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Belgio, inchiesta sul mondo dell'autotrasporto: vizi e pregi del camionista
Distanza di sicurezza e mancato uso della cintura, le pecche, ma gli autisti vanno piano e si riposano quando necessario
Sinistrosità “pesante”: -27%

Di Lorenzo Borselli
Foto di repertorio dalla rete

(ASAPS) Bruxelles, 28 ottobre 2016 – A volte arrivano anche news confortanti: dal Belgio, per esempio, giunge la notizia di un’inchiesta promossa dall’IBSR, l’Istituto belga per la sicurezza stradale, secondo la quale tre camionisti su quattro sono soliti fare una pausa quando sono stanchi. Non è tutto: nei centri urbani sono soprattutto loro a rispettare le limitazioni di velocità (in Belgio le zone a 30 km/h sono estremamente diffuse), facendo sfigurare la categoria più presente sulla strada, quella degli automobilisti.

Come sempre, purtroppo, il bicchiere è mezzo vuoto, visto che 7 autotrasportatori su 10 hanno invece la pessima abitudine di non rispettare la distanza di sicurezza, mentre il 40% dei rappresentanti della categoria dimentica di allacciare la cintura di sicurezza e più della metà di loro legge e scrive messaggi di testo col telefonino.

Le cifre, raccolte in una corposa inchiesta voluta dall’IBSR in collaborazione con le associazioni di categoria UPTR (Unione Professionale di Trasporto e Logistica), Febetra (Federazione Bela di Trasporto e Logistica) e TLV (Transport en Logistiek Vlaanderen), sono state elaborate dagli specialisti dell’istituto, che le hanno poi confrontate – certificandone la piena attendibilità – coi dati statistici provenienti dalla strada (incidenti  e sanzioni), i quali confermano che l’autotrasportatore è uno degli utenti patentati più sensibili, in materia di sicurezza, tanto che negli ultimi 10 anni il numero di incidenti stradali con lesioni (o morte) nei quali siano risultati coinvolti veicoli commerciali, è sceso del 27%.

È la prima volta che in Belgio (in realtà ci sembra che non ci siano precedenti europei) si realizza un'inchiesta di questo tipo, intervistando cioè i camionisti tramite le principali associazioni di categoria, per poter così valutare lo scenario attuale non solo da un punto di vista statistico ma anche demoscopico. Il dato oggettivamente più importante è stato finalmente stilato con un profilo del protagonista di questa branca della mobilità: l'autotrasportatore.
Cosa viene fuori? Vediamo:
Intanto, emerge con assoluta chiarezza che il “camionista” è cosciente del problema riguardante la propria condizione psicofisica: come noto, infatti, non esiste un “etilometro” capace di valutare l'affaticamento del conducente e tutto è lasciato ala coscienza di chi guida (spesso del suo datore di lavoro) ed alla capillarità dei controlli.

Il cronotachigrafo è uno strumento importante, ma tutti sappiamo benissimo che le pressioni che vengono frequentemente esercitate sulla categoria, in nome del profitto, originano una moltitudine di comportamenti illeciti, consistenti nel taroccamento dei tracciati temporali, che vanificano quanto la legge impone per la tutela del lavoro e della sicurezza stradale. Ne consegue che il fenomeno risulta difficilmente contrastabile, soprattutto nel nostro paese, a corto di divise sulla strada ed in crisi di formazione.
Per questo, il fatto che in Belgio 3 conducenti professionali su 4 abbiano dichiarato di aver fatto una pausa perché troppo stanchi, fa tirare un sospiro di sollievo a chi conosce bene il potenziale offensivo di un colpo di sonno in chi si trova al volante di un mezzo pesante, soprattutto se in velocità. Fortuna che sono proprio i camionisti a rispettare i limiti, soprattutto nei centri urbani: solo 52 conducenti professionali su 100 sono stati multati nel corso del 2015 per violazioni al codice stradale inerenti il superamento del limite di velocità, a fronte di 67 conducenti  su 100 delle altre categorie.

