Il protagonista
di un vecchio film americano diceva che le occasioni di un uomo per
festeggiare erano principalmente tre: quando si sposava, alla
nascita dei figli ed infine quando suo figlio si radeva la barba per
la prima volta. Nulla da eccepire, sono tappe importanti che
danno il senso della vita. Forse però oggi l’ultima potremo
sostituirla con il giorno quando tuo figlio può guidare
un qualsiasi mezzo e andare dove vuole. Perchè proprio
in quel giorno si diventa grandi, ci si sgancia dall’adolescenza,
dall’egida familiare e si entra a far parte del mondo degli
adulti. E ci si entra a pieno titolo perché proprio in quel
momento ci si deve assumere delle responsabilità che in questo
caso non sono differenti tra individuo e individuo. Alla guida non
c’è più differenza tra uomo e donna, tra giovane
ed anziano, tra biondo e moro, tra iracheno ed americano; tutti, alla
stessa misura, ci stiamo confrontando con gli altri e con l’ambiente
che ci circonda.
In quel momento, forse anche inconsciamente, i giovani
maturano.
E’ pacifico però che tutto questo non basta; la possibilità
di fare degli incidenti è inversamente proporzionale all’anzianità
di patente; meno esperienza si ha e più aumenta la possibilità
di causarne.
Inoltre sappiamo che più del 90% degli incidenti è causato
dall’errato comportamento umano. Poco significativi, nelle statistiche,
sono invece i casi di rottura delle componenti meccaniche del mezzo,
come pure i problemi che possono riscontrarsi nelle infrastrutture
viarie.
Il fattore umano deve essere dunque la base, la considerazione da
dove partire per arrivare ad una guida più sicura che possa
ridurre in modo concreto il numero di incidenti sulle strade.
Ognuno deve fare la sua parte:
- le case automobilistiche, che dovranno costruire modelli sempre
più sicuri;
- i gestori delle strade ai quali spetta il compito di migliorare
la sicurezza, la segnaletica, l’informazione per chi viaggia.
- gli organi di controllo e repressione, con servizi sempre più
puntuali e mirati;
- ma principalmente chi guida un veicolo, che sia a 2, 3, 4 o più
ruote.
Saranno soprattutto questi ultimi che dovranno adeguare il proprio
stile alle esigenze di una guida sicura, moderna e al passo
con il progresso dei mezzi condotti.
Da questo punto di vista e considerando l’altissima percentuale
di colpa che hanno i conducenti in caso di incidente, c’è
ancora molto da fare. Vecchie abitudini (guida senza casco o senza
la cintura allacciata),modelli errati o superati (guida euforica,
uso del telefonino senza viva-voce o senza auricolare, mettersi al
volante comunque, anche se si è bevuto o si ha sonno), scarsa
conoscenza dei mezzi guidati, il poco rispetto delle regole e dell’ambiente,
sono gli aspetti che più dobbiamo curare se effettivamente
si vuole arrivare ad un reale abbattimento degli incidenti stradali.
Come fare? Come convincere i più riluttanti? Come
crescere con la normale consapevolezza dei pericoli sulla strada?
Negli anni sessanta il famoso attore Ubaldo Lay, una star televisiva
del periodo, nel personaggio del “tenente Sheridan” faceva
campagne per la sicurezza stradale girando per le strade di Roma insieme
ad altri motociclisti tutti rigorosamente senza casco. Segno dei tempi,
ma anche segno che non sempre la comunicazione e gli sforzi per la
sicurezza stradale sono adeguati.
Anche oggi, con un’informazione martellante e continua sui temi
della sicurezza, si deve riscontrare che le centinaia di migliaia
di incidenti che accadono in Italia sono da addebitarsi all’errore
umano. Tutto questo malgrado si stia facendo molto per contenere questo
fenomeno. Però, quei messaggi fini a se stessi, che vorrebbero
mostrare comportamenti virtuosi alla guida o quelli che mostrano
i risultati degli incidenti stradali, spesso con immagini raccapriccianti,
hanno sicuramente un’influenza marginale sul nostro comportamento.
I primi sconfinano spesso nel moralismo e danno la sensazione di situazioni
che poco hanno a che fare con la quotidianità, tipo i messaggi
pubblicitari che mostrano famiglie meravigliose con padre, madre,
figli, nonni tutti “perfettini”, eleganti e gioiosi viaggiare
su strade libere dal traffico e immerse nel verde. Questo tipo di
messaggio è oggi un po’ irriso, specie tra i giovani.
