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Intervista a Marina Fontana, una vera amazzone della sicurezza stradale alla vigilia dell’approvazione della legge sull’Omicidio stradale

Marina Fontana

Marina sei diventata un simbolo,  una libera bandiera del movimento per la sicurezza stradale e per l’approvazione dell’Omicidio stradale. Hai fiducia che la legge venga approvata entro la fine dell’anno come si è impegnato il presidente Matteo Renzi, dichiaratosi da sempre favorevole e primo firmatario della proposta sull’Omicidio stradale promossa dalle Associazioni Lorenzo Guarnieri, Gabriele Borgogni e ASAPS fin dal 2011?

Ciò che induce ad avere fiducia negli impegni del Presidente del Consiglio non è solo l’impegno istituzionale e formale manifestato nelle occasioni o dichiarazioni ufficiale, ma anche e soprattutto la personale vicinanza che lo stesso ha dimostrato a me ed alle famiglie colpite da queste terribili tragedie.
 
Perché hai organizzato questo sit in oggi dopo quello del marzo scorso?

Il 26 ottobre, giorno in cui il testo di legge va in discussione in Commissione alla Camera dei Deputati,saranno passati 91 giorni dall’approvazione al Senato della legge per la istituzione del reato di Omicidio Stradale.
Un tempo brevissimo per il meccanismo legislativo italiano, ma che purtroppo, per le vittime che giornalmente si registrano sulle strade, suona come un cronometro di morte.
Quanti morti ancora,prima che si comprenda quanto sia importante questa legge.
La certezza della pena sarà un efficacissimo deterrente alle condotte irresponsabili di quanti con troppa superficialità mietono vittime innocenti.
Il 26 ottobre è il giorno dell'attenzione al tempo che passa, e mentre passa, fa girare il contatore.
Se non bastasse ci saranno altri 26 ottobre, fino a quando, chi piange queste vittime, troverà uno Stato che dia piena “giustizia” , non vendetta,  per questi omicidi.
Parallelamente occorre rinforzare l’ azione di prevenzione e di educazione stradale.
 
Secondo te chi è che “tira il freno a mano” e ha rallentato e rallenta il percorso di approvazione dell’Omicidio stradale?

Il Parlamento è affollato da provvedimenti di legge, probabilmente tutti meritevoli, ma che intasano la normale attività sia delle Commissioni che plenaria. In questo momento gli obiettivi del Sistema Paese e della Competitività sono in primo piano. Se vogliamo dirla semplicemente, il "freno a mano" è questo nostro paese, nel quale, per troppo tempo, si sono accumulate emergenze non gestite ed in attesa. Spero che la pressione dell’opinione pubblica che si è generata sul tema, non faccia cadere la giusta attenzione che merita.
 
Quali sono gli aspetti che secondo te dovrebbero ancora integrare l’attuale proposta?

In Italia, chi causa un incidente mortale perché mentre sta guidando si distrae per inviare o leggere un sms e un messaggio di posta elettronica, di whatsapp, o per guardare un film sul tablet, oppure parlare al telefonino senza vivavoce e senza auricolare o per farsi il selfie, chi guidando contromano, o perché non si è fermato al semaforo rosso, o accelera vicino agli attraversamenti pedonali , continuerà ad essere accusato, sempre e solo, di "omicidio colposo".
Questi comportamenti consapevolmente “irresponsabili” causano più del 51% degli incidenti mortali, ecco perché devono essere ricompresi tra le cause di omicidio stradale, come chi uccide mettendosi alla guida sotto l’effetto di alcol e droga, o viaggiando ad una velocità di molto superiore ai limiti consentiti.
In caso contrario senza una configurazione di reato adeguata non si avrà nessun effetto deterrente, con la conseguenza “ di norma” della scarcerazione immediata e una prospettiva di pena insignificante rispetto al dolore causato ai superstiti, quindi si avrebbe il perverso effetto di parenti ed amici e opinione pubblica che perdono la fiducia nel sistema giudiziario e colpevoli che si sentono graziati da una legge permissiva e poco adeguata.

Marina Fontana col marito Roberto Cona
nel felice giorno del loro matrimonio



Qual è stato il tragico incidente che ti ha portato via il tuo Roberto?

Alle 23.50 del 26 luglio 2013, con mio marito Roberto Cona,  solo 1 anno e 3 mesi di matrimonio, stavamo percorrendo l’autostrada del Sole, A1, in  direzione Sud.
Eravamo partiti da Milano, dove vivevamo e lavoravamo, per andare a trascorrere due settimane di ferie in Sicilia, tra Palermo e Castel di Tusa. Volevamo abbracciare le mamme, e vedere tutti i parenti e gli amici di una vita.
All’altezza di Barberino, abbiamo dovuto fermarci per una coda di macchine, ben segnalata, a causa di alcuni lavori stradali.
All’improvviso è sopraggiunto un tir con autista turco, entrato in Italia dalla Turchia senza carta verde, lo stesso, proveniente ad alta velocità dietro di noi, non ha rispettato i segnali di attenzione, non ha rallentato schiantandosi sulla coda di macchine ferma.
Noi,  pur non essendo gli ultimi della fila, abbiamo subito le conseguenze peggiori.
La nostra Lancia Thesis, colpita dal tir  con la violenza di  una bomba, è stata sbalzata in aria ribaltandosi e riducendosi  ad un groviglio di lamiere. 
Io ho pochissimi ricordi dell’accaduto, so che sono svenuta diverse volte e mi sono risvegliata in braccio ai primi soccorritori, ero gravissima.
Mio marito Roberto era steso a terra, con gli occhi chiusi,  quegli occhi che tanto ho amato, non li ho mai più rivisti  aperti.
Roberto, è entrato subito in coma,  e 12 ore dopo l’incidente, alle 13.15 del 27 luglio i medici del Careggi di Firenze, dove siamo stati trasportati con codice rosso, hanno dichiarato la morte cerebrale. Io ho voluto donare i suoi organi, la morte non doveva vincere, la vita di Roberto, doveva continuare, aiutando altre persone a guarire da mali incurabili.
Io sono stata gravissima per mesi, ho subito diverse lesioni permanenti,  ma sono viva.
 
A che punto è il processo a carico dell’omicida di Roberto?

L’imputato è libero da sempre, due giorni dopo l’incidente è tornato in Turchia, lì vive la sua vita, non ha mai sentito l’esigenza di chiedere scusa.
Il 10 settembre 2015 il tribunale di Firenze lo ha condannato in primo grado a 3 anni di reclusione, con sospensione della patente per 4 anni.  Si attende a breve il deposito delle motivazioni, poi vedremo il prosieguo…ma so che difficilmente sconterà una pena…
 
Sai benissimo che la futura nuova legge, a prescindere dai contenuti, non riguarderà il processo all’omicida di Roberto che ti ha provocato oltre ad un dolore incontenibile anche lesioni molto gravi. Dove trovi allora tutta questa carica per portare avanti questa faticosa battaglia?

Nessuna voglia di vendetta. Mi anima la profonda consapevolezza che ho maturato dalla mia terribile esperienza, purtroppo non posso recuperare il passato, ma se avrò la possibilità di salvare anche una sola persona, con questa mia battaglia, sarò serena. Un donatore di organi sa di non potere salvare la sua vita, ma quando in vita fa questa scelta importante,  lo fa per il futuro di chi neanche conosce.
 


Marina Fontana è stata ed è una forte spinta per l’Omicidio stradale. (ASAPS)

Mercoledì, 28 Ottobre 2015
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