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Altri osservatori , Notizie brevi ,... 05/04/2017

Design e aggressività, l'altra faccia dell'auto
da Repubblica.it

Che connessione c'è fra la rabbia al volante e il modo in cui vengono disegnate e comunicate le auto? Lo abbiamo chiesto ad esperti in varie discipline e ne è venuta fuori una panoramica variopinta, così come variegata e ricca di sfumature è la personalità umana - LE INTERVISTE Paolo Pininfarina - Giordano Biserni - Massimo Agnoletti - Riccardo Balbo - Fausto Brevi - Arianna Brioschi - Marino D'Amore

Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile: sicuramente la farà rossa", diceva Enzo Ferrari. Perchè il rosso è il colore della passione, dell'amore, delle labbra e delle guance, di tutto ciò che è vita. Ma rosso è anche il colore del sangue, la furia buia che fa impazzire e offusca gli occhi, rosso è anche il colore dell'aggressività, della potenza, della paura. Il tormento interiore degli amanti delle quattro ruote gira tutto intorno a questa pericolosa, seducente ambivalenza. Perchè nel mondo dei motori la bellezza va sempre di pari passo con la pericolosità, e la sensualità spesso si esprime attraverso la capacità di mordere, afferrare la strada, come se ogni centrimetro di asfalto fosse un nemico da divorare e ricoprire di polvere. Ci siamo chieste, da giornaliste e da donne, che senso abbia questa rincorsa, e perchè il mondo dei motori sia così strettamente legato a doppio filo al concetto di aggressività, all'idea di una belva implacabile che supera, sfreccia, schiaccia, domina, veloce come un ghepardo e silenziosa come uno squalo. Perché? Per rispondere a questa domanda abbiamo approfittato della Settimana del Design di Milano, che con il Salone del Mobile e il vivace Fuorisalone dal 4 al 9 aprile coinvolge tutta la città in una serie di iniziative che ruotano intorno al concetto di design, con le automobili, manco a dirlo, sempre più presenti e protagoniste.

Il design, ovviamente, è comunicazione: linee, forme e colori sono un mezzo capace di inviare input ben precisi al cervello umano, sia a livello superficiale che inconscio. Dato per scontato l'enorme potere seduttivo del design nel campo dell'automotive, e considerato il contesto sociale in cui viviamo, caratterizzato dalla crescita esponenziale dell'aggressività sulle strade, qual è il nesso tra la cosiddetta “road rage” (letteralmente: rabbia al volante) e il modo in cui vengono disegnate e "comunicate" le auto?

Lo abbiamo chiesto ad esperti in varie discipline, ottenendo risposte interessanti e variegate, piene di sfumature. Proprio come la personalità umana.


LE INTERVISTE
Paolo Pininfarina - Giordano Biserni - Massimo Agnoletti - Riccardo Balbo - Fausto Brevi  - Arianna Brioschi - Marino D'Amore

Partiamo dai numeri: “Il fenomeno delle aggressioni stradali è in espansione – spiega Giordano Biserni, presidente dell'ASAPS, Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale – . Nel 2016 abbiamo conteggiato ben 183 episodi refertati che hanno prodotto 4 morti e 238 feriti, di cui 37 gravi. Nel 2017 i dati non sono incoraggianti. A gennaio contiamo già 11 aggressioni, a febbraio 27. E sono dati provvisori”.

L'aggressività, così come ogni elemento di stile fortemente distintivo, è un eccellente strumento di marketing. "Un determinato approccio stilistico, però - spiega l'architetto Alessandro Sannia, storico dell'automobile - ha successo solo se incontra i trend socio-culturali del momento o, tutt'al più, li anticipa. Mi spiego meglio: prima della crisi petrolifera degli anni '70 e della maturazione di una consapevolezza ecologica, era normale (e proficuo per le vendite) sottolineare la potenza delle automobili con elementi estetici vistosi e provocanti. Dieci anni più tardi, i tubi di scarico erano ben nascosti sotto ai paraurti, quasi a vergognarsi della presenza di un motore, e persino modelli ad alte prestazioni – si pensi alla Maserati Biturbo – si preoccupavano di non sembrare troppo appariscenti. Tuttavia, dovendo pensare ad un brand che nel binomio design e aggressività ha trovato la propria identità in modo coerente nel corso della sua intera storia, l'esempio più evidente è quello dell'Alfa Romeo, che da sempre ha unito il progresso tecnologico alla capacità di comunicarlo attraverso la forma. E' una capacità che quasi nessun altro ha mai avuto".

