Cesena, 13 gennaio 2017 - Ci sono tantissimi cesenati tra le vittime della presunta appropriazione indebita messa in atto da due professionisti riminesi che si sarebbero intascati ben 230mila euro di premi assicurativi.
Ieri in tribunale a Forlì davanti al giudice Zattini si è aperto il processo a carico dei due uomini che lavoravano per la compagnia Groupama Assicurazioni, nell’agenzia di Miramare di Rimini. Si tratta dell’agente riminese S. B. e del suo referente E. L.. Quest’ultimo in particolare lavorava per il B., riscuotendo i premi assicurativi al suo posto senza però avere un contratto di subagente con la compagnia. Secondo l’accusa i due imputati avrebbero chiesto ai clienti di versar loro i premi delle polizze senza poi trasferire il denaro incassato alla compagnia assicurativa.
Le persone coinvolte in questa vicenda, che si sono ritrovate con una polizza fantasma in mano, sarebbero 92, di cui molti sono cesenati. Chi stipulava polizze d’auto, chi assicurazioni per la vita, chi sulla casa, fidandosi ciecamente dell’agente a cui versava il premio, e se ne andava a casa sollevato dal pensiero della protezione che un’assicurazione può darti. In realtà le assicurazioni stipulate non li coprivano.
L’appropriazione indebita messa in atto tra il 2009 e il 2012 è sfociata in un’inchiesta penale in seguito a una segnalazione della compagnia Groupama Assicurazioni che dispose un’ispezione nell’ufficio di Miramare. All’appello sarebbero mancati i 230mila euro spettanti all’assicurazione.
Secondo le accuse inoltre, gli agenti si sarebbero appropriati dei premi assicurativi che riscuotevano dai clienti, consegnando loro in cambio la relativa e apparentemente regolare polizza. I due imputati hanno respinto ogni accusa a loro addebitata e si sono dichiarati totalmente estranei ai fatti.
La Groupama Assicurazioni si è costituita parte civile nel processo di primo grado iniziato ieri a Forlì. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Benzi e dall’avvocato Moreno Maresi di Rimini. Le parti lese invece si sono costituite parte civile con gli avvocati Fulvio e Alessandro Sintucci. Ieri in tribunale è stata ammessa la chiamata del responsabile civile: la compagnia assicurativa chiamata a rispondere in solido con gli imputati del risarcimento danni.
Secondo una sentenza della Cassazione viene ribadita la responsabilità oggettiva della compagnia per tutte le condotte illecite dei propri agenti, una responsabilità cioè che prescinde dalla consapevolezza della casa madre della condotta dell’agente.
di Annamaria Senni
da ilrestodelcarlino.it