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Editoriali 14/01/2004

7 APRILE 2004, GIORNATA MONDIALE DELLA SICUREZZA STRADALE.

FINALMENTE UN IMPEGNO E UNA RISPOSTA "GLOBALI" AL GENOCIDIO STRADALE CHE CAUSA OGNI ANNO OLTRE UN MILIONE DI MORTI. Riflessioni, analisi, numeri, percentuali e costi della guerra delle lamiere.

7 APRILE 2004, GIORNATA MONDIALE DELLA SICUREZZA STRADALE.
FINALMENTE UN IMPEGNO E UNA RISPOSTA "GLOBALI" AL GENOCIDIO STRADALE CHE CAUSA OGNI ANNO OLTRE UN MILIONE DI MORTI.

Riflessioni, analisi, numeri, percentuali e costi della guerra delle lamiere.

di Giordano Biserni, Lorenzo Borselli

Finalmente ci siamo. Si comincia a capire che la vera guerra globale, quella che tocca realmente ogni persona sulla faccia della terra, è quella che si combatte quotidianamente sulla strada, quella che lascia sul terreno – si dice – un milione e trecentomila morti ogni anno. Il che vuol dire che ogni mezzo secolo, di questo passo, un paese come l’Italia, sparirà dal pianeta.

Un genocidio.

L’ultimo allarme giunge dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che è riuscita a raccogliere i dati della sinistrosità stradale di tutto il pianeta ed ha calcolato che entro il 2020 la morte sulla strada sarà la terza causa di morte assoluta nella black list, superando, nell’ordine, la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), la tubercolosi (TBC), la malaria e le malattie cerebrovascolari.

L’asfalto insanguinato costa al mondo 518 miliardi di euro all’anno, è come se con cadenza regolare di dodici mesi metropoli come Milano sparissero nel nulla.

Altro che guerre dunque, o carestie o malattie polmonari. Il mondo, ammettiamolo, si mobilita per la SARS o per l’encefalopatia spongiforme bovina, per l’influenza dei polli. Non lo fa invece per quella guerra subdola in cui non si spara, non ci si infetta, ma si muore più che in mille twin towers.

Quello che l’OMS sembra aver finalmente raggiunto, è la consapevolezza che l o stillicidio della morte da incidente stradale non troverà mai un impatto mediatico paragonabile a quello di un boeing 737 che penetra in un grattacielo, di un missile cruise lanciato sulle roccaforti talebane o di Saddam o di un mare che restituisce corpi di una strage dell’aria o dell’immigrazione.





Nessuno vuol togliere alle altre battaglie dell’umanità la giusta considerazione o il giusto allarme, ma ci vogliamo rendere conto che siamo davanti a un’epidemia senza precedenti, a un’emergenza planetaria per il genere umano?

Da anni il biglietto da visita dell’Asaps è l’impegno contro quei 18 morti che ogni giorno allungano il vergognoso bollettino di guerra (appunto) del nostro Paese, ignorato o usato, secondo le circostanze di luogo o di tempo (magari in un comizio da campagna elettorale).
Il 7 aprile 2004 l’Organizzazione Mondiale della Sanità alzerà il proprio vessillo e dedicherà una ventiquattrore senza precedenti alla salute ed alla sicurezza stradale. Anche l’ACI ha aderito all’iniziativa e per voce del proprio presidente, Franco Lucchesi, cercherà di far leva sulla coscienza degli italiani per fare in modo che, almeno per un giorno, sulla strada non muoia nessuno; oggi invece sono morte altre 18 persone, mentre ogni minuto e mezzo qualcuno si ferisce in un incidente. E sono dati sottostimati, sicuramente: anche questo andiamo a ripeterlo da dodici anni, tanto che qualcuno ci addita a integralisti della sicurezza stradale.

E lo siamo, perché ogni anno sono 34 miliardi di euro che svaniscono, come quei morti: il doppio dell’ultima finanziaria. Vincessimo questa, di battaglia, nessuno sciopererebbe più.
Ma è il dolore della tragedia familiare quello che più conta, che non si cancella, che rimane per sempre.

Molte le adesioni all’iniziativa della OMS, dalla Lega Calcio che domenica 4 aprile manderà in campo tutti calciatori con il simbolo della "giornata sulla sicurezza stradale" e da parte dell’ANIA, l’associazione nazionale fra le Imprese Assicuratrici.

Speriamo di essere davanti ad una coscienza collettiva che finalmente si sveglia: noi dell’Asaps ne auspichiamo, ovviamente, il successo e continueremo a lottare. D’altra parte per noi non è una novità.
INCIDENTALITA’ STRADALE:
LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA

Nel mondo
1.26milioni di morti in tutto il mondo
(stima ONU 2000)
Pari al 2.2% della mortalità globale
E al 25% di tutte le morti in seguito a ferita (ONU 2000),
(le ferite rappresentano la principale causa di morte tra i 15 e i 44 anni)
Nel 2000, gli incidenti stradali sono stati la nona causa di mortalità e invalidità nel mondo (il 2.8% del totale) e - se il quadro non muta – secondo l’OMS, nel 2020, potrebbero diventare la 3a causa di mortalità e invalidità nel mondo, davanti a flagelli quali la malaria, la tubercolosi e l’AIDS.
Nell’Unione Europea
UE ogni anno muoiono più di 50mila persone e 150mila restano invalide per la vita, un problema che colpisce, complessivamente,
200mila famiglie. Non solo, quindi, queste famiglie devono affrontare il problema del coinvolgimento emotivo, ma anche i problemi economici derivanti dal mancato reddito e - spesso- devono affrontare anche problemi giudiziari.
I costi sociali: Onu: "salasso per l’economia mondiale"
Costi sociali nel mondo
Secondo le Nazioni Unite, gli incidenti stradali rappresentano un vero "salasso per l’economia mondiale": in media bruciano dall’1 al 3 per cento del PIL.
I costi sociali complessivi sono stimati in 518 miliardi di dollari all’anno, di cui 100 miliardi nei soli Paesi in via di sviluppo, una cifra che rappresenta il doppio dell’ammontare degli aiuti internazionali stanziati per lo sviluppo.



di Giordano Biserni, Lorenzo Borselli

Mercoledì, 14 Gennaio 2004
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