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Notizie brevi 14/02/2017

Prato, altro schiaffo al “caporalato”: due arresti per tentato omicidio
La Polizia Stradale e la DIGOS di Prato mettono le manette a due pakistani, accusati di aver investito un marocchino che li aveva denunciati

(ASAPS) Prato, 13 febbraio 2017 – La Squadra di PG della Polizia Stradale di Prato e la DIGOS della Questura di Prato, hanno dato esecuzione a due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di due cittadini pakistani, BUTT JAVED Iqbal, 57 anni, e GULZAR Ahmed, 55, entrambi residenti a Prato, con l’accusa di tentato omicidio e lesioni personali gravissime nei confronti del cittadino marocchino AZIL Abdelali, 52 anni, anch’esso residente a Prato. I fatti risalgono al 30 gennaio scorso, quando l’AZIL è stato investito da un veicolo di grossa cilindrata in via Visiana, nei pressi della sua abitazione. Il veicolo, secondo la prima ricostruzione dei Pubblici Ministeri Antonio Sangermano e Laura Canovai, sulla scorta dell’informativa della polizia giudiziaria, si è fermato sul posto, ne sarebbero scesi i due pakistani i quali, dopo aver spostato l’uomo sul marciapiede – che ha riportato la frattura di entrambe le gambe – lo hanno pesantemente minacciato. I fatti sembrano essere legati alla denuncia che il marocchino aveva sporto lo scorso 23 maggio, successivamente al clamore mediatico sollevato dall’arresto del pakistano Tariq SIKANDER, caporale dell’azienda COLI, finito in manette con l’accusa, tra l’altro, di reclutare e intermediare manodopera clandestina da impiegare poi nelle campagne dell’azienda di Tavarnelle Val di Pesa. Nella denuncia, l’AZIL aveva fatto nomi e cognomi dei propri caporali, risultati al momento estranei ad eventuali contatti col SIKANDER, tra cui il BUTT JAVED Iqbal, ed aveva spiegato che il 3 aprile 2016, mentre stava lavorando in un terreno agricolo dell’azienda Il Forteto, cadde da un albero perdendo i sensi: al suo risveglio era in un letto dell’ospedale di Prato, con la schiena rotta (fortunatamente senza conseguenze sulla deambulazione), dove era stato abbandonato da persona mai identificate che riferirono alla portineria del pronto soccorso che si era trattato di un incidente domestico.

Le indagini erano andate comunque avanti e qualche giorno prima dell’investimento, il BUTT JAVED e il GULZAR avevano rintracciato l’AZIL nei pressi di casa sua e lo avevano minacciato di morte, estendendo le minacce anche alla moglie e alle figlie minori, che avrebbero violentato se non avesse ritirato la querela. Al suo rifiuto, i due pakistani sarebbero passati all’azione e infatti, quando il 118 soccorse il coraggioso marocchino sul selciato di via Visiana, del veicolo investitore non c’era più traccia.
Al momento, nessun elemento indica che le aziende coinvolte in quest’altra brutta faccenda tutta pratese, siano al corrente della provenienza della manodopera, ma le indagini di questo nuovo filone chiariranno anche questo.
Il Procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi, a margine della conferenza stampa che ha illustrato l’operazione, ha parlato di “metodo ai limiti del mafioso” ed ha elogiato il lavoro dei due uffici della Polizia di Stato, la Polizia Stradale diretta da Fiorella Fornasier e la DIGOS, diretta da Celestino Frezza, impegnati in sinergico lavoro da oltre un anno. (ASAPS)

 


 

Sembrava un incidente stradale, ma non lo era. L’indagine della Stradale e della Digos  ha fatto emergere una situazione inquietante. (ASAPS)

Martedì, 14 Febbraio 2017
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