Lissone, prostituzione al centro benessere cinese: ragazze picchiate e sfruttate
Operazione congiunta Commissariato e Polizia Locale
Dietro l’insegna “centro benessere” si celava un luogo dedito allo sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della violenza e delle minacce e sfruttamento della condizione di clandestinità.
Sono questi i reati contestati a Yu Meiyun, nata nel 1972 in Cina, regolarmente presente sul territorio italiano, a conclusione dell’indagine di polizia giudiziaria condotta dal Comando di Polizia locale di Lissone con il supporto della Squadra Investigativa del Commissariato della Polizia di Stato di Monza. La donna è ora in stato di fermo nel carcere di San Vittore a Milano.
Chiuso il centro benessere denominato “YaGe”, situato in via Gramsci a Lissone, a pochi passi dal municipio, e gestito appunto dalla cinese. L’operazione si è sviluppata a seguito dell’intervento, il 12 aprile scorso, di una pattuglia della Polizia locale di Lissone per un presunto investimento di pedone in via Gramsci, la cui dinamica invece ha fornito ulteriori e differenti elementi tali da accelerare il corso delle indagini.
Sulla base degli accertamenti svolti si è verificato che l’evento non era stato accidentale e che L.W., 35enne di nazionalità cinese priva di titolo di soggiorno, era improvvisamente uscita dal centro benessere e si era buttata a terra, sanguinante, nel tentativo di attirare attenzione verso di lei per chiedere aiuto.
Trasportata al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo di Monza, ne risultava una prognosi di cinque giorni per vari segni di percosse e contusioni.
La cinese inizialmente non intendeva fornire alcun dettaglio, da una parte a causa delle difficoltà di comunicazione derivanti dalla totale mancanza di comprensione della lingua italiana, dall’altra invece per la paura sulle possibili ripercussioni e sull’incertezza legata al proprio futuro.
L’attività degli agenti della Locale, sulla scorta di accertamenti eseguiti, si è subito rivolta alla protezione della possibile vittima di maltrattamenti facendole comprendere che se avesse collaborato alle indagini non sarebbe rimasta sola ma avrebbe avuto la possibilità di essere aiutata per lasciarsi alle spalle il proprio passato di violenze.
Col passare del tempo, anche grazie all’aiuto di intermediari, la giovane ha iniziato a raccontare la propria triste storia, iniziata come spesso accade con la promessa di un lavoro decoroso in Italia il cui epilogo invece ha portato alla situazione di sfruttamento poi emersa.
La ragazza ha raccontato di subire da tempo pestaggi e percosse, dovute al suo rifiuto di esercitare l’attività di prostituzione con i clienti del centro massaggi.
Grazie alla celerità delle operazioni svolte dal personale della Polizia locale di Lissone con la collaborazione del commissariato di Monza - che ha messo disposizione anche la propria struttura ai colleghi della “Locale” al fine di poter dare fin da subito efficacia all’attivazione del progetto di protezione anti-tratta - la donna decideva di denunciare la propria aguzzina.
La sfruttata è stata in seguito collocata in una struttura protetta individuata unitamente ai Servizi sociali del Comune di Lissone. Dalle ulteriori attività di accertamento eseguite congiuntamente dai due comandi, è così stato possibile accertare come la sola attività del centro in realtà era quella della prostituzione.
La titolare, Yu Meiyun, in possesso di regolare permesso di soggiorno come operaia, è stata segnalata alla Procura di Monza per reati di sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della violenza e delle minacce e sfruttamento delle condizioni di clandestinità. Titolare dell’indagine, il pm Alessandro Pepè.
Il Gip ha accolto il quadro indiziario ricostruito e ha emesso un decreto di sequestro preventivo dei locali del centro massaggi. Il 29 aprile, durante l’esecuzione del provvedimento operata dal personale del Commissariato di Monza e della Polizia Locale di Lissone, a due poliziotti che si erano finti normali clienti, furono offerte prestazioni sessuali in cambio di 70 euro a testa. L’attività criminosa era in atto: ovunque vi erano tracce dei rapporti sessuali che lì si consumavano (la titolare aveva già trovato un’altra giovane ragazza da sfruttare), e le forze dell’ordine hanno trovato circa 3mila euro in contanti ed altro denaro in valuta estera, frutto dello sfruttamento della prostituzione.