Il presidente
dell’Asaps su La Nuova Ferrara
«Non si può permettere assolutamente di consentire a
qualcuno di guidare, ebbro o ubriaco, un’automobile: un ubriaco alla
guida è come una sentenza di condanna a morte, inappellabile,
contro vittime inermi e impotenti».
Giordano Biserni è il presidente dell’Asaps, associazione degli
amici della polizia stradale che raccoglie 25mila soci in tutta Italia
e molti sono agenti, e non, ferraresi. Non gira attorno alle parole
per denunciare l’emergenza sulle strade dovuta al consumo di alcol di
chi guida. «A tutti gli scettici, alla signora che ha chiamato
il vostro giornale dicendo di non colpevolizzare l’automobilista che
ha causato l’incidente, io rispondo con una domanda: si fiderebbe, ad
esempio, di salire su un aereo guidato da un pilota ebbro, alticcio
o allegro. Io non salirei mai su un aereo condotto da una persona con
un tasso di 1.5 nel sague e anche molto meno». Il tasso di 1,5
di alcol nel sangue, ricorda Biserni, è un tasso molto elevato,
«va bene forse per essere brillanti e fare salotto ma non per
guidare un’auto». E’ un tasso di assoluto rischio, ricorda l’Asaps
visto che una ricerca canadese del 2002 (il’Crash Risk of Alcohol Impaired
Driving: Nhts and others’) indica che con un tasso di alcol nel sangue
di 0,5 grammi per un litro (attuale limite di legge) il rischio di incorrere
in incidenti stradali aumenta del 38%, mentre ad un tasso di 0,8 gr/l
(vecchio limite di legge) tale rischio aumenta del 169%. Poi il rischio
sale addirittura di 380 volte con un tasso di 1,5% g/l. E l’altra sera,
la persona che ha travolto e ucciso Eliana Turola, aveva un tasso di
1.49.
«Sul nostro sito dell’associazione degli amici della polizia
stradale (www.asaps.it), diamo indicazioni sull’emergenza che si vive
sulle strade. Proprio in questi giorni, abbiamo espresso la nostra soddisfazione
all’intenzione del ministro della salute Sirchia di contrastare l’uso
eccessivo di alcol di chi guida»: negli ultimi 3 anni - secondo
i dati Asaps -, solo 4 italiani su 100 sono stato controllati per il
valore alcolemico, contro il 34% dei francesi, 37% degli olandesi, 41
degli svedesi, e addirittura il 64% dei finlandesi.
«Riteniamo altrettanto meritoria una iniziativa contro le
campagne pubblicitarie per il consumo di alcolici e superalcolici. Esiste
anche in questo caso un rischio passivo: quante sono le persone ammazzate
sulla strada per un contromano o per un investimento causato da persone
che hanno bevuto? Centinaia ogni anno». L’ultima, in ordine di
tempo, a Ferrara, in via Diana. Aveva 32 anni, un marito e un figlio
che faceva la prima elementare.
di Daniele Predieri
«E’ stata come una fucilata, all’improvviso.
Perchè la persona che ha investito mia moglie non merita nulla,
e anche le nostre leggi non gli possono nemmeno far nulla. Non è
giusto, non è giusto che solo i parenti debbano pagare. Non è
giusto, non è giusto che questo dolore sia soltanto per noi,
che abbiamo davvero perso la vita, quella di mia moglie e la nostra».
Singhiozza, piange, non trova parole Mirco Mamini, 39 anni, marito di
Eliana Turola, la parrucchiera di 32 anni, uccisa martedì sera
in via Diana da un automobilista ubriaco, e mamma di Nicolas, un bambino
di 6 anni che frequenta la prima elementare e che ancora non sa perché
la mamma non è tornata a casa l’altra sera: «Gli abbiamo
tenuto nascosto tutto, non gli abbiamo fatto vedere neanche i giornali
- spiega il papà Mirco al telefono, dalla casa dei genitori a
Pontelagoscuro -. Ora abbiamo contattato uno psicologo per dirgli che
la mamma non c’è più, per spiegargli che non tornerà
a casa». Eliana Turola stava proprio tornando in via Checchi 8,
nella palazzina di Cassana, martedì sera. Lei, che faceva la
parrucchiera in un negozio di via Foro Boario, ma era in ferie, l’altra
sera era uscita per fare una commissione. «Resto fuori una mezzora,
mi aveva detto - ricorda il marito -. Poi non la vedevo ancora tornare,
erano già le 8 di sera, le ho mandato un messaggio sms, ma lei
non ha risposto: ho avuto un presentimento, che qualcosa fosse davvero
successo. E pochi minuti dopo, sono arrivati gli agenti della Polizia
Stradale ad avvertirmi dell’incidente: ed è stata una fucilata».
Sì, un colpo che lascia senza fiato, che può solo
spaccare il cuore a chiunque, anche a chi è più forte
come Mirco Mamini, che non trova le parole, si ferma, fa una lunghissima
pausa. «E adesso... adesso cosa faccio con un bambino di sei anni
e senza un lavoro».
Ma bisogna andare avanti, come dice lui stesso, «ora stiamo
aspettando che il magistrato ci dica qualcosa e poi faremo il funerale».
«Sì, - risponde - mi hanno detto che l’uomo che ha
investito mia moglie era ubriaco che aveva un tasso superiore di tre
volte (1.49, grammi di alcol per litro, mentre il livello di norma è
di 0,5, ndr). Mi hanno detto alla Polizia Stradale che mia moglie non
ha avuto nemmeno il tempo di realizzare ciò che stava accadendo,
tanto è stato improvviso l’incidente». Uno scarto improvviso
dell’auto, una Ford Focus guidata da un 41enne, facchino in una ditta
di traslochi della città, sul rettilineo di via Diana che porta
alla sede Agea-Hera: una sbandata inspiegabile, in quel punto - un rettilineo
-, con l’asfalto per nulla scivoloso: un «frontale» micidiale
tra auto e motorino.
E allora, gli agenti della Polizia Stradale, come prevede la norma,
di fronte ad automobilisti in sospetto stato d’ebbrezza, lo hanno sottoposto
alla prova dell’etilometro: con il risultato che sappiamo. Un risultato
che ieri, una conoscente dell’automobilista, chiamando il giornale,
interpretava a suo modo dicendo che eravamo stati colpevolisti, duri,
che l’automobilista «non era ubriaco perché aveva bevuto
solo una birra», che avremmo dovuto avere maggior delicatezza.
Lasciamo che a rispondere sia lo stesso marito di Eliana Turola, Mirco
Mamini: «Che cosa vorrei dire all’automobilista se me lo trovassi
qui davanti? Gli direi che deve guardare la sua coscienza, ecco cosa
gli direi, che si guardi dentro e si dia delle risposte, se riesce a
trovarle».