Thc nel sangue, ma l’esame era sbagliato
ROVERETO. Quando lo hanno fermato a un posto di blocco in Bassa Vallagarina, i carabinieri hanno sottoposto il ragazzo - che oggi ha 22 anni - al test alcolometrico, e il valore riscontrato dal dispositivo in dotazione era risultato 0,33: ammissibile per un veterano, ma non per un neopatentato, com’era il suo caso. Non paghi di ciò, gli uomini dell’Arma avevano inviato il giovane in ospedale per eseguire gli esami del sangue circa la presenza di altre sostanze.
L’esame aveva rivelato tracce di Thc, ovvero il metabolita dell’hashish e della marijuana. In seguito ai riscontri, al giovane era stata sospesa per 6 mesi la patente ma secondo il ragazzo la procedura seguita per gli esami non era stata cristallina. Il prelievo era stato effettuato attorno alla mezzanotte, ma lui era stato richiamato solo alle 7 del mattino per firmare il consenso all’esame, notando che le provette non erano state nemmeno sigillate fino a quel momento. Il suo legale ha così impugnato il provvedimento e ieri si è trovato a discuterne davanti al giudice Michele Cuccaro. L’avvocato Roberto Zoller ha così spiegato che alla base di un provvedimento grave come la sospensione della patente - che per chiunque abbia un lavoro equivale a una pena molto gravosa - servono dati certi.
In linea di principio, non si poteva invece escludere che le provette fossero state alterate o scambiate per errore con quelle di qualcun altro nel tempo intercorso tra il prelievo e la firma. Inoltre l’Azienda sanitaria non aveva
saputo dare alcuna spiegazione su chi fosse il custode delle provette in quelle sei ore e mezza, né sui locali in cui fossero state conservate. L’accusa aveva chiesto un anno e 4 mesi e due anni di sospensione della patente, ma il giudice ha assolto il ragazzo «perché il fatto non sussiste».
da trentinocorrierealpi.gelocal.it
Qualcosa non ha funzionato nel sistema di accertamento e di conservazione della prova. (ASAPS)