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Notizie brevi 26/04/2016

Stati Uniti
Il giudice che va in cella a consolare 
il reduce dopo averlo condannato

Succede in North Carolina, il magistrato Lou Olivera condanna a una notte di prigione per guida in stato di ebbrezza Joseph Serna, che per vent’anni ha combattuto nelle forze speciali. Ma poi, quella notte, ha voluto passarla con lui

Il giudice della corte distrettuale della contea di Cumberland, North Carolina, Lou Olivera è il primo a ammettere l’evidenza: «Sono un omone», dice con voce da baritono alzando leggermente le spalle e mettendo ancor più in evidenza il collo taurino. Per questo, e per il suo passato nelle Forze armate americane (ha combattuto nella prima Guerra del Golfo), commuoversi in pubblico lo imbarazzerebbe terribilmente. Ma faticava a non emozionarsi qualche giorno fa raccontando il motivo della decisione che lo ha fatto finire su tutti i media americani, lui che presiede una piccola corte di provincia.

In Afghanistan

Perché il giudice Olivera non poteva non condannare al carcere un reduce dall’Afghanistan che, avendo guidato in stato d’ebbrezza, gli aveva poi confessato di non essere rimasto sobrio come d’accordo con la Corte, e di non aver passato l’esame delle urine richiesto dal programma di recupero per veterani delle Forze armate. Olivera sapeva anche che a volte gli imputati meritano il carcere; ma qualche volta, hanno soltanto bisogno d’essere aiutati.

Tre volte decorato

Così da buon giudice che non può non seguire la legge ha condannato a passare una notte in cella il sergente Joseph Serna, che ha combattuto per quasi vent’anni nelle forze speciali americane, nei Berretti Verdi, ed è stato ferito (e decorato) per tre volte in Afghanistan. Ma Olivera, sapendo che Serna è tornato dalla guerra insieme con tanti fantasmi, azzannato dallo stress post-traumatico che a volte lo fa bere troppo, ha accompagnato il condannato in carcere con la sua auto. Vedendolo molto scosso, è andato con lui fino alla cella. È entrato. Il secondino ha chiuso la porta, il giudice si è seduto sulla brandina. E così, il giudice e il condannato hanno cominciato a parlare.

A turno sulla branda

Di cosa? «È stata una conversazione tra padre e figlio», ha tagliato corto il sergente il giorno dopo con i giornalisti che volevano capire di più, colpiti da una notizia della quale non si ricorda un precedente: il giudice che passa la notte in cella con il condannato. Perché la conversazione è andata avanti, il giudice Olivera ha chiesto ai secondini di lasciarlo dov’era. Lui e il sergente hanno parlato tutta notte, facendo un pisolino a turno sulla branda, con l’altro seduto per terra, come due commilitoni.

I segni della guerra

Serna ha portato a casa dalla guerra, oltre a tutti quei fantasmi, tre decorazioni. Ha visto morire tanti compagni. Almeno in un caso, sono morti per salvarlo. Nel 2008, il furgone su cui viaggiava si rovesciò finendo in un canale, e il sergente James Treber lo soccorse: «Sentii che qualcuno mi sganciava la cintura di sicurezza e mi toglieva il giubbetto antiproiettile», spiegò Serna. Era Treber, che annegò subito dopo averlo trascinato fino all’unica piccola tasca d’aria rimasta nel veicolo.Ha spiegato il giudice: «Ci sono ferite visibili sui corpi dei reduci, altre invisibili. Sono persone in difficoltà, nostri fratelli e sorelle che si sono persi per strada. E hanno soltanto bisogno di qualcuno che indichi loro la via».

 

di Matteo Persivale
da corriere.it


Si perché negli USA succede anche questo. Prima ti  mandano in cella anche se hai solo bevuto senza avere torto un capello a nessuno, poi magari trovi un giudice che si cala nei panni dell’ex commilitone e  lo consola.
In Italia chi troverebbe il tempo e lo spazio di mettere  dentro anche per un solo giorno tutti gli ubriachi alla guida? Ma scherziamo??
Meglio aprire lunghi procedimenti da mandare poi magari in prescrizione dopo  aver "inquisito" l'agente sulle procedure adottate...  (ASAPS
)

Martedì, 26 Aprile 2016
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