Il deposito fantasma nel grande giro delle auto rubate
C’era chi cambiava i connotati alle auto – numero targa e telaio nuovi, e perfino centralina elettrica rimodellata – per farle figurare appena uscite dal concessionario. E c’erano gli addetti alle truffe assicurative: incidenti mai avvenuti, ma con rimborsi per collisione o addirittura “casco”, intascati senza problemi.
Nel giro di truffe che si stima essere milionario, sbuca fuori anche Cremenaga, paesino della nostra provincia al confine con la Svizzera dove risultava aver avuto la sede operativa una concessionaria con sede legale a Reggio Emilia intestata ad uno dei due fratelli arrestati sul totale delle quattro persone finite in manette e 11 denunciate dalla polizia stradale di Verbania.
Gli inquirenti contestano a vario titolo il reato di associazione a delinquere finalizzata alle truffe assicurative e al riciclaggio di vetture rubate, e in più la truffa aggravata a privati e la falsità per induzione in atto pubblico ai danni delle compagnie assicurative truffate, in questa operazione non a caso e nominata “crash fon cash”: incidente (fasullo) contro soldi.
Come riporta il quotidiano on line verbanonews.it
Le menti organizzative sono state arrestate alle prime luci del giorno dagli uomini della polizia di stato al termine di un’indagine durata più di due anni. D. Z., 40 anni, titolare della Zenocar Service di Omegna; A. P., 31enne di Gravellona Toce e quindi i fratelli C.S. 42 anni e D. S., 40 anni, entrambi di Gravellona e con precedenti penali, quest’ultimo amministratore unico di un’azienda fantasma la Dimensione auto, con sede legale a Reggio Emilia e e sede operativa a Cremegnaga, nel Varesotto.
“Ma nella fantomatica sede operativa di Cremenaga non abbiamo trovato nulla – spiega Marco Bragazzi, il dirigente della polizia Stradale di Verbania che ha condotto le indagini e che bene conosce il territorio in questione perché è stato anni fa alla guida del Commissariato cittadino – . I miei uomini sono stati sul posto, hanno chiesto le visure in Comune e ispezionato l’immobile in questione: niente auto, vuoto. Si è trattato di un semplice magazzino dove non abbiamo riscontrato nulla, se non un’astratta idoneità dei locali”.
Diabolico invece il sistema di questa sostanziale mega truffa delle dimensioni a prima vista milionarie: da un lato le officine di Omegna dove le auto risultavano arrivare incidentate, con tanto di testimoni foto e constatazione amichevole, ma che di incidenti non ne avevano mai fatti: c’era solo l’intento, secondo gli investigatori, di ricevere i rimborsi dalle assicurazioni. Ma non tutto è andato liscio: difformità fra le constatazioni amichevoli (il modello CID ndr) e le auto, che alla fine risultavano sempre gli stessi modelli, hanno messo sul chi va là gli investigatori.
E poi l’altro filone, quello delle auto rubate, soprattutto nel Lazio, che venivano sottoposte al “lifting” di targhe in alcuni casi addirittura contraffatte, con numeri di telaio nuovi e apparati elettrici rimodulati. Auto potenti, modelli costosi.
L’indagine è in corso da due anni, da quando una fonte anonima è giunta alle orecchie di un agente della polizia che ha incominciato ad indagare, e poi si è sviluppata nell’ambito della Stradale.
Gli investigatori sono riusciti a risalire fino al 2009, ma le indagini su questi traffici potrebbero evolvere rapidamente.
Forse aver indicato Cremenaga come base operativa per una delle società non era casuale: siamo al confine con la Svizzera, a pochi metri dalla dogana, peraltro non presidiata.
Bloccato un altro giro di auto rubate o fatte “rinascere”. (ASAPS)