Alessandria, donna si getta dal cavalcavia: carabiniere l’afferra per la caviglia e la salva
Un incredibile salvataggio all’ultimo istante. Colpo d’occhio, tempestività frammista a tanto coraggio, un briciolo di fortuna, chi lo sa. Fatto sta che quella ragazza ventottenne che stava gettandosi da un cavalcavia sopra la tangenziale di Alessandria è stata afferrata per una caviglia mentre - letteralmente - aveva già spiccato il balzo verso il vuoto, da un’altezza di circa una quindicina di metri. Autore del tempestivo soccorso un maresciallo dei carabinieri , Andrea Ghiazza, 45 anni, in quel momento - era domenica mattina, verso le 12 - fuori servizio.
Il maresciallo era lì per caso
Il sottufficiale si trovava a passare da quelle parti per puro caso. Appassionato podista, era assieme alle figlie di 9 e 12 anni per una corsetta senza impegno nel parco verde alla periferia della città. «Ho visto la donna con la coda dell’occhio - ora è proprio lui a proseguire il racconto - sul ponte. Stava scavalcando il guard-rail. Cose volesse fare mi è apparso subito chiaro». A questo punto Ghiazza - che lunedì sera ha ricevuto anche la telefonata di congratulazioni del comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette - ha lasciato le due bimbe dicendo loro di non muoversi ed è scattato verso il cavalcavia, lontano circa duecento metri. Uno scatto da centometrista, a perdifiato, con il cuore in gola. Nel frattempo la donna si era calata una bandana sugli occhi e aveva raggiunto la grata che costeggia il guard-rail: il «trampolino» dal quale buttarsi. L’incredibile avviene ora. Lei si getta, ma il carabiniere è già dietro lei. Riesce ad afferrarla per la caviglia mentre è per aria. Non si sa come, Ghiazza riesce anche a non mollare la presa, resistendo a fatica e dolore, mentre lei sta cadendo. Il corpo della donna adesso è in verticale, ma la testa è all’ingiù, a penzoloni e il busto ondeggia è pericolosamente mentre sotto le automobili sfrecciano a tutta velocità. Quella grata arrugginita poi non ha l’aria di essere un appoggio stabile... Passano i secondi, una prima sessantina in tutto ma al maresciallo pare una vita interminabile. «Urlo a squarciagola, chiedo aiuto» dice adesso visibilmente emozionato. Si materializza un primo miracolo: l’arrivo di un altro podista che afferra la ragazza per l’altra caviglia. Ma mica è finita. Issarla è complicato, non ci riescono, pesa troppo. Passano altri sessanta secondi. I due soccorritori chiedono ancora aiuto. Giunge una terza persona. E finalmente la ragazza viene tirata su. Fine dell’incubo.
Il marito lo ringrazia. «Lacrime di entrambi...»
All’indomani il marito si reca al comando provinciale di Alessandria - dove lavora Ghiazza, di Alessandria, da sempre nell’Arma: un passato in prima linea in stazioni e caserme in Sardegna e a Milano - per ringraziare l’uomo che ha salvato sua moglie. Il sottufficiale stavolta è restìo a raccontare quegli istanti. «Diciamo solo che sono stati commoventi, piangevamo in diversi». Maresciallo, se lei non fosse passato di lì... «E se non fossero passati gli altri due soccorritori? Sarei rimasto da solo nel cercare di sorreggere la ragazza, ma sentivo le forze che cominciavano a mancarmi mentre vedevo le auto di sotto. Preferisco non pensarci...».
di Alessadro Fulloni
da corriere.it
Il maresciallo era libero dal servizio e stava facendo podismo con le sue figlie di 9 e 12 anni. Bravo! (ASAPS)