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Bimba investita, pirata fugge, l’avvocato Aci: “Un fallimento la legge sull’omicidio stradale”

Bonomo, membro della Commissione Giuridica dell'Automobile Club di Bergamo, critica la legge in vigore da quasi un anno: "Lacune nei risarcimenti e nella premialità di chi si ferma a prestare soccorso"

“La legge sull’omicidio stradale a mio parere è stata un fallimento, tanto che sono aumentati gli episodi di pirateria stradale”. È la provocazione lanciata dall’avvocato bergamasco Benedetto Maria Bonomo, membro della Commissione Giuridica dell’Automobile Club di Bergamo.

La questione “pirati della strada” è tornata d’attualità in Bergamasca dopo l’episodio di sabato 18 febbraio a Caprino, dove una bambina di otto anni è stata investita da un uomo che è poi fuggito ed è stato rintracciato due giorni dopo dai carabinieri (LEGGI QUI).

L’avvocato Bonomo, esperto in materia, parla di questo caso e della legge numero 41 del 23 marzo 2016, ossia quella sull’omicidio stradale (nella quale rientrano anche episodi come quello di Caprino).

Dopo il caso dell’uomo che ha investito la bambina, molti lettori hanno invocato il carcere per lui. Per la legge però non è previsto: cosa ne pensa?

“Penso che non ci si debba far trascinare dall’emozione dei fatti. Come sostenuto anche dal magistrato Piercamillo Davigo, per l’omicidio stradale la pena è talmente alta (fino a 18 anni di carcere) che “tra un po’ a qualcuno converrà dire che voleva ammazzare, per rispondere di omicidio volontario” . Cosa molto grave, soprattutto se si pensa che l’omicidio stradale colpisce condotte sì gravi, perché fortemente imprudenti, ma pur sempre colpose, non equiparabili alla volontà di uccidere”.

Nel frattempo sono sempre più numerosi in Italia i casi di persone che fuggono dopo un incidente…

“Se il senso di questa legge era far desistere gli automobilisti da condotte imprudenti, è chiaro che è stata totalmente fallimentare. Infatti non solo sono aumentati i sinistri, ma si è visto un aumento di oltre il 20% anche degli episodi di pirateria stradale, in cui chi provoca l’incidente non si ferma a prestare soccorso, ma scappa”.

Tra chi non si ferma c’è anche chi ha abusato di alcol o ha assunto sostanze stupefacenti…

“Vero, soprattutto chi ha abusato di alcool o assunto sostanze stupefacenti trova, ahimè, una convenienza a non fermarsi, in quanto la nuova normativa prevede per loro sanzioni pesantissime: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 anni per lesioni gravissime, che aumentano in caso di morte da 8 a 12 anni di reclusione. Se l’aumento di sanzione non ha inibito dall’origine la persona a mettersi alla guida da ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, è chiaro che, una volta trovatosi di fronte al fatto compiuto d’aver causato un incidente, l’aumento delle pene edittali provocherà in essa solamente paura e maggior convinzione di darsi alla fuga.

Ci sono quindi, secondo lei, delle lacune nella legge sull’omicidio stradale?

“La lacuna più grave che prevede questa norma, a mio avviso, è di non è aver previsto un solo articolo a garanzia delle vittime e dei loro familiari per un adeguato e tempestivo risarcimento, permettendo così alle compagnie assicurative di continuare a beneficiare dei tempi troppo spesso infiniti della giustizia italiana. In merito all’impianto sanzionatorio, lo rivedrei in toto, ricalcolando le sanzioni, mantenendole in linea con le altre fattispecie colpose previste dal codice penale, ed agendo maggiormente sull’efficacia della prevenzione. Attribuirei, ad esempio, maggiore premialità per chi si ferma a prestare soccorso, cercando così di riportare il conducente che ha sbagliato a intervenire per porre rimedio alla sua condotta”.

di Mauro Paloschi
da bergamonews.it


E ora anche l’avvocato dell’ACI di Bergamo demolisce l’impianto della legge sull’Omicidio stradale. (ASAPS

Giovedì, 23 Febbraio 2017
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