LA PAROLA AI "MOSTRI SACRI". In questo scenario, il design e la comunicazione dell'auto sono in qualche modo “complici” del fenomeno? “Molto spesso le case automobilistiche propongono prodotti dal design aggressivo per attrarre il consumatore in un mercato sempre più affollato – sottolinea l'ingegner Paolo Pininfarina, presidente dell'omonima azienda -, e le campagne promozionali amplificano il fenomeno. Sono d'accordo: per effetto dei media il comporamento alla guida può anche essere influenzato”. L'aggressività al volante è figlia di atteggiamenti e propensioni individuali – aggiunge Marino D'amore, Ludus Hei Foundation Malta Campus Lugano -, tuttavia è palese che la tendenza del design che incattivisce le linee esteriori di un'automobile, e un certo tipo di comunicazione come quella pubbliciitaria che si avvale di tecniche visuali precise ed efficaci, amplificano queste propensioni”.

FORMA E SOSTANZA "Credo che la "cattiveria" e di pari passo la presunta potenza del veicolo - spiega Giuseppe Bisegna, esperto di Filosofia estetica dell'università Lumsa di Roma - siano qualcosa da collocare su un piano psicologico; in una società omologata, appiattita, ma esasperata dall'apparire, puntare su alcune particolarità dell'auto è il mezzo per distinguersi, nonché indicare agli altri il proprio status. Nel panorama automobilistico contemporaneo inoltre troviamo molta potenza "facile", mostri da 300 cavalli, totalmente servoassistiti dall'elettronica, in cui basta schiacciare un pulsante per liberare capacità mostruose, senza alcuna esperienza di guida sportiva e senza correre grandi rischi. Diciamo che queste auto sono mostri da giacca e cravatta pensate per chi non ha la minima idea di cosa stia accadendo sotto al cofano, perché appunto basta pigiare l'acceleratore e raggiungere la velocità di punta, magari su un bel rettilineo. Perchè tutto questo questo? Ho in mente il parallelo con i moderni device: smartphone, tablet, pc; interfacce pratiche, diretta connessione fra mani, occhi e dispositivo, velocità, efficienza. Senza chiedersi minimamente cosa accada dentro".

“Le persone giudicano un'automobile in funzione degli stereotipi del viso umano. Del resto, il fronte delle automobili è, come il viso umano, simmetrico, ad esempio presenta degli occhi (le luci) delle orecchie (gli specchietti retrovisori) e un naso o bocca (la presa d’aria) – osserva la professoressa Arianna Brioschi, Lecturer del Dipartimento di Marketing dell'Università Bocconi di Milano. Le auto ci assomigliano.

L'ASPETTO PSICOLOGICO. . “Sulla personalità dei consumatori e la loro scelta di uno specifico modello di auto certamente esiste un nesso dimostrato”, conclude la docente. “L'auto è come la coda del pavone – rimarca  Massimo Agnoletti, psicologo – rappresenta l'immagine che si vuole trasmettere agli altri. Le persone sono sempre più stressate e individualiste e l'automobile aumenta la distanza dall'altro. Dall'abitacolo, in un contesto di isolamento spaziale e temporale, è più facile sfogare la frustrazione. E' una sorta di “maschera” che giustifica, anche con noi stessi, comportamenti giudicati deplorevoli in altri contesti”. “L'accettazione del litigio in strada è una delle cose più pericolose che esistano. Non sappiamo mai chi c'è nell'altro mezzo”, mette in guardia Biserni.

"Le donne - spiega Massimiliano Brancaccio, Art director di Tbwa - guidano le macchine da pochi anni rispetto all’uomo e ancora nella scelta della vettura e delle auto sono tutti uomini quelli che fanno questo mestiere. Il mercato è fatto dall’uomo per l’uomo, anche quando è pensato per una donna, e quindi le caratteristiche estetiche della macchina rispecchiano i valori del maschio alfa, la potenza, la forza, i valori atavici. L’uomo deve essere forte, virile, rude, deciso, esattamente come sono le macchine, perché vuole sentirsi così e quindi sceglie una macchina per come vorrebbe sentirsi. Il mercato anche per le auto femminili (micra, utilitarie, meno aggressive) viene pensato per le donne pensando che loro abbiano bisogno di un'auto meno brutale, violenta. Anche tra i disegnatori, i più famosi sono tutti uomini, tutto quello che riguarda l’automobile rispecchia l’uomo, l’idea di dell’uomo di come si sta al mondo".

"Il comportamento del guidatore purtroppo - conclude  Giorgio Marotta dell'ISSAM Modena -  è estremamente soggettivo e "deviato" da cause tante volte esterne alla vettura da lui pilotata. Mi spiego: il tipico amante Alfa Romeo, ama una guida veloce; il drogato, l'alcolizzato, l'alterato  può purtroppo guidare qualsiasi veicolo, anche una Smart. In questo senso tantissime Case automobilistiche, Volvo, Audi ecc. in primis promuovono la sicurezza dei loro veicoli".

