Ventimiglia -
Nel sangue aveva un tasso alcolico altissimo. E il colpo che
lo ha ucciso è stato esploso da distanza ravvicinata, non
più di dieci centimetri dalla tempia. Sono queste le conclusioni
cui è pervenuto il professor Lorenzo Varetto, l’anatomopatologo
dell’Istituto di medicina legale di Torino che ha eseguito l’autopsia
sul corpo di Bruno Paul Maurice Kolly, il francese di 38 anni
rimasto ucciso al termine del conflitto a fuoco con due agenti
della polizia, la sera dello scorso 12 gennaio alla barriera di
confine dell’Autofiori, a Ventimiglia. Sparatoria nella quale
era rimasto ferito un poliziotto: Corrado Aruta, raggiunto all’inguine
da proiettile.
La perizia completa sarà trasmessa al pubblico ministero
Vittore Ferraro entro il prossimo 15 marzo, ma sulla scorta dei
dati preliminari arrivati ieri mattina in procura, gli inquirenti
hanno già ottenuto conferme probabilmente decisive sulla
ricostruzione dell’episodio, la dinamica della sparatoria e, soprattutto,
sulle cause della morte del francese, dopo la scoperta che la
vittima non era stata raggiunta da un proiettile calibro 9 esploso
da uno degli agenti, ma da un calibro 22, sparato dalla carabina
della vittima. Dunque il quadro degli elementi scientifici e balistici
avvalora la tesi del suicidio. L’ultimo dubbio era infatti legato
alla distanza dello sparo. Nel corso dell’autopsia il proiettile
era stato rinvenuto all’interno del cranio: una circostanza piuttosto
insolita se si considera che, generalmente, quando l’eplosione
del colpo è a distanza ravvicinata il proiettile tende
a fuoriuscire.
«Molto dipende dalla potenza dell’arma, in particolare quando
si tratta di un fucile», avevano detto gli stessi poliziotti
incaricati degli accertamenti. La perizia ha dato loro ragione.
Il fucile di Kolly era di media potenza, quindi non in grado di
trapassare la scatola cranica. Ora, con l’esito definitivo dell’autopsia,
è arrivata la prova del nove. Sui tessuti intorno al foro
di entrata sono state rinvenute tracce di polvere da sparo e frammenti
metallici: due indicatori che confermano la brevissima distanza
dalla quale è stato esploso il colpo. L’esame del sangue
ha invece accertato che il francese prima di imbattersi nel posto
di blocco della polizia aveva assunto una quantità rilevante
di alcol. E questo rende più che verosimile la testimonianza
dei due agenti, che avevano dichiarato di aver fermato l’auto
di Kolly - una Rover bianca - perchè procedeva a zig zag.
«Il sospetto è che alla guida ci fosse una persona
ubriaca», avevano detto i poliziotti durante il primo interrogatorio.
Adesso, sulla base delle perizie, il pubblico ministero si appresta
a chiudere l’inchiesta che, al momento, è ancora a carico
di uno dei due agenti, indagato a piede libero per eccesso colposo
di legittima difesa. Probabilmente non si renderà necessario
modificare l’intestazione del fascicolo, anche se ormai è
stato accertato che si è trattato di un suicidio. Il procedimento
verrà semplicemente archiviato e con questo anche la posizione
giudiziaria del poliziotto.