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Editoriali 29/10/2004

Quella cruda espressione di sorpresa nei volti delle vittime della strada!

Bene le campagne contro gli incidenti, bene gli spot scioccanti, ma senza educazione stradale e con controlli carenti serviranno a poco.

Quella cruda espressione di sorpresa nei volti delle vittime della strada!.
Bene le campagne contro gli incidenti, bene gli spot scioccanti, ma senza educazione stradale e con controlli carenti serviranno a poco.

di Giordano Biserni*

Per carità tutto quello che si fa per aumentare la sicurezza stradale è il benvenuto. Ben vengano quindi i programmati spot scioccanti negli orari di massimo ascolto con immagini cruente di incidenti stradali (magari però si conciliano poi poco con gli sventolati 150 nelle autostrade a 3 corsie). Anche noi dell’Asaps potremmo mettere a disposizione un ricco ed “esaustivo” archivio. Quando guardiamo qualcuna di quelle immagini provenienti da antichi e recenti rilievi di incidenti stradali, riceviamo un pugno nello stomaco, specie quando si tratta di ragazzi o di ragazze e rimaniamo colpiti per una quasi costante impressione che ne ricaviamo, qui la possiamo dire, non ci sono immagini di primi piani a corredo di questo articolo. Nel volto, negli occhi delle vittime della violenza stradale archiviati nella nostra memoria di antichi operatori della sicurezza e dai nostri crudi archivi fotografici ricchi di immagini di persone decedute per incidente, emerge costante una imbarazzante espressione: la sorpresa.
La sorpresa stampata nel volto di chi in quell’ultimo attimo intuisce la fine della corsa, la fine della vita, la sua impossibilità di poter fare qualcosa, di poter invertire l’ormai ordinato susseguirsi degli eventi. Imbarazzante, portatrice di profonda pena quell’espressione di sorpresa, anche per noi che eppure ne abbiamo viste e ne vediamo tante. Che contrasto con le stupende foto/manifesto di giovani ragazze e ragazzi esibite nei convegni dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada. Anche lo sforzo delle compagnie di assicurazione nella campagna per la sicurezza stradale, è sicuramente il termometro di un atteggiamento diverso e di maggiore sensibilità verso il drammatico problema della sinistrosità stradale nel nostro Paese. Ben venga. Tuttavia simili iniziative, ed altre già lanciate o in cantiere, non dovrebbero neppure per un attimo distogliere l’attenzione dal fatto che la questione incidenti stradali patisce due sedimentati e ancora irrisolti problemi di fondo posti, come si dice, a monte e a valle delle campagne informative.
Innanzi tutto la ancora quasi totale carenza dell’educazione stradale nelle scuole. Qui ricordiamo che l’educazione stradale è ancora occasionale e gestita solo con il rinvio alla responsabilità degli insegnanti che, pur fra sforzi lodevoli, faticano a prevedere itinerari educativi continui e, lo sottolineiamo, obbligatori così come previsti dal Codice della Strada e dai successivi decreti attuativi. Un esempio per tutti è la questione patentino del quale alcune centinaia di migliaia di ragazzi ancora oggi sono sprovvisti, poiché i corsi gratuiti (diritto per le famiglie) non sono stati organizzati in tutte le scuole. Anche la ripresa autunnale delle lezioni lascia vago il problema dei finanziamenti dei corsi. Le somme distribuite dal Ministero competente sono assolutamente irrisorie rispetto alle esigenze. Quel 7,5% delle sanzioni ricavate dalle infrazioni ha ottenuto una “interpretazione autentica” che ne ha falciato la reale portata, assegnando agli istituti briciole. Vorremmo conoscere gli esatti importi destinati alle scuole per l’appena iniziata “campagna d’autunno” del patentino e per l’educazione stradale per i nostri ragazzi.
L’altro aspetto è quello dei controlli su strada. Sono inutili ogni campagna per la sicurezza, ogni spot scioccante e ogni sistema di patente a punti, se non s’incentiveranno i controlli. Oggi il costante calo delle positive percentuali sulla sinistrosità del dopo PaP, dimostra in modo inequivocabile che è stato percepito il concetto che “perdere i punti, in modo definitivo, è difficile. Recuperare i punti è facile”. Questa percezione reale va ribaltata. Dovrà essere facile perdere i punti (più controlli, più etilometri) dovrà essere più difficile recuperarli. Come è possibile che dopo 2 anni siano recuperati tutti i punti sia per chi ne ha persi 2 sia per chi ne ha persi 19? Come è possibile che non esistano momenti di verifica per chi ha perso punti e li recupera? Dovrà essere rivisto, come suggerito da Asaps qualche tempo fa, il sistema riguardante le recidive per guida in stato d’ebbrezza, uso di sostanze e velocità eccessive superiori di 40 km oltre il limite, prevedendo revoche e non solo sospensioni della patente. Le cure non sarebbero poi così difficili basta vedere quello che stanno per fare nella vicina Svizzera, (vedi articolo a pag.-18) un Paese che ha quasi il doppio degli abitanti della sola Emilia Romagna e circa la metà dei morti sulle strade, 442 contro gli 543 della nostra regione. Eppure gli elvetici considerano quelle cifre socialmente insopportabili e stanno per abbassare i limiti in autostrada da 120 a 110, sulle statali da 90 ad 70. Stanno per attivare sistemi per i quali la vettura con le cinture slacciate (anche posteriori) non si avvierà. Altro che 150 nelle 3 corsie.
Vorremmo poi sapere quante sono esattamente e realmente le pattuglie impiegate ogni giorno, in ogni quadrante su strada, quali le percentuali in rapporto al parco veicoli, agli abitanti, ai km di strade, agli anni precedenti.
Per assurdo le energie assorbite dai giusti controlli sugli obiettivi fissi in chiave antiterrorismo - si parla di 25.000 uomini impiegati – tolgono ancora una volta forza al sistema controlli della strada. L’organico non ripianato della Stradale (-1.500) ne è la prova. Sulla strada intanto si contano ancora quasi 20 morti e 800 feriti al giorno. Festivi compresi.
Però questo accade da anni. Non tutte li colpe possiamo darle al terrorismo.


* Presidente Asaps.

 




di Giordano Biserni*

da "Il Centauro" n.90
Venerdì, 29 Ottobre 2004
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