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Uccise un ragazzo guidando contromano, condanna ridotta a 3 anni

Il tasso di alcol era stato accertato con il plasma, e non con il sangue, il che comporta un rischio di errore del 20-25 per cento

VICENZA - Otto mesi di sconto, per una pena finale di 3 anni di reclusione che non comprende l’aggravante del tasso alcolemico superiore a 1,50 grammi per litro e la guida in stato di ebbrezza, nel frattempo prescritta. E’ la sentenza della corte di Appello di Venezia per il padovano Mirco Vendramin che la notte del 2 giugno 2011 imboccò contromano e a forte velocità la tangenziale di Vicenza piombando sull’auto del 22enne Alex Di Stefano, uccidendolo sul colpo (il giorno dopo per la disperazione si era tolta la vita la mamma). I giudici hanno confermato che quella maledetta sera l’elettricista di Carmignano di Brenta era sotto l’effetto dell’alcol, ma hanno anche accolto la questione sollevata dall’avvocato Fabio Pinelli: l’esito del test a cui l’automobilista era stato sottoposto all’ospedale di Vicenza era sovrastimato. Questo perché, così come emerso dalla perizia medico legale disposta dalla Corte, il tasso di alcol era stato accertato con il plasma, e non con il sangue – come vogliono invece le norme medico tossico forensi - il che comporta un rischio di errore del 20-25 per cento. Da qui la conclusione che Vendramin avrebbe avuto un tasso alcolico inferiore a 1.50, motivo per cui la Corte ha fatto venire meno l’aggravante per l’omicidio colposo, ma anche la guida in stato di ebbrezza alcolica, perché prescritta nei 5 anni (in primo grado era stato assolto dalla droga). Detto che ora il padovano si vedrà sospendere la patente, per un periodo che stabilirà la Prefettura.

«E’ stata riconosciuta l’insussistenza dell’aggravante, il che significa che l’abbiamo prospettata in modo giuridicamente corretto» dichiara l’avvocato del 27enne, Fabio Pinelli, che probabilmente ricorrerà in Cassazione. «Da un punto di vista tecnico la Corte ha fatto il suo lavoro» si limita a commentare Paolo Mele junior, che assiste Stefano e Martina Di Stefano di Torri di Quartesolo, papà e sorella della vittima che ieri in aula a Venezia non hanno mancato di manifestare la loro contrarietà. Martina in particolare si è sciolta in un ironico applauso alla lettura della sentenza. «La conclusione – aveva scritto solo poche ore prima in Facebook – di un lungo e doloroso percorso che finora ci ha riservato amarezza in serie». Un ferita che si riapre ancora una volta dopo la doppia tragedia che ha stravolto le loro esistenze. Prima Alex, morto sul colpo dopo che Vendramin era piombato sulla sua auto. Il giorno dopo la moglie e mamma Carla Tessari che per la disperazione si era tolta la vita. Da allora l’imprenditore e la figlia convivono con un dolore che pesa come un macigno e anche per questo si sono battuti in prima linea perché fosse riconosciuto il reato di omicidio stradale. «Non è accanimento il mio, Vendramin ha sbagliato e deve pagare – aveva dichiarato poche settimane fa il genitore - lui ora va in giro a locali mentre mio figlio è in una bara».

 

da corrieredelveneto.corriere.it


Ma sì che problemi ci sono...! Tanto il giorno dopo l’uccisione del 22enne Alex Di Stefano da parte del  conducente ubriaco che viaggiava a forte velocità contromano in autostrada, anche la mamma della vittima, per la disperazione,  si uccise!! Quindi...???. (ASAPS)

Lunedì, 27 Febbraio 2017
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