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Pirateria 03/12/2015

No al patteggiamento per Vito Ramunno, il pirata della strada che ammazzò Francesco Zaccheo

Il gip Diella rigetta la proposta dei legali dell'imputato: «Troppo pochi tre anni e qualche mese per quello che ha commesso». Udienza dibattimentale fissata per il 4 marzo 2016
Il luogo dell'investimento mortale © lagazzettadelmezzogiorno.it

Decisione esemplare, quella assunta dal gip del Tribunale di Bari Antonio Diella, nel procedimento penale a carico del pirata della strada Vito Ramunno, il 23enne palese che l'8 giugno scorso investì e uccise il 76enne Francesco Zaccheo, anch'egli di Palo del Colle. Ramunno deve rispondere di omicidio colposo e omissione di soccorso, con le aggravanti della guida senza patente e in stato di alterazione psico fisica per l'effetto di cannabinoidi.

 

Nell'udienza preliminare del 23 novembre scorso, durante la quale i familiari della vittima si sono costituiti parte civile, si doveva deliberare sulla richiesta di patteggiamento formulata dai legali dell'imputato, che avevano proposto una pena di tre anni e qualche mese. Pur essendo stata consentita dal pm, la proposta è stata respinta dal giudice Diella, che l'ha ritenuta del tutto incongrua alla gravità dei fatti ascritti al giovane e alla sua recidività, data la fedina penale già macchiata da svariati reati.

Un rigetto accolto con favore dai familiari del pensionato palese, che confidano di avere risposte adeguate dalla magistratura e da Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali a tutela dei diritti dei cittadini, a cui la famiglia Zaccheo si è rivolta, attraverso il consulente Sabino De Benedictis, per ottenere giustizia e che sta seguendo il caso con i propri esperti e il proprio servizio legale.

Nella successiva udienza del 30 novembre è stata designata Lucia De Palo come nuovo giudice che si occuperà della vicenda, dovendosi astenere dal prosieguo il gip Diella che si è già pronunciato sul rigetto del patteggiamento. L'udienza dibattimentale è stata fissata per il 4 marzo 2016. In quella sede i legali di Ramunno presenteranno comunque istanza di rito abbreviato, che gli darà diritto ad uno sconto di un terzo della pena, ma il segnale lanciato dal giudice per le ingadini preliminari è chiaro circa la volontà di comminargli una condanna esemplare: Ramunno è tuttora detenuto nel carcere di Bari e gli è stata respinta anche la richiesta dei domiciliari.

La tragedia ha avuto una vasta eco a livello nazionale e la morte dell’anziano, che era rientrato nella sua Puglia per godersi la pensione dopo tanti anni di lavoro in Germania, è di quelle che gridano vendetta. Zaccheo stava percorrendo tranquillamente via Ciavriello, a Palo del Colle, nella sua corsia di marcia, in sella ad un ciclomotore, quando fu falciato e ucciso da Vito Ramunno, che gli piombò addosso a tutta velocità con un'Alfa 156, poi risultata non sua e priva di assicurazione. Il responsabile, disoccupato e già noto alle forze dell'ordine per una collezione di denunce, lasciò il 76enne esanime sull'asfalto e fuggì. E dopo aver bruciato la vettura, ebbe la sfrontatezza di tornare sul luogo dell'incidente, mescolandosi alla folla, non per accertarsi delle condizioni della vittima ma solo per cercare di rimuovere dalla strada i pezzi dell'auto, allo scopo di evitare che si potesse risalire a lui. Notato dai carabinieri, intervenuti sul posto per i rilievi, Ramunno tentò la fuga a piedi nelle campagne circostanti, ma fu raggiunto e arrestato dai militari. Per giunta, risultò anche privo della patente e positivo agli accertamenti tossicologici.

Una condotta criminale che spinse i familiari di Zaccheo e Studio 3A, un paio di mesi fa, a rilanciare con forza la non più prorogabile necessità di chiudere l'iter legislativo del ddl che ha introdotto il reato di omicidio stradale.

«Se non è questo il caso! Purtroppo, per fatti di inaudita gravità come questo, che destano rabbia e indignazione generali, e per persone come queste che non hanno alcun rispetto per la vita degli altri – commenta Ermes Trovò, amministratore unico di Studio 3A – l'omicidio colposo è solo un palliativo. Accogliamo però con soddisfazione la decisione del gip di rifiutare il patteggiamento, che leggiamo come una chiara volontà da parte del Tribunale di Bari di usare tutti gli strumenti consentiti dall'attuale legge per raggiungere quello che è il nostro stesso obiettivo: dare il massimo della pena possibile al responsabile di questo misfatto e rendere una giustizia degna di tal nome a Francesco Zaccheo e ai suoi familiari».

 

 

da palolive.it


E NOI SIAMO IN PIEDI AD APPLAUDIRLA SIGNOR GIUDICE DIELLA!! (ASAPS)

Giovedì, 03 Dicembre 2015
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