo Stefano, il quale non avrebbe mai potuto sopportare una condanna simile."
Mi sono reso conto in quel momento dell’importanza per un genitore anche della memoria di un figlio.
Noi ora per Ivan possiamo fare ben poco. Possiamo solo esprimergli solidarietà e fargli sentire che gli siamo particolarmente vicini in questo suo primo Natale in galera.
Dopo la pubblicazione dell’articolo sul nostro sito e sul Centauro, con un bel paio di manette in primo piano, abbiamo ricevuto numerose lettere e telefonate di colleghi di tutte le forze di polizia civili e militari, di mamme di nostri caduti, di comuni cittadini. Ci hanno commosso.
Oggi possiamo solo, se vogliamo, tentare di aiutare la famiglia di Ivan nel pagamento della somma di 130.000 euro che deve restituire al Ministero dell’Interno e per il saldo delle parcelle degli avvocati per molte decine di migliaia di euro.
Poi dobbiamo solo aspettare che qualche ministro si commuova e arrivi presto anche per Ivan, agente che ha sparato in divisa, un provvedimento di grazia, come per Graziano.

UN AIUTO PER IVAN
Chi volesse contribuire alle spese risarcitorie e legali, in ragione di alcune centinaia di migliaia di euro, sostenute da Ivan e dalla sua famiglia, potrà eseguire un versamento sul c.c. n. 119502, acceso presso il Credito Cooperativo di Cesena,
CIN – X ABI – 07073 CAB – 23900, intestato a Ivan Liggi.



Italia ora più sicura,
più tranquilla, più giusta

Condanna definitiva per Ivan Liggi, poliziotto della Polizia Stradale:
9 anni e 5 mesi per aver sparato e ucciso un giovane dopo un lungo inseguimento a un posto di blocco. Va in galera negli stessi giorni in cui Giovanni Brusca, autore di oltre 100 omicidi e lo scioglimento nell’acido di un bambino, sta per uscire con permessi premio.

Era il 24 febbraio ’97: Ivan Liggi, agente all’epoca 27enne della Polizia Stradale di Rimini, fa fuoco per fermare l’auto su cui corre Giovanni Pascale, riccionese 33enne, che si era dato alla fuga dopo aver saltato un posto di blocco e un inseguimento durato, secondo informazioni di stampa, circa un’ora. Il proiettile spacca il lunotto posteriore e colpisce alla testa il conducente incensurato, l’uccide. La quinta sezione della Cassazione, il 15 ottobre scorso, in una giornata fredda e uggiosa come quel 24 febbraio del ’97, conferma la seconda condanna della Corte d’Assise d’appello di Bologna: 9 anni e 5 mesi di reclusione perché l’agente, secondo i giudici della Suprema corte, ha fatto fuoco volontariamente ad altezza uomo. Nove anni e 5 mesi che Liggi ha iniziato a scontare in una cella del carcere di Forlì in attesa di essere trasferito in uno dei carceri militari di Peschiera del Garda o Santa Maria Capua Vetere. Vogliamo anche ricordare che Liggi dopo 5 anni di sospensione è stato reintegrato presso la Polfer di Pesaro. Anzi in questi anni in attesa del giudizio definitivo si è distinto anche per due episodi per i quali è stato proposto per una premiazione per interventi particolarmente rischiosi effettuati fuori servizio. L’ipotesi è quella del dolo. La sentenza del 15 ottobre è il quinto grado di giudizio. In primo grado l’agente Liggi era stato condannato dalla Corte d’Assise di Rimini a 4 anni per omicidio colposo e per falso. Il procuratore generale di Bologna però impugna la sentenza e qui comincia un vero calvario. L’accusa si trasforma in omicidio volontario dalla Corte d’Appello di Bologna nel 2000. La Cassazione il 3 luglio del 2001 aveva però annullato questa sentenza e aveva rinviato ad una nuova sezione della Corte d’appello di Bologna. Segue condanna a nove anno e 5 mesi per omicidio volontario (si sarebbe piegato sulle gambe mentre sparava). Intanto anche la Corte dei Conti presenta il suo "conto" e condanna Liggi a risarcire al Ministero dell’Interno 130.000 euro, pari alla somma anticipata alle due sorelle del giovane ucciso. Per 5 anni Liggi viene sospeso dal servizio. Le sorelle di Pascale intanto perdonano. Ivelise Pascale aveva lanciato un appello: "Perdono il ragazzo che ha ucciso mio fratello. Salvatelo perché non ci sia un’altra vittima in questa tragedia". Il 15 ottobre la sentenza della Cassazione mette la parola fine alla triste vicenda e la parola fine forse ad un altra vita. Non entriamo nel merito dei fatti che neppure conosciamo nei dettagli. Abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo il lavoro della nostra magistratura.
Però ci riesce difficile pensare che Ivan Liggi abbia sparato per uccidere, ha certamente sbagliato, ma non crediamo che avesse la volontà di eliminare quel povero ragazzo. Se fosse così sarebbe molto grave, anche perché la Polizia di Stato non si sarebbe accorta al momento dell’arruolamento di aver assunto non un poliziotto ma un giustiziere della notte.
Non sappiamo se Ivan se ne farà una ragione, sappiamo con certezza che questo triste episodio con questa condanna così dura sarà un monito pesante per tutti coloro che, con qualsiasi divisa, operano sulla strada e spesso ci lasciano la vita perché hanno sparato prima gli altri e loro non hanno fatto in tempo ad essere processati...
Amareggia molto anche constatare che mentre l’agente Ivan Liggi, poliziotto della Polizia Stradale, va dietro le sbarre a scontare 9 anni e 5 mesi per aver sparato durante un inseguimento, un mafioso di nome Giovanni Brusca, colpevole di oltre 100 omicidi, e di aver sciolto il corpo di un bambino nell’acido e aver poi collaborato con la giustizia, ottiene permessi ogni 45 giorni per uscire dal carcere. Almeno se Ivan si fosse chiamato Liggio anziché Liggi avrebbe potuto sperare in un errore o una omonimia.
Oggi l’Italia con Liggi dentro e Brusca fuori si sentirà però più sicura, più tranquilla, più giusta!


Giordano Biserni
Presidente Asaps
www.asaps.it










di Giordano Biserni

Martedì, 07 Dicembre 2004
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