Molti
bimbi chiedono con una lettera dei regali a Babbo Natale.
Ed io, riflettendo, scrivo una lettera ad un amico con cui condividevo
molti punti di vista e giorni di lavoro dove non vi è un
momento uguale. Sì, proprio così, ogni giorno è
diverso per le persone che svolgono il nostro lavoro.
Ci sono dei momenti in cui vorresti avere un lavoro che ti offra
la possibilità di aiutare il prossimo o fare qualsiasi cosa
che faccia, per un attimo, dimenticare quanto la vita si fa dura
con il passare degli anni. Ma poi vai dentro una stanza, ti cambi
e indossi la divisa e da quel momento ti senti un paladino che cavalca
il suo destriero con il dovere di far rispettare la legge e parti
motivato da un profondo sentimento di farti ben volere dalla gente
che ti osserva e di essere a loro disposizione con cortesia, tendendo
la mano a chi ha bisogno.
Detto così potrebbe sembrare una buona favola, ma visto da
chi vi è dentro è ben altro il rovescio della medaglia.
Sì purtroppo a volte accadono cose che non per nostra volontà
ti portano a prendere decisioni affrettate e successivamente a pagare
costi altissimi con problemi giudiziari e relative spese che non
si tiene in conto di dover affrontare quando si indossa una divisa.
Basta vedere i colleghi che sono costretti a scontare pene solo
perché indossavano una divisa ed ora si trovano reclusi in
un carcere come delinquenti comuni, mentre i veri delinquenti sono
liberi di poter scorrazzare tranquillamente e parte ancora più
spiacevole, alcuni hanno anche investito travolto e trascinato sull’asfalto
persone che credono nella giustizia! Persone che come me quella
mattina per dovere indossano una divisa e armati di amore proprio
per la giustizia si fanno carico di adoperarsi al fine di mettere
fine a cause di ingiustizia e delinquenza. Sì adesso due
persone a me care perché conosciute personalmente non potranno
più indossare la divisa che portavano con vivo senso di dovere
ed attaccamento alla professionale da loro svolta, donando la vita
per il prossimo. Mi rivolgo a Ivan Liggi, figlio di un collega con
cui ho lavorato per 10 anni fianco a fianco e per cui sono disposto
ad aiutarti anche se non riesco a venire a trovarti in quanto, nonostante
sappia dove sei, non ho il coraggio di pensare al luogo che ti detiene
in quanto non è il posto per le persone che vi finiscono
per una situazione di sfortuna non perché volessero fare
del male. Voglio che tu sappia che sei sempre presente nel mio pensiero.
E prima di riporre la mia penna rivolgo un abbraccio e un pensiero
a te, Stefano Biondi, vero esempio di attaccamento al senso del
dovere, quel dovere che ti ha portato via la vita e portato via
alla tua famiglia, alla Polizia Stradale che tuttora continua a
versare lacrime, come i colleghi di lavoro di Modena Nord dove hai
lasciato un vuoto enorme. Sì Stefano, ci manchi veramente
tanto come manchi alla tua famiglia ma non ti preoccupare, non finirai
nel dimenticatoio, nostro piccolo grande eroe. Per finire un saluto
e un bacio a tutte le famiglie che come quelle di Stefano o Ivan
dovranno passare le Feste senza un componente della loro famiglia
o compagno o marito che sia. Possa essere di conforto sapere che
le parole che ho scritto vengono dal profondo del cuore di chi,
come loro, porta la divisa con onore per aiutare il prossimo. Un
grazie particolarmente sentito all’ASAPS per quello che fa
e per come si prodiga per noi operatori e per la sicurezza sulle
strade.
Alessandro
Cincini
Cesena.
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