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Rassegna stampa alcool e guida del 23 gennaio 2006

ASAPS.IT Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale

UNA STRADA SEMPRE PIU’ INTRISA DI ALCOL E SANGUE

La consueta rassegna stampa sull’alcol alla guida e i fatti dei giorni scorsi dimostrano che ormai siamo in una situazione di vera emergenza!
E’ ora di chiamare in gioco precise responsabilità. La strada è diventata una lotteria i cui croupiers sono i conducenti ubriachi

(Asaps) Confessiamo che quando abbiamo cominciato a leggere le rassegne di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta, pur navigati poliziotti dall’etilometro sempre pronto (nessuno provi a dire “facile”) non immaginavamo che avremmo dovuto rivedere, al rialzo, le nostre già pessimistiche convinzioni.
Pensavamo di avere il polso della situazione, di conoscere la reale gravità di un fenomeno che ci coinvolge ogni maledetta notte, e non solo: eppure marciavamo al ritmo di uno o due ubriachi pizzicati al volante per ogni turno di pattuglia e potete star certi che ad ogni incidente di quelli tosti c’era qualcuno con l’alito vinoso che ci ronzava attorno.
Ora che ogni giorno leggiamo questa rassegna, alla quale contribuiamo con notizie da noi reperite e che è divenuta uno strumento indispensabile per l’alimentazione degli archivi dei nostri osservatori come quello della Pirateria o degli Sbirri Pikkiati, comprendiamo che razza di guerra sia mai questa.
È una lotta senza quartiere, consumata sul fronte dell’indifferenza di alcuni che sull’alcol ci vivono (produttori di vino, birra e superalcolici con i rispettivi indotti fino alla consumazione anche in autostrada di birre fatte passare come ideali per chi guida) e il dolore provocato da quell’indifferenza. Dolore che ci colpisce tutti, che flagella anche chi, come noi, vive sulla strada e cerca di arginare l’avanzata del nemico ma che non per questo resta immune dai suoi attacchi. Un nemico spietato che non fa sconti a nessuno e che non risparmia nessuna arma: ne è un tragico esempio la morte del sovrintendente Pierluigi Giovagnoli, ammazzato da un conducente al limite del coma etilico mentre scortava il giro d’Italia femminile, o di Sergio Romeo, il poliziotto fiorentino ammazzato a 100 metri dalla Questura mentre si recava al lavoro, centrato da un uomo ubriaco e drogato. Su tutti e due gli uccisori – pare che sia una costante – l’ombra pesante della recidiva. Non vogliamo fare gli integralisti, credeteci, ma non possiamo più permettere che con la scusa di un bicchiere per gustare una cena, di una birra che accompagna una pizza o di un goccetto per digerire, si faccia passare per fatalità quello che invece è una costante mattanza. L’Asaps, che non è certo rimasta né ferma né zitta in questi anni: sta aggiustando il tiro e si prepara al confronto con chi cerca di far passare luoghi comuni sui corpi di innocenti.
Siamo convinti che il vino faccia sangue, sulle strade, che la birra non sia affatto una bevanda per chi guida, come recitano troppi cartelli pubblicitari sulle autostrade, e che l’ammazzacaffé in realtà ammazzi anche noi. Che poi il vino sia buono, che la birra disseti e che un bel cognac possa allietare una serata (siamo anche noi esseri umani) non ci interessa in questo contesto. La strada è diventata una lotteria i cui croupiers sono i conducenti ubriachi.


