BOLOGNA -
Alle 12.50, la tragedia:
l’interregionale 2255 che da Verona corre verso Bologna si schianta contro
un treno merci carico di barre di ferro che occupa il binario in senso
contrario. La locomotiva del treno passeggeri deraglia e finisce su un
fianco; la seconda carrozza si impenna e piomba sul tetto del vagone che
lo precede. Le lamiere si contorcono, i vetri si infrangono, i passeggeri
sbattuti contro le pareti dello scompartimento.
Nell’aria nebbiosa della campagna di Crevalcore, si alza l’urlo dei
feriti: le ultime stime dicono che sono cinquanta di cui diciassette gravi
trasportati in ospedale. I morti restano intrappolati nei vagoni
accartocciati, compresi i quattro macchinisti dei due treni. Ne contano
tredici i vigili del fuoco. Li allineano su un grande telo rosa che li
separa dal fango, e li coprono con dei teli bianchi distribuiti dai
volontari delle croci. E’ il più grave incidente ferroviario negli ultimi
sette anni.
Uno dei due macchinisti non ha osservato il segnale di stop oppure non ha
funzionato il sistema che avverte la presenza di un altro convoglio sullo
stesso binario? Il tirante dello scambio ferroviario in prossimità dello
stazione di Bolognina, a pochi chilometri dal binario della morte, è
visibilmente piegato ma potrebbe essere stato forzato dal passaggio del
treno passeggeri.
Un operaio che lavorava lungo i binari, ha raccontato ai poliziotti di
aver visto il treno merci fermo, e quello passeggeri corrergli contro a
tutta velocità.
Un chilometro e mezzo prima del luogo dell’incidente, c’è un semaforo che
annuncia ai macchinisti il prossimo rosso, ripetuto proprio lungo il
binario dov’è avvenuto l’incidente. Il merci avrebbe dovuto liberare i
binari e posteggiare su una linea che corre parallela, ma non ha avuto
tempo: l’interregionale gli è piombato addosso prima che il merci
ultimasse la manovra. Compito dei periti sarà quello di chiarire se i
macchinisti del treno passeggeri non hanno visto i semafori rossi, forse
per colpa della fitta nebbia, oppure se un guasto elettrico ha cancellato
le segnalazioni al passaggio del convoglio.
La Procura ha aperto un’inchiesta per disastro colposo;
anche il Ministero delle Infrastrutture ha convocato una commissione che
collabori per scoprire la responsabilità dell’incidente.
L’urto è avvenuto in un tratto di binario unico a venticinque chilometri
da Bologna, già teatro di un altro incidente ferroviario 19 anni fa: l’8
aprile 1986 deragliò l’Espresso 288 Roma-Brennero. Trentotto furono i
feriti a causa del cedimento della massicciata scivolata a valle per colpa
della pioggia.
Ieri non pioveva, ma c’era un gran nebbia. Non si vedeva a cinquanta metri
di distanza; neppure gli elicotteri si sono potuti alzare in volo, e il
terreno era un acquitrino che costringeva le ambulanza a muoversi a passo
d’uomo.
Duecento pompieri si sono dati da fare fino a tarda sera per estrarre le
salme da quell’inferno di lamiere. Sono venuti da tutta Emilia, dalla
Lombardia e dal Veneto. E’ stata mobilitata anche la Protezione civile,
allertati gli ospedali di Bologna, Modena e Ferrara. I passeggeri che sono
riusciti a scendere con le proprie forze dai vagoni, sono stati radunati
in una scuola di Crevalcore.
Il lavoro per liberare i binari dai rottami dei convogli proseguirà per
molti giorni ancora, anche di notte, alla luce delle fotoelettriche. Il
traffico ferroviario a lunga percorrenza è stato deviato su Modena e
Padova, i treni locali sostituiti da un servizio di pullman.
Trenitalia ha istituito un numero verde per chi voglia avere informazioni:
800.852.035 |