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Notizie brevi 17/11/2016

Alfio Caruso
1960 - Il migliore anno della nostra vita
 

La benedizione iniziale è stata conferita, 25 maggio ’59, dal quotidiano londinese Daily Mail: <>. Persino a dispetto della deflazione, la cui vittima principale è il prezzo del vino: perde quasi il 10 per cento, da 151 a 138 lire al litro. Dopo qualche mese la conferma del periodo magico proviene dal più importante giornale economico del mondo, il Financial Times: l’11 gennaio ‘60 assegna alla lira l’Oscar delle valute. C’è anche il sopragusto di vedere i francesi rosicare per la sconfitta del franco classificato alle spalle della nostra moneta. In agosto il preidente della Bundesbank, Karl Blessing, afferma che il miracolo economico italiano è più grande ancora di quello tedesco. Ma gli abitanti del Belpaese non hanno bisogno di questi riconoscimenti ufficiali per sapere che stanno vivendo un periodo d’oro. L’avvertono sulla pelle, lo sentono nei precordi. E meno male, dato che la televisione ignora l’economia e i giornali le riservano uno spazio assai esiguo, di solito un paio di colonne. Pochissimi quotidiani pubblicano le quotazioni di Borsa; silenzio assoluto su scalate, estromissioni, defenestrazioni, cambi di maggioranza. Cuccia, Mattioli, Sindona risultano perfetti sconosciuti. Occupa un titolino la nomina del quarantaseienne Guido Carli a governatore della Banca d’Italia in sostituzione di Donato Menichella, uno dei protagonisti della rinascita.

Così Alfio Caruso in 1960 Il migliore anno della nostra vita (Longanesi, pagine 350, E 18,60) racconta quei dodici mesi fenomenali, forse irripetibili. Dalla morte di Coppi all’elezione di Kennedy, dall’Olimpiade romana – con la trionfale cavalcata di Berruti nei 200 metri e la commovente maratona di Bikila – all’affacciarsi di Mina e Celentano è uno snocciolare di personaggi, di avvenimenti, di curiosità, di pettegolezzi. Dal singolare equilibrio tra frenesia e vertigine gl’italiani paiono trarre un’inesauribile spinta propulsiva. Tutti affamati di benessere, di modernità, di miglioramento e senza alcun senso di colpa. Anche la pubblicità asseconda quest’ansia di fare, di progredire. La Vendomatic suggerisce l’installazione delle macchine distributrici di caffè e di bevande <>. Del calcolatore elettronico Ibm 632 è vantata << la flessibilità: può essere impiegato per la soluzione dei più disparati problemi aziendali, che richiedono operazioni di calcolo, fatturazione, contabilità clienti, fornitori, libro degli sconti, conti provvigione, calcolo di premi di assicurazione, cartelle esattoriali, ecc.>>.


<>, il refrain del motivetto che conclude Il Musichiere, la trasmissione di maggior successo del periodo, racchiude il sentimento generale: per quanto la settimana possa esser stata dura, arriva il giorno della festa, della passeggiata con l’abito buono, dei pasticcini da portare a casa. Non è tanto questione di soldi, bensì di positività, di ottimismo perfino ingenuo. Ci si affida a cartelli e giornali murali per combattere, specialmente in campagna, l’analfabetismo: non riescono a leggere e scrivere circa 4 milioni d’italiani, per essi viene ideata una delle leggendarie e meritevoli trasmissioni Rai, Non è mai troppo tardi. Gli stipendi si mantengono inferiori a quelli dei Paesi più sviluppati: gli operai non arrivano a 50 mila lire mensili (650 euro); gl’impiegati stanno tra le 110 e le 130 mila lire; gl’invidiati magistrati partono da 200 mila lire; tra i 20 milioni di popolazione attiva (le donne sono un quarto) galleggiano sacche notevoli di disoccupazione. Permane, tuttavia, la convinzione di una crescita inarrestabile: come non crederlo quando nel decennio gli stipendi si sono rimpinguati dell’80 per cento? I circa 7 milioni di studenti di elementari, medie, ginnasi, licei, università sono coscienti che con il diploma se la passeranno meglio dei genitori; qualora dovessero, poi, toccare la laurea, sogno proibito di gran parte delle 14 milioni di famiglie, vedrebbero spalancarsi ogni porta. Emissari dei principali gruppi industriali prenotano periti industriali, geometri e ragionieri  prima ancora che conseguano la licenza. E’ una rivoluzione piccolo borghese, forse l’unica volta nella Storia in cui le masse precedono le élite.

