Roberto Rocchi |
L’entrata in vigore della legge che riguarda
il cosiddetto patentino per ciclomotore porta la data del 1° luglio. Da
questa data, dunque, tutti i ragazzi di età compresa tra i 14 ed i 18 anni
dovranno avere superato l’esame di idoneità presso gli uffici della
motorizzazione civile per poter circolare senza rischiare una sanzione di
516 euro più il fermo amministrativo del veicolo per due mesi (chi sarà
sorpreso la seconda volta rischia una contravvenzione di 2.065 euro!).
L’entrata in vigore della legge, tuttavia, è stata accompagnata da una serie
di proposte quasi tutte finalizzate a rinviarne di almeno sei mesi
l’attuazione. Fra coloro che si sono espressi in tal modo anche l’Asaps -
l’associazione sostenitori amici della polizia stradale - al cui
responsabile provinciale, l’ispettore capo della polstrada Roberto Rocchi,
abbiamo voluto chiederne i motivi.
Ispettore Rocchi, perché avete ritenuto necessario proporre un rinvio
dell’entrata in vigore della legge?
“Occorre fare riferimento a ciò che sta avvenendo in tutto il Paese e non
solo a Reggio. Purtroppo vi sono regioni dove ancora non si è riusciti ad
organizzare la metà dei corsi scolastici previsti e in alcuni istituti vi
sono state proteste plateali da parte di genitori.”
Quali i motivi di una simile situazione?
“Il problema principale è di carattere economico: poche le risorse destinate
allo scopo e pochi i docenti in grado di insegnare il codice della strada.
Si pensava che gli operatori di polizia potevano sopperire a tali carenze,
senza considerare che per ogni poliziotto impiegato a scuola, un altro viene
sottratto dal servizio su strada.”
Dunque un rinvio della legge sarebbe stato più opportuno?
“Questo avrebbe permesso alle scuole di potersi meglio organizzare ed ai
ragazzi di prepararsi bene senza vivere l’incubo di un esame come unica
finalità del patentino. E’ necessario invece che i giovani imparino le
regole stradali, ma soprattutto che si rendano conto dei tanti rischi che la
strada nasconde ed ai quali fanno da risonanza le tante tragedie stradali.
In ogni caso, bastava garantire ai ragazzi che avevano frequentato il corso
la possibilità di guidare e sostenere l’esame in un secondo momento, così da
rendere più agevole il lavoro per tutti.”
A Reggio, invece, com’è andata?
“Rispetto alla media nazionale direi più che bene, merito del tavolo unico
di lavoro che è stato costituito da tempo presso l’ex provveditorato agli
studi ed a cui hanno partecipato Prefettura, Polizia Stradale, Carabinieri,
Polizia Municipale, Aci, le associazioni di categoria delle autoscuole
Unasca e Confedertai, l’associazione Guidare Sicuro, la Provincia, i Comuni
e l’Osservatorio Provinciale Sicurezza Stradale. Un simile sforzo non è
stato da poco ed ha premiato tanto impegno l’alta percentuale di corsi che
si sono conclusi entro la fine dell’anno scolastico. L’importante, però, è
che per il prossimo anno scolastico giungano da Roma aiuti maggiori: la
sicurezza stradale è fatta di cose concrete e non può essere soltanto una
legge a porre rimedio al drammatico fenomeno degli incidenti stradali”. (st) |