Per quanto riguarda i secondi, non fingiamo di non sapere che ognuno
di noi, e tanto più chi è giovane, li rimuove
quasi subito come una sorta di scaramanzia. Rimane comunque un monito,
ma certo non tale da condizionare lo stile di guida.
Abbastanza efficaci, soprattutto sui giovani, sono invece gli interventi
di “testimonial”. I personaggi noti più accettati
dai giovani spesso riescono ad entrate là dove è “off
limit” per gli altri. Se un importante personaggio “trend
setter” propaganda, anche indirettamente, un certo tipo di comportamento,
viene visto con meno diffidenza e può essere un polo di riferimento
da emulare senza problemi.
A proposito di emulazione, quanto sarebbe importante se anche i poliziotti
in servizio o i politici, nelle loro lunghe auto blu, indossassero
la cintura di sicurezza? Parlare di sicurezza stradale e poi viaggiare
senza avere il minimo rispetto per le sue norme è perlomeno
un controsenso.
Ritengo però che le vie giuste da perseguire siano i controlli
seri e puntuali sulle strade, una corretta informazione e più
che altro la conoscenza che ognuno di noi deve avere per arrivare
ad una guida più sicura.
Soffermiamoci dunque su questi aspetti. Non c’è
dubbio che l’introduzione della patente a punti sia stato un
argomento forte, un tipo di repressione che tutti hanno recepito
e che ha messo l’automobilista di fronte ad una scelta: seguire
in modo serio le regole della guida in sicurezza o correre il rischio
di pagare considerevoli somme di denaro per le multe e soprattutto
di essere privato della patente e quindi , di non essere idoneo alla
guida, almeno per un certo periodo. La paura di perdere la propria
autonomia negli spostamenti ha avuto un effetto sicuro che ha ridotto
di una apprezzabile percentuale il numero degli incidenti e relativamente
dei morti e dei feriti sulle strade.
L’altro aspetto è l’informazione per chi sta
viaggiando che ha raggiunto oggi un buon livello e diffusione anche
se si aspetta ancora un sistema che possa dare, in tempo reale, la
situazione sulle strade; il satellite in un futuro prossimo potrà
aiutarci.
Ma la via maestra per una maggiore sicurezza sono la consapevolezza
delle regole e la cultura della tutela che nasce dalla conoscenza
dei mezzi, dei limiti, dei pericoli. Tutte determinanti per ottenere
uno stile di guida compatibile. Già la norma del patentino
per condurre un ciclomotore ha dato forza ed importanza all’azione
della guida. Dare a tutti la possibilità di pilotare un mezzo
motorizzato sulle pubbliche strade senza una minima preparazione e
con la sola regola del limite minimo di età, ne sviliva l’importanza
e faceva maturare la convinzione che non era poi necessario seguire
nessuna regola, tanto che non occorreva neanche conoscerle.
Infine quello che ritengo sia la cosa più importante ed efficace,
se veramente vogliamo scommettere su un futuro più sicuro
e con meno vittime, è l’educazione stradale o, come oggi
si vuole intendere, l’educazione alla convivenza civile che non
sarà di certo né una raccomandazione né una predica.
L’insegnante che spiega un passo della Divina Commedia, o spiega
i logaritmi non dà certo dei consigli, ma prepara lo
studente a conoscere la materia. Così dovrà essere anche
per l’educazione stradale.
Saranno importanti per questo proprio la conoscenza diretta di cos’è
la velocità, di quanto sia difficile e laborioso fermarsi piuttosto
che accelerare; avere dimestichezza con i nuovi ritrovati tecnologici
volti ad aiutare chi è su un mezzo ad evitare incidenti o perlomeno
a contenerne i danni. Sapere i limiti di protezione dei mezzi o della
tecnologia, gli effetti dell’alcol sul fisico e sul comportamento
di guida, (ancor più se parliamo di droghe), della stanchezza.
Essere consapevoli della responsabilità civile, ma anche umana,
di chi è alla guida di un mezzo; avere la cultura del rispetto
ambientale ed altro ancora sono tutti aspetti che devono far parte
del bagaglio culturale di ognuno di noi. Solo con la conoscenza di
tutto questo potremo evitare comportamenti di guida pericolosi,
frutto di errate convinzioni, di mode transitorie, di vecchie e sbagliate
abitudini. Stare al passo dei tempi, e, se vogliamo, essere capaci
di cavalcare il progresso, devono essere la base stessa per un futuro
maggiormente sicuro sulle strade. Di certo rimarranno i più
testardi, i più duri a capire, ma un civile comportamento generalizzato
li potrà aiutare sicuramente.
Giancarlo
Barletta
giornalista
RAI – CCISS
Centro Coordinamento Informazione Sicurezza Stradale.
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