Da Milano Marittima a Cesenatico, in un fazzoletto di chilometri, spuntano 4.600 alberghi-pensioni. In quelle a conduzione familiare il tutto compreso costa 600 lire (8 euro) al giorno. Il settore rende 500 miliardi l’anno (6 miliardi e mezzo di euro). Il turismo conosce un’espansione incontenibile, non più limitato agli stranieri e all’estate. Dall’autunno ’59 la settimana lavorativa di 5 giorni, fin lì prerogativa degli ammirati bancari, è stata estesa a quasi tutte le fabbriche. Pure per operai e impiegati il fine settimana libero diventa una conquista da sfruttare al meglio. La pubblicità accredita l’illusione che ogni prodotto sia accessibile. I numeri diventano impressionanti: oltre il 50 per cento delle famiglie si avvia a possedere un frigo, una tv (se ne comprano 1500 al giorno) e sarà pronta a firmare nuove cambiali per acquistare lavatrice, lavastoviglie, scaldabagno, il massimo dello chic. Il prezzo degli elettrodomestici oscilla tra le 100 e le 150 mila lire (1100-1900 euro). Proprio la cambialina, con le decine di girate a raccontare le tante mani attraverso cui è transitata, rappresenta una delle poche costanti, che rendono eguale il Settentrione al Meridione. Per fronteggiare questa marea montante di <> un lavoro non basta. Allora capita di scoprire che l’artigiano venuto di pomeriggio a effettuare la riparazione, faccia di giorno il carpentiere e di notte il custode del parcheggio. E’ l’inizio del sommerso, ma nessuno se ne accorge non essendo stati ancora inventati i sociologi. Ci si accorge, invece, che gli italiani denunciano, in media, un decimo dei propri redditi. La pressione fiscale del 32% viene considerata insopportabile, l’evasione è ritenuta lecita, inascoltati Catoni ne denunciano il costo economico. 

Vengono prodotte più di 600 mila auto, delle quali oltre 381 mila vendute in Italia, ma 900mila aspiranti guidatori prendono la patente. Lo fanno anche alcuni sacerdoti, benché il Sinodo stabilisca che solo in caso di assoluta necessità possono condurre una vettura. Nessuno si cura dello scarso numero dei veicoli industriali, sui quali, viceversa, puntano i grandi marchi esteri e il risultato finale darà loro ragione. Spopolano le due utilitarie a guscio d’uovo della Fiat, la 500 (450 mila lire, 5.500 euro) e la 600 (625 mila lire, 7.200 euro). Per acquistare la prima servono all’incirca dieci stipendi da operaio, per la seconda quattordici. Nel libretto dei <> in dotazione alle due vetture si può leggere: <>.

Il cinema regala una stagione leggendaria. Il ’60 viene salutato dai due capolavori, che si sono imposti alla mostra di Venezia il settembre precedente: La grande guerra di Monicelli e Il generale della Rovere di Rossellini. A febbraio arriva La dolce vita di Fellini; seguono Rocco e i suoi fratelli di Visconti, Tutti a casa di Comencini, La ragazza con la valigia di Zurlini, La lunga notte del ’43 di Vancini, L’avventura di Antonioni, Il bell’Antonio di Bolognini; si chiude con La ciociara di De Sica. Insomma, se quell’anno si vendono 748 milioni di biglietti nelle sale di prima, seconda e terza visione – incasso di 116 miliardi (un miliardo e 400 milioni di euro) – non è per la ridotta programmazione televisiva.
   
 


 

Alfio Caruso in 1960 Il migliore anno della nostra vita (Longanesi, pagine 350) racconta quei dodici mesi fenomenali, forse irripetibili. Dalla morte di Coppi all’elezione di Kennedy, dall’Olimpiade romana – con la trionfale cavalcata di Berruti nei 200 metri e la commovente maratona di Bikila – all’affacciarsi di Mina e Celentano è uno snocciolare di personaggi, di avvenimenti, di curiosità, di pettegolezzi. Da leggere. (ASAPS)
 

Giovedì, 17 Novembre 2016
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