Tragedia Erasmus, lo schiaffo ai genitori: «Erano senza cintura»
Genova - Quanto vale, per un genitore, la vita di una figlia morta nel tragico schianto del pullman che trasportava una comitiva di studenti Erasmus? Quanto vale l’esistenza spezzata di una delle sette ragazze italiane (sulle 13 vittime in totale) che ha perso la vita a Freginals, vicino a Tarragona, mentre tornava da Valencia a Barcellona dopo una festa all’alba del 20 marzo.
L’assicurazione ha già fatto la sua offerta: 70 mila euro. Anzi no, meno: questa cifra è stata decurtata del 25 per cento. Perché, spiega la società, le vittime non indossavano la cintura di sicurezza. Una sorta di concorso di colpa che ha ulteriormente abbattuto la proposta di risarcimento ai familiari, già esigua rispetto all’enormità del disastro. Un’affermazione unilaterale: fino a oggi, non c’è alcuna prova di un comportamento imprudente da parte delle vittime. Mentre è stata chiara l’ammissione dell’autista: «Mi dispiace, mi sono addormentato».
Quella notte, sul pullman, ha perso la vita la genovese Francesca Bonello , che avrebbe compiuto 24 anni a giugno. Non ce l’ha fatta neanche la torinese Serena Saracino, che avrebbe compiuto 23 anni il giorno di Pasquetta. Poi Valentina Gallo, Elena Maestrini Elisa Valent, Lucrezia Borghi e Elisa Scarascia Mugnozza. Ancora, due tedesche, una studentessa dalla Romania, una dall’Uzbekistan, una dalla Francia e una dall’Austria. Tutte avevano tra i 19 ei 25 anni.
I genitori delle giovani vittime sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica Mattarella. Gli hanno illustrato il loro progetto: il varo di un’associazione che sarà ufficialmente fondata il 22 luglio. Si chiamerà “Genitori Generazione Erasmus 20 Marzo 2016 - Uniti perché non accada mai più”. «Tradotto in inglese - spiegano i genitori - il nome dell’associazione sarebbe Parents of Erasmus Generation, il cui acronimo è Peg: piolo, cuneo. È proprio quello che vorremmo essere: un cuneo e uno stimolo per il progetto Erasmus».
Il padre di Francesca Bonello: «Sembra quasi colpa nostra»
«La vita di nostra figlia non ha prezzo perché nessuno ce la potrà restituire. Ma è assurdo decurtare un risarcimento del 25% perché si presume che su quel bus lei non indossasse la cintura di sicurezza». È molto amareggiato Paolo Bonello, padre di Francesca, la studentessa genovese dell’Erasmus morta insieme ad altre 12 ragazze il 20 marzo sul pullman in Spagna. «Sembra quasi che la colpa dell’incidente sia stata delle ragazze che non indossavano la cintura o di noi genitori che le abbiamo mandate a studiare in Francia», rincara il genitore. Paolo Bonello conferma che l’assicurazione, invocando il mancato allacciamento delle cinture, il 19 maggio scorso, ha proposto un indennizzo decurtato del 25% da accettare entro il 31 dello stesso mese. «Una proposta assurda a cui non abbiamo neppure dato una risposta perché si basa su presupposto che l’inchiesta spagnola, ancora in corso, abbia già acclarato che Francesca e le altre vittime non indossavano la cintura, mentre non è così e l’unica certezza è che l’autista del bus ha ammesso di essere stato colto da un colpo di sonno mentre era alla guida», afferma Paolo Bonello, spiegando che i soldi del risarcimento saranno utilizzati per proseguire le attività di volontariato a cui prendeva parte Francesca. Fra le 13 vittime del pullman sette sono italiane e i loro genitori hanno dato vita al progetto che si chiamerà `Genitori Generazione Erasmus 20 Marzo 2016 - Uniti perche´ non accada mai più’. «Vorremmo essere un pungolo perché tragedie come queste non accadano più - ha spiegato Paolo Bonello - ad esempio si dovrebbe rendere più sicuri i bus con un sistema di sicurezza che avverte quando non vengono allacciate le cinture, come accade sulle auto. E poi c’è l’ altra assurdità che gli indennizzi calcolati dalle compagnie assicurative cambiano da nazione a nazione, all’interno dell’Ue».
di Marco Menduni
da ilsecoloxix.it
IL VALORE DELLA VITA
“L’assicurazione ha già fatto la sua offerta: 70 mila euro. Anzi no, meno: questa cifra è stata decurtata del 25 per cento. Perché, spiega la società, le vittime non indossavano la cintura di sicurezza. Una sorta di concorso di colpa che ha ulteriormente abbattuto la proposta di risarcimento ai familiari, già esigua rispetto all’enormità del disastro." (ASAPS)