I punti critici, per i “big driver”, sono rappresentati da cinture, distrazione e distanza di sicurezza. Il 42% di loro ha circolato senza cinture (dati del 2015), ma il dato più significativo è che il 17% di loro ritiene “accettabile” il non farne uso, mentre le restanti categorie non superano, tutte insieme, il 4%.
Non è finita: il 69% degli intervistati ammette di aver letto messaggi almeno una volta mentre il 47% ha dichiarato di averne composti e spediti.
La categoria è più rispettosa della legge, invece, in materia di alcol: solo il 10% delle patenti “C” e “D” ne ha fatto uso prima di avviare la marcia, mentre chi ha in tasca una licenza “B” ne ha abusato nel 43% dei casi; i conducenti professionali, in Belgio, possono contare su una soglia legale alcolica di 0,2 g/l.

Il 70% dei soggetti intervistati sarebbe solito sottovalutare il rispetto delle distanze di sicurezza, sopratutto in ambito autostradale e in effetti questa circostanza trova piena corrispondenza nei dati della sinistrosità: il tamponamento da parte di veicoli commerciali è una dinamica molto frequente, proprio sulle arterie a scorrimento veloce, il più delle volte nei confronti di altri mezzi pesanti.
Ma il rapporto con le altre categorie di utenti della strada, com'è?
Nel nostro paese, si lascia spesso che siano i luoghi comuni a dare una definizione di queste relazioni. Il camionista, “sporco, brutto e cattivo”, gli automobilisti, tutto il contrario: chi è sulla strada, però, sa che le cose non stanno affatto così. L'autotrasportatore è un professionista: spesso è lui che mette per primo in sicurezza uno scenario d'incidente, è da lui che arrivano le segnalazioni più attendibili e maggiormente fedeli della realtà; è lui che, tanto per fare un esempio, si sposta dalla corsia di marcia in quella centrale o di sorpasso quando qualcuno è fermo in emergenza e per chi può vantare di aver servito lo Stato in ambito autostradale, la lista è lunghissima.

Lo studio dell'IBSR disvela anche i particolari di questa coesistenza, definendo i comportamenti degli automobilisti che più fanno imbizzarrire i pachidermi con le ruote: sono la “coda di pesce” (il tagliare la strada al veicolo appena sorpassato, normalmente per imboccare una corsia d'uscita), il mancato uso degli indicatori di direzione e, più in generale, la guida distratta.
Ecco: i “j'accuse” sono questi e per fare in modo che il futuro possa fondarsi su un maggior rispetto reciproco, i camionisti chiedono che tutti i candidati al conseguimento di patente trascorrano qualche ora nella cabina di un mezzo pesante.
Dall'altra sponda, gli automobilisti replicano additando i conducenti professionali di essere poco prudenti in caso di pioggia e di non rispettare le distanze di sicurezza.

La sinistrosità è stata analizzata passando al setaccio i numeri, dai quali è emerso che la sinistrosità scende nelle Fiandre ma aumenta in Vallonia e nella regione di Bruxelles: a livello generale, il 2015 è l'anno nel quale gli eventi infortunistici con il coinvolgimento di veicoli commerciali sono diminuiti del 27% in rapporto agli ultimi 10 anni. Nel 2005 erano stati 2.961, nel 2015 “solo” 2.155. Il punto debole, per il traffico commerciale, resta (paradossalmente) l'autostrada, dove si verifica più di 1 incidente su 3: si consideri, infatti, che il 36% dei sinistri occorsi a mezzi pesanti avviene sulle arterie autostradali, dove viene però registrato l'8% scarso di tutta la sinistrosità complessiva.
6 incidenti stradali su 10 hanno come dinamica il tamponamento e quando un veicolo commerciale è coinvolto, la gravità aumenta di tre volte. (ASAPS)



 Analisi della sinistrosità che coinvolge i veicoli pesanti in Belgio. (ASAPS)

Venerdì, 28 Ottobre 2016
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