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Notizie brevi 05/03/2005

NICOLA CALIPARI POLIZIOTTO IN IRAQ.

L’omaggio a un uomo che nulla ha risparmiato per il servizio al suo Paese

NICOLA CALIPARI POLIZIOTTO IN IRAQ.

L’OMAGGIO A UN UOMO CHE NULLA HA RISPARMIATO PER IL SERVIZIO AL SUO PAESE.


Nicola Calipari

Che vuol dire “investigatore di rango”, cosa intendiamo per “007”, a chi pensiamo quando sentiamo la parola “eroe”? Non è un esercizio sintattico, non deve esserlo. Non è una prova di retorica, ma una semplice constatazione. In questi giorni terribili, per la famiglia della giornalista Giuliana Sgrena, Nicola Calipari guardava in faccia i tagliagole che hanno ucciso senza pietà i nostri ostaggi, quelli degli altri paesi stranieri impegnati in Iraq in questa occupazione del dopo Saddam. Li ha guardati in  faccia, mentre contrattava con loro la liberazione della giornalista, negoziando la vita di Giuliana e nel contempo la sua, alla mercé dei sequestratori un po’ al soldo di Al Zarqawi un po’ al soldo di loro stessi, in quel paese diventato ormai l’ombellico di un mondo sempre più crudele e perverso.

Li guardava in faccia come aveva fatto altre volte, mentre in silenzio faceva tornare a casa i nostri concittadini finiti nelle mani di briganti o terroristi.

Lasciamo fuori la politica, però, e celebriamo l’uomo, un Poliziotto che ha lavorato tutta la sua vita al servizio dello Stato, inchiodando trafficanti di droga, esponenti della ‘Ndrangheta, di cui era un profondo conoscitore ed un acerrimo nemico, e poi finendo allo SCO prima di essere chiamato a dirigere i settori più importanti del Sismi, il servizio segreto militare. Un organismo dove non si scherza, dove per essere accetto, il Poliziotto, un uomo che non è un militare, ha dovuto dimostrare il suo talento, risalendo la scala gerarchica fino ad arrivare ai vertici del Servizio. Il premier Silvio Berlusconi ed uno dei rappresentanti della sua Opposizione più accesa, il direttore de Il Manifesto Gabriele Polo, giornale per cui Giuliana lavora, hanno usato – con modi diversi – parole di grandissimo dolore e di grande rispetto per l’ultimo gesto di un poliziotto che è stato in missione tutta la vita, e che è stato pronto a tutto pur di concludere la sua missione. Anche Polo, in un attimo di commozione davanti alle telecamere, ha ammesso che “Nicola”, era diventato un amico per lui e per tutta la redazione. Il Negoziatore aveva garantito che l’ostaggio sarebbe tornato a casa, e la fiducia di cui godeva aveva disteso il clima della famiglia e del Governo stesso.

Ironia della sorte, dopo essere scampato al fuoco nemico degli AK47, dopo aver visto brandire scimitarre che mimavano minacciose il taglio della sua testa, Nicola Calipari è rimasto vittima di un “agguato amico”, nel quale il suo braccio destro, un ufficiale del Carabinieri di cui non conosceremo forse mai il nome, e la stessa Giuliana sono rimasti feriti.

Ora non resta che “essere più buoni”, smetterla per un poco di litigare sulla nostra pelle e stringersi attorno alla famiglia di un uomo che vegliava su tutti noi, senza pensare – come devono fare i poliziotti e i servitori dello stato – senza distinzioni, anche da lontano, e che lontano ha scelto di morire per farci tornare a casa.

E un tricolore alla finestra, non potrà che fargli piacere, magari vicino all’iride della pace.

Alla famiglia di Nicola Calipari, il nostro deferente rispetto e il nostro profondo cordoglio. Agli uomini e donne che come lui lavoravano per la nostra protezione, per il nostro Paese,  la nostra stima, la nostra riconoscenza, il nostro profondo affetto. Ai giornalisti che rischiano la vita per raccontarcela, la nostra grande e incondizionata solidarietà.

 

L.B.


Sabato, 05 Marzo 2005
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