ASAPS

OLANDA, STOP AGLI ALCOLICI PER I MINORENNI.
DECISA UNA NUOVA STRATEGIA PER DEBELLARE LA PIAGA

AMSTERDAM – L’emergenza alcolica, se così possiamo definirla, ha costretto il governo olandese a prendere provvedimenti radicali: sembra infatti imminente l’adozione di un provvedimento da parte dell’esecutivo, che contempli un espresso divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni. (*) Alcune recenti indagini effettuate in ambito europeo, hanno infatti rilevato che i giovani di quel paese sono “i più forti bevitori” del continente, raggiungendo così un primato effettivamente poco invidiabile. Le conseguenze per la salute, l’ordine pubblico e non ultima la sicurezza stradale sono di facile intuizione e il primo a darsi da fare per l’approvazione del pacchetto di riforme è stato proprio il ministro della Sanità Hans Hoogervorst, che si è trovato tra le mani la patata bollente. “i nostri giovani sono tra i primi in Europa a cominciare a bere – ha detto in un suo intervento a Rotterdam ad un congresso sull’alcool – e come se non bastasse sono tra quelli che bevono di più. È una situazione gravissima, che non possiamo tollerare ed alla quale serve porre rimedio”. Ad oggi, l’età minima per poter acquistare una bevanda alcolica in Olanda è 16 anni e le sanzioni per i commercianti che contravvengono a questo divieto sono salatissime: 3.600 euro. Ora però chi ha sui propri scaffali vino, birra e superalcolici dovrà fare molta attenzione. Le multe potrebbero raddoppiare e non è escluso nemmeno il ricorso al codice penale. Certo è che la situazione sembra davvero gravissima, se è vero – e lo è – che l’istituto statistico nazionale, il CBS, ha accertato che un adolescente (dai 12 anni in su) su quattro beve occasionalmente alcool, mentre nella fascia 12-17 anni il consumo di alcool diventa dipendenza per più di un ragazzo su 20. Un dato agghiacciante.

(*) Nota: gli olandesi, di spirito liberale ma pragmatici ed attenti alla sicurezza, mettono giustamente sullo stesso piano la somministrazione e la vendita. Staremo a vedere se l’innalzamento del divieto da 16 a 18 anni verrà attuato. Se così fosse potrà essere portato come esempio a coloro che temono una deriva proibizionistica e citano l’Olanda come modello.


IL GAZZETTINO (Belluno)

INIZIATIVA DELLA COMUNITÀ MONTANA VALBELLUNA
Telecamere contro alcol e droga tra i giovani
Il progetto prevede anche una serie di incontri e seminari da realizzare in collaborazione con il Ceis

Si chiama "Focus - Giovani e legalità in Val Belluna", ed è un progetto che la comunità montana della Valbelluna ha realizzato per i giovani. L’obiettivo è quello di mettere appunto a fuoco le problematiche dei giovani e di attivare iniziative per prevenire le devianze ed educare alla legalità. Ieri mattina, in Prefettura, il vicepresidente comunitario Roberto Maraga ha messo a punto con le altre figure istituzionali coinvolte le strategie operative. Il progetto è già stato approvato a voti unanimi dalla giunta comunitaria, che ha deliberato di approvarlo assieme anche al quadro economico della spesa, che prevede un costo di oltre 100 mila euro oltre all’Iva. Alla spesa si provvederà con il contributo regionale di 70.571 euro. Per la parte residua (55.448 euro) la Comunità provvederà con fondi propri. L’idea era nata dopo aver preso visione della relativa delibera della Giunta regionale con cui si approvava il bando per l’erogazione di contributi per la realizzazione di progetti integrati volti a elevare gli standard di sicurezza del territorio mediante azioni di prevenzione e di contrasto dei fenomeni criminosi. La Comunità, allora, aveva sentito i comuni che vi fanno capo e aveva determinato congiuntamente sull’opportunità di presentare un progetto mirato all’installazione di apparecchiature di videosorveglianza nelle aree frequentate da giovani per la prevenzione di fenomeni di devianza minorile e in contemporanea attivare una serie di laboratori e incontri informativi. Si è incaricata nel frattempo la ditta El.Power srl di Sedico per la stesura di una proposta per la identificazione dei siti e del tipo di apparecchiature di videosorveglianza da installarsi. In contemