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Notizie brevi 19/02/2005

LO SFOGO DEI COLLEGHI E DEGLI AMICI

LO SFOGO DEI COLLEGHI E DEGLI AMICI
di R. Rocchi

Erano tanti i colleghi presenti all’udienza di Reggio Emilia che ha visto condannati i due malviventi che lo scorso aprile hanno falciato la vita a Stefano Biondi. Molti facevano parte della Sottosezione autostradale di Modena Nord, altri ancora hanno voluto partecipare in segno di solidarietà nei confronti della famiglia. A loro, dopo la sentenza di condanna, abbiamo chiesto un commento o più semplicemente di dirci ciò che hanno provato.

Abbiamo volontariamente deciso di riportare i soli nomi di battesimo, senza citare la qualifica o il reparto di appartenenza, perché non è questo che ha importanza, ma lo spirito e la convinzione con cui ogni collega ha vissuto questa giornata.

“Credo di poter esprimere la soddisfazione di tanti colleghi – dice per primo Giancarlo – che hanno finalmente assistito ad una sentenza giusta e soprattutto che riconosce il sacrificio di chi, come Stefano, offre la propria vita per salvare quella degli altri. E’ stato un segnale forte e deciso che ha rinfrancato non soltanto la famiglia ma tutti noi che operiamo ogni giorno sulle strade ed autostrade d’Italia.”

“Giustizia è fatta – sostiene Palma – ed anche se questa è una vittoria amara perché non ci riporta indietro il nostro Stefano, dobbiamo essere contenti di avere ottenuto se non altro un poco di consolazione dopo tanta sofferenza.”

Ilio, da pochi anni nella Polizia Stradale, è ancora sbigottito per quanto avvenuto, soprattutto dopo avere udito i commenti che la madre dell’assassino materiale di Stefano ha lanciato nei confronti dei tanti colleghi presenti.

“Credo sia uno dei giorni della mia vita che ricorderò con maggiore amarezza e commozione – dice e penso che debba essere triste, dopo avere perso un figlio, avere come unica consolazione la sentenza di colpevolezza degli autori di questo reato. Intanto Stefano non c’è più e domani chiunque di noi potrebbe trovarsi in una simile situazione.”

“Nessuna vendetta – grida Davide – ma giustizia sì ed ora lo Stato non alleggerisca come di consueto le pene inflitte in primo grado, ma abbia il coraggio di portare fino in fondo questa sentenza che ha premiato il lavoro di quanti hanno chiesto una giusta punizione.”

“Di fronte a quanto è successo un anno fa – dice Paola, che presta servizio in un reparto non vicino ma è appositamente venuta a Reggio Emilia per seguire la fase finale del processo – mi sento davvero piccola e insignificante e talvolta mi vergogno persino di prestare servizio in ufficio, quando altri, come Stefano, rischiano continuamente la vita su strada. Per me Stefano è e rimane un grosso esempio.”

Fra i presenti anche un semplice cittadino, Rino, quasi sessant’anni, che già si era sentito in dovere di andare a salutare la salma di Stefano quando venne condotto presso la camera mortuaria di Reggio Emilia.

“Non possiamo dimenticare quanti offrono la vita per tutti i cittadini – dice commosso – anche io ho un figlio della stessa età di Stefano e credo sia dovere di tutti stare vicini alla famiglia di questo ragazzo anche con la sola presenza.”

Grazie Rino, la tua testimonianza è forse la più importante che abbiamo raccolto, forse perché la più disinteressata o più semplicemente perché proviene dal cuore di un altro genitore.


 

 


di R. Rocchi

Sabato, 19 Febbraio 2005
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