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Notizie brevi 02/02/2005

Patenti fasulle, 170 indagati Svolta nell’inchiesta sulle tangenti pagate per ottenere il permesso di guida

da "Corriere della Sera"

Patenti fasulle, 170 indagati
Svolta nell’inchiesta sulle tangenti pagate per ottenere il permesso di guida


Lavinia Di Gianvito

Sono automobilisti, istruttori di guida, piloti di potenti barche a motore e skipper di scafi a vela. Ma non hanno mai sostenuto sul serio gli esami. Invece di studiare norme e segnaletica, hanno comprato la patente: c’era un’organizzazione rapida, efficiente e sicura che pensava a tutto. Anche se la scorciatoia era un po’ costosa. Sono 170 gli indagati nell’inchesta sui permessi di guida fasulli: conducenti di Roma e di altre città accusati di corruzione e falso. Lo scandalo era esploso a settembre, quando la procura di Torino aveva spedito in carcere 12 dirigenti del Dipartimento trasporti terrestri (ex Motorizzazione), un funzionario della Provincia di Roma, 15 procacciatori, responsabili e dipendenti di autoscuole. Intanto era scattata la caccia ai clienti, diventati assi del volante per aver superato i test pagando tangenti fra i 400 e i duemila euro: nella maggior parte dei casi, 1.500.
Il traffico delle licenze facili è emerso per caso nell’ambito di un’inchiesta sul riciclaggio di vetture di lusso. Il 21 ottobre 2003 gli agenti della polstrada di Torino captano una conversazione in cui un indagato, Sandro Lafleur, dice che «non ha ancora chiamato quello della patente». Qualche giorno dopo, in un altro colloquio, Lafleur chiede all’interlocutore «600 euro che gli servono per andare a Roma a prendere» il permesso di guida. Il viaggio lo farà in aereo, ma gli occorrono «pure 1.500 euro per la patente». «E siamo a posto», conclude Lafleur rivolgendosi all’altro, che è suo debitore.
Da pochi giorni però l’inchiesta non è più nelle mani della magistratura piemontese: alcuni avvocati hanno sostenuto che la competenza è della procura di Roma e la Cassazione ha condiviso questa tesi. Il fascicolo è stato trasmesso a piazzale Clodio ed è stato affidato al sostituto Carlo Lasperanza, che dovrà proseguire gli accertamenti.
Prima di rivolgersi alla Suprema Corte, i legali avevano tentato di far spostare l’inchiesta nella capitale con un’istanza al pm Antonio Rinaudo, titolare dell’indagine. Ma il magistrato l’aveva respinta, sottolineando che il pactum sceleris , cioè l’accordo per comprare la patente, era stato concluso a Torino. Almeno nel primo caso scoperto. Anche quella mazzetta però, come le successive, sarebbe stata pagata a Roma, poichè al centro del giro di tangenti ci sarebbe stata un’autoscuola di Santa Marinella, la «Universal». Sarebbero stati i suoi titolari a pagare i funzionari compiacenti per conto dei clienti reperiti dai procacciatori. Una circostanza che ha convinto i giudici di piazza Cavour a dare ragione ai difensori.



Mercoledì, 02 Febbraio 2005
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