"CI STIAMO INCATTIVENDO UN PO' TUTTI". Ma in questo scenario così complesso, c'è anche chi pone l'accento più sulle prestazioni dell'auto che sull'estetica e la comunicazione: “Tra design dell'auto e aggressività al volante non c'è un nesso diretto. Semmai il problema riguarda le prestazioni delle vetture, anche city car. Quello dell'aggressività è un problema ahimé più complesso e generale della società, ci stiamo incattivendo un po' tutti – osserva il professor Fausto Brevi, direttore del Master in Transportation & Automobile Design del Politecnico di Milano.

Gli fa eco Sulla stessa lunghezza d'onda Riccardo Balbo, direttore IED Torino e direttore accademico IED Italia: “Non c’è un nesso tra forma e comportamento. Il nesso è tra come viene interpretata e come viene comunicata la forma per suscitare, stimolare e colpire gli individui che sono “usati” quasi esclusivamente come target commerciali. La “road rage” non scaturisce dalla forma o dalla comunicazione dell’automobile, ma certamente può trovare nella mobilità uno dei terreni più fertili dove attecchire”. “Uno dei motivi di aggressione e di sfida tra automobilisti – peraltro comportamento vietato dal Codice, sottolinea Biserni - è quello di affermare la propria supremazia, che spesso si verifica tra conducenti di auto potenti. Stesso discorso se ad esempio una “umile” utilitaria compie una “prepotenza” nei confronti di un Suv o di un bolide. Scatta la molla della rivalsa per un nonnulla. La vettura è il terminale di scarico sul terreno della nostra rabbia, del disagio, della frustrazione”.

IL "FENOMENO" SUV. E proprio il grande successo commerciale dei Suv è un ulteriore elemento spunto da analizzare, “dal punto di vista antropologico, sottolinea quell’esigenza di imporsi come soggetto dominante in una comunità attraverso “la grandezza”, “l’imponenza”. Funge da criniera del leone”, sostiene D'Amore.

“Scegliere un Suv significa comunicare agli altri, agli estranei: 'attenzione, se non mi portate rispetto sono pericoloso perché ho i muscoli, sono grosso e forte.... in pratica, vi passo sopra, come un carro armato'”, aggiunge Agnoletti. “Uno dei punti di forza del Suv però è l'oggettiva comodità, l'ergonomia – rilancia Brevi -. E questo è apprezzato, soprattutto mano a mano che si va in avanti con l'età. L'auto alta è più comoda per salire e scendere, ha più spazio per caricare pacchetti e bagagli, è più facile assicurare i bambini al seggiolino. Ci sono anche molte donne che apprezzano il Suv perché dà loro un senso di maggior sicurezza”.

“Il fenomeno Suv non nasce per affermare una volontà di potenza e dominio ma piuttosto per coprire una fascia di mercato di consumatori con necessità “ibride””, secondo Balbo. “Mi sembra che identificare i Suv con concetti di “dominio” e “prepotenza” sia riduttivo – fa notare Pininfarina -, nel senso che la cosa non vale per tutti i consumatori. Da utente di Suv mi piace anche pensare che esistano degli automobilisti “responsabili” che scelgono i Suv soprattutto per ragioni di sicurezza. Un esempio? La visibilità anteriore, certamente superiore dall’alto, rende i viaggi in autostrada molto meno faticosi”.

Nei prossimi anni assisteremo a un'ulteriore evoluzione dell'automobile. “Le auto del futuro andranno sempre più incontro ai desideri del consumatore: per esempio aumenteranno le dimensioni dei Suv a parità di classe ed aumenteranno le tipologie di Suv – aggiunge Pininfarina -. Un altro impulso all’innovazione estetica verrà dal passaggio all’auto elettrica e, in un futuro più lontano, ma non lontanissimo, dall’alimentazione a idrogeno. Le nuove catene di trazione determineranno architetture inedite con soluzioni estetiche anche rivoluzionarie”. “Con la guida autonoma, potenzialmente ci potrebbe essere una
rivoluzione nel design dell’interno dell'automobile, mentre la cosa che consente di rivoluzionarne le forme esterne è il motore elettrico, che permette di ripensare gli ingombri delle principali componenti meccaniche”, conclude Brevi.

 


A proposito di aggressività alla guida,  un interessante articolo di Silvia Bonaventura (Repubblica.it) in occasione della Settimana del Design di Milano. Con dati forniti dall’Osservatorio ASAPS.
Che connessione c'è fra la rabbia al volante e il modo in cui vengono disegnate e comunicate le auto? Lo abbiamo chiesto ad esperti in varie discipline e ne è venuta fuori una panoramica variopinta, così come variegata e ricca di sfumature è la personalità umana - LE INTERVISTE
Paolo Pininfarina - Giordano Biserni - Massimo Agnoletti - Riccardo Balbo - Fausto Brevi  - Arianna Brioschi - Marino D'Amore

Mercoledì, 05 Aprile 2017
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