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Notizie brevi 02/03/2005

Sparatoria a Ventimiglia
Ha sparato e poi si è ucciso - CONFLITTO A FUOCO ALLA FRONTIERA

L’esito dell’autopsia ha scagionato il poliziotto indagato Il colpo è stato esploso da una distanza ravvicinata
da "Il Secolo XIX"

Sparatoria a Ventimiglia
Ha sparato e poi si è ucciso

CONFLITTO A FUOCO ALLA FRONTIERA
L’esito dell’autopsia ha scagionato il poliziotto indagato
Il colpo è stato esploso da una distanza ravvicinata

Ventimiglia  - Nel sangue aveva un tasso alcolico altissimo. E il colpo che lo ha ucciso è stato esploso da distanza ravvicinata, non più di dieci centimetri dalla tempia. Sono queste le conclusioni cui è pervenuto il professor Lorenzo Varetto, l’anatomopatologo dell’Istituto di medicina legale di Torino che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Bruno Paul Maurice Kolly, il francese di 38 anni rimasto ucciso al termine del conflitto a fuoco con due agenti della polizia, la sera dello scorso 12 gennaio alla barriera di confine dell’Autofiori, a Ventimiglia. Sparatoria nella quale era rimasto ferito un poliziotto: Corrado Aruta, raggiunto all’inguine da proiettile.
La perizia completa sarà trasmessa al pubblico ministero Vittore Ferraro entro il prossimo 15 marzo, ma sulla scorta dei dati preliminari arrivati ieri mattina in procura, gli inquirenti hanno già ottenuto conferme probabilmente decisive sulla ricostruzione dell’episodio, la dinamica della sparatoria e, soprattutto, sulle cause della morte del francese, dopo la scoperta che la vittima non era stata raggiunta da un proiettile calibro 9 esploso da uno degli agenti, ma da un calibro 22, sparato dalla carabina della vittima. Dunque il quadro degli elementi scientifici e balistici avvalora la tesi del suicidio. L’ultimo dubbio era infatti legato alla distanza dello sparo. Nel corso dell’autopsia il proiettile era stato rinvenuto all’interno del cranio: una circostanza piuttosto insolita se si considera che, generalmente, quando l’eplosione del colpo è a distanza ravvicinata il proiettile tende a fuoriuscire.
«Molto dipende dalla potenza dell’arma, in particolare quando si tratta di un fucile», avevano detto gli stessi poliziotti incaricati degli accertamenti. La perizia ha dato loro ragione. Il fucile di Kolly era di media potenza, quindi non in grado di trapassare la scatola cranica. Ora, con l’esito definitivo dell’autopsia, è arrivata la prova del nove. Sui tessuti intorno al foro di entrata sono state rinvenute tracce di polvere da sparo e frammenti metallici: due indicatori che confermano la brevissima distanza dalla quale è stato esploso il colpo. L’esame del sangue ha invece accertato che il francese prima di imbattersi nel posto di blocco della polizia aveva assunto una quantità rilevante di alcol. E questo rende più che verosimile la testimonianza dei due agenti, che avevano dichiarato di aver fermato l’auto di Kolly - una Rover bianca - perchè procedeva a zig zag. «Il sospetto è che alla guida ci fosse una persona ubriaca», avevano detto i poliziotti durante il primo interrogatorio.
Adesso, sulla base delle perizie, il pubblico ministero si appresta a chiudere l’inchiesta che, al momento, è ancora a carico di uno dei due agenti, indagato a piede libero per eccesso colposo di legittima difesa. Probabilmente non si renderà necessario modificare l’intestazione del fascicolo, anche se ormai è stato accertato che si è trattato di un suicidio. Il procedimento verrà semplicemente archiviato e con questo anche la posizione giudiziaria del poliziotto.

 


Mercoledì, 02 Marzo 2005
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