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Articoli 02/02/2017

VASTO: QUANDO L'ODIO DIVENTA “GIUSTIZIA”

di Luigi Altamura*
Lo scooter guidato dalla ragazza (foto di Gianfranco Daccò - da lcentro.gelocal.it)

L'episodio di Vasto, con l'omicidio di un ragazzo da parte del marito di una donna morta in un incidente stradale, riporta  tragicamente sotto i riflettori quello che ASAPS da sempre va dicendo. Una morte per incidente stradale, per un familiare, è come percorrere un tunnel, lungo, buio, senza vie d'uscita. Quando vi si entra, sei disorientato, sei solo, perdi la cognizione del tempo, aspetti, rifletti, vivi una nuova vita. Ti fai domande, cerchi risposte, e dentro puoi covare un rancore, un sentimento mai provato prima, che aumenta di giorno in giorno, specie quando inizi a seguire il processo che vede coinvolto chi ha posto fine alla vita della persona amata. Questo sentimento può diventare odio, magari fomentato da una sentenza mite o dalla “semplice” voglia di vendetta. I social network oggi poi rimbalzano e amplificano ogni piccolo commento, anche di persone distanti centinaia di chilometri dal luogo in cui vivi, ma che sono quasi sempre solidali, perché stanno vivendo la medesima situazione o solo perché “chi ammazza deve pagare”. Una vendetta che ieri si è consumata nel modo più tragico. Con quattro colpi di pistola ad un giovane, che avrebbe dovuto presentarsi di fronte al Giudice per l'Udienza preliminare per il primo atto di un eventuale processo per omicidio stradale. Non era stato condannato, non era stata provata la sua colpevolezza. Ma il tema dei processi e di sentenze più rapide è stato affrontato con le nuove norme sull'omicidio stradale e nel caso di Vasto, in sei mesi si era già arrivati di fronte al Gup. Questo non è bastato per un uomo che amava sua moglie, a tal punto di farsi giustizia da sé. Una vendetta che ha portato a distruggere con la stessa moneta (la violenza, di due tipi, quella stradale e quella da omicidio volontario) una vita umana. La storia riporta ai tempi in cui la giustizia era latitante. Ai tempi in cui la vita umana non valeva nulla. Periodi storici in cui si poteva distruggere per l'amore provato verso chi era l'altra metà della tua vita. Ecco perché i familiari di una persona deceduta in un incidente stradale hanno chiesto nuove norme che portassero a sentenze più giuste e a processi più rapidi. Molti giuristi e addetti ai lavori parlano di legge “populista”, voluta solo dai familiari. Perchè credono nella giustizia, che pur con le enormi difficoltà in cui opera quotidianamente, a causa di scarse risorse umane (magistrati, cancellieri e operatori amministrativi che mancano in tutti i tribunali) e sempre meno strumenti (dai personal computer alla carta), permette di agire nei confronti di chi ha sbagliato. Perché viviamo in uno Stato di diritto. Certo le norme uscite a marzo 2016 dal Parlamento hanno diversi punti da migliorare – ASAPS lo ha dichiarato già durante i lavori parlamentari – ma il tema di una giustizia “giusta” è quello che andava affrontato da almeno un ventennio. Quello che non possiamo pensare è che la morte da omicidio stradale, porti altra morte, trascini in un baratro tre vite umane, due fisicamente e una terza con la mente e con l'animo, che si è oscurato il giorno della perdita della persona che amava. Schierarsi da una parte o dall'altra è sbagliato. Occorre stare vicino ai familiari, attraverso percorsi di sostegno e con psicologi che ogni Comune dovrebbe mettere a disposizione da subito (l'esempio del progetto “Chirone” voluto dal Servizio Polizia Stradale con la creazione della figura del “Family Liaison Officer” e di un percorso di aiuto psicologico è una buona strada che andrebbe estesa a tutti gli organi di polizia stradale). Occorre stare accanto alla magistratura, fonendo strumenti giuridici sostenibili ai giudici, ai pubblici ministeri affinchè le loro “armi” non contengano profili di incostituzionalità. Occorre stare vicino alle forze dell'ordine, che su strada sono Ie primi ad agire per il rispetto della Legge. Occorre evitare il trionfo del “giustizialismo”. Quello che in queste ore regna sovrano sui blog e sui social network.

*Comandante Polizia Municipale, Verona

 

>Vasto, spara al giovane che investì la moglie: lascia pistola sulla tomba e si costituisce
(NOTA ASAPS: In questo caso il marito di una vittima uccisa sulla strada, si è fatto giustizia da solo. Ora le vittime di una tragedia stradale sono 3. Ma la giustizia la dobbiamo pretendere dallo Stato! ASAPS)
Poche ore dopo il delitto di Italo D'Elisa, i carabinieri trovano la semiautomatica sulla tomba di Roberta Smargiassi, 34 anni, morta quest'estate. Prima di consegnarsi alle forze dell'ordine Fabio Di Lello ha chiamato un amico confessando l'omicidio

 

>Schianto tra 2 auto e uno scooter, ragazza di 34 anni muore a Vasto
Dopo l'impatto con una Punto, poi finita su una Renault, il motorino di Roberta Smargiassi è finito su un semaforo. Si era da poco spostata col calciatore Fabio Di Lello

 

>Grave incidente in corso Mazzini, perde la vita una 34enne vastese

 

>Scontro auto-scooter,muore donna a Vasto
Sbalzata su asfalto dopo schianto contro il semaforo

 

 


 

Le riflessioni e le considerazioni di Luigi Altamura comandante della Polizia Municipale di Verona sul tragico evento di Vasto. (ASAPS)

Giovedì, 02 Febbraio 2017
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