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Notizie brevi 25/10/2016

Sherlock Holmes e il fuoco della pernacchia

Su queste pagine è già comparsa una recensione per lo stesso titolo, eppure siamo a proporla nuovamente perché il libro è stato riscritto dall’autore, che ha voluto reinterpretare la stessa storia (alla terza edizione) in un nuovo racconto, certo più ricco, con cento pagine in più e numerose interpretazioni di fatti storici reali, resi quasi palpabili dalle molte foto d’epoca presenti

Durante la grande guerra i soldati del Regio Esercito avevano affibbiato il nomignolo di “pernacchia” alla pistola mitragliatrice Villar Perosa - FIAT mod. 1915. Per una volta i nostri militari disponevano del meglio. Non un’arma risolutiva, ma fu sicuramente una brutta sorpresa per il nemico, che debutta nel romanzo tra i monti fioriti degli Abruzzi. Per evitare equivoci chiariamo: il nomignolo fu attribuito a causa del rumore caratteristico, senza ulteriori significati oltre quello onomatopeico. Differentemente dal reale l’autore ritiene non essere l’arma più potente con quel nome: la pernacchia nel romanzo, come espressione, trascende quella della macchina per attingere il bersaglio con la forza del ridicolo. La risata sarebbe l’unica sua conseguenza, purtroppo inaccettabile per la società civile, che non può che controllarla con la minaccia dei rigori della giustizia, anche per evitare le vie di fatto da parte di individui rozzi e permalosi. Essa è quindi libera solo per chi, come ha fatto lui, inventi storie e personaggi resi ridicoli dalle loro stesse azioni.
L’utilizzo dell’allegoria risulta indovinato e la figura retorica consente in diverse occasioni di esprimere situazioni astratte anche attraverso immagini concrete, come un Maresciallo dei RRCC alle prese con avversari esterni e nemici interni, ma anche con i serpenti esibiti dal popolo durante una festa religiosa.
Si esalta quindi la figura di un policeman italiano che non è solo nella sua lotta impari contro malviventi e superiori, perché la sua strada incrocia quelle di Gabriele d’Annunzio e di Sherlock Holmes, con un’originale convergenza di interessi investigativi. L’interesse del Vate sembra essere al solito rivolto all’eterno femminino, almeno sin quando scopre in lui il gusto per l’atto eroico e diviene il principale antagonista di uomini corrotti e prepotenti che castiga in vario modo.

 



 

.…… Randizzo fu colto da un impeto d’ira. Impugnò nuovamente la rivoltella e, fuori controllo, gli si avvicinò tenendolo di mira. «Io sono un signor ufficiale superiore, un colonnello, ed ho un onore da difendere, tu schifoso ... Ti tolgo dal mondo.»
Il minacciato tuttavia non parve intimorito, anzi s’avanzò di molto, appoggiando l’incosciente la propria guancia all’arma spianata, minacciosa ma tremante come la mano che l’impugnava.
«Charles Andrè Merda era come te gendarme, e sparò vigliaccamente alla mandibola di un Robespierre inerme. Anche tu puoi entrare nella storia da merda qual sei, sparando alla mia. Lui come te divenne poi colonnello, si vede che è l’uso promuover colonnello delle merde.» ……

Sherlock Holmes e il dr. Watson animano e danno il ritmo alla narrazione, hanno i titoli sul cartellone, ma risultano per una volta coprotagonisti, pur essendo il secondo la voce narrante come di consueto quando interviene il grande investigatore. Non sono del resto nel belpaese per fare gli interpreti di un romanzo poliziesco, ma per svolgere un lavoro per conto del proprio Governo. Nel fare un esame impietoso della situazione del crimine nostrano, non possono non rilevare come vi siano delle eccellenze tra gli investigatori del giovane regno. Holmes si fa piccolo, in senso francescano, giganteggiando tuttavia per questa sua modestia oltre che per una capacità intellettiva da ever green.

 

La presentazione dell’autore e le canzoni citate nel testo, eseguite dal soprano Maria Cristina Solfanelli e dal pianista Yuri Sablone, sono disponibili su You Tube: “Paolo Carretta presentazione”.

 

 

 

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Martedì, 25 Ottobre 2016
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