Traffico di Suv rubati. La sede era a Castiglione delle Stiviere
CASTIGLIONE. Da Castiglione al porto di Genova e via nei container verso l’Africa dell’Ovest. Le auto di lusso, rubate in Lombardia e in Emilia, finivano nel mercato nero del Togo, del Ghana e del Marocco. I ladri temevano però la concorrenza: per evitare che le supercar venissero razziate durante il viaggio, saldavano le porte dei cassoni dei camion su cui erano caricate. Non solo, nascondevano le vetture tra la merce regolarmente denunciata, in modo da sfuggire ai controlli.
Le precauzioni non sono servite a evitare che la Guardia di Finanza di Genova scoprisse il traffico, arrestando sette persone, tutti africani, con l’accusa di riciclaggio e falso in atto pubblico. Due le sedi dell’organizzazione: a Cernusco sul Naviglio e a Castiglione delle Stiviere. Qui in un capannone di via dell’Impresa, di fronte al parcheggio della zona industriale, le auto venivano nascoste e stivate. Il blitz nel Mantovano è scattato venerdì mattina, e ha visto la partecipazione dei militari della Tenenza di Castiglione.
Nel magazzino c’era ancora un’auto, una Porsche Cayenne, rubata a Milano il 12 novembre, già caricata su un grosso furgone, pronto alla partenza. Il capannone era ingombro di rifiuti: vecchi frigoriferi, batterie e pneumatici utilizzati per nascondere le supercar. Una vera discarica abusiva che è stata sequestrata. Tutta merce sequestrata.
In manette sono finiti due originari del Togo, residenti sul lago di Garda, che avevano preso in affitto il capannone da un castiglionese.
L’uomo per il momento è stato soltanto indagato a piede libero, in attesa di accertare il suo ruolo, mentre i due africani sono ai domiciliari.
L’operazione “Evoque” , coordinata dal sostituto procuratore Francesco Pinto ha preso il via grazie alle radiografie fatte ai container nel porto di Prà di Genova con carichi dichiarati di rottami metallici, ruote usate, materiale informatico e auto da rottamare: si è scoperto che invece dentro vi erano anche le auto rubate, nascoste in carichi che ufficialmente contenevano rottami, pneumatici o materiale informatico.
Il quadro dell’organizzazione criminale è stato disegnato grazie a intercettazioni telefoniche, osservazioni, pedinamenti, controlli e rilievi delle impronte digitali, con attività di intelligence e analisi dei dati.
Complessivamente sono state sequestrate trenta vetture, per un valore di circa due milioni di euro.(r.c.)
da gazzettadimantova.gelocal.it
E così i Suv rimangono in Italia. (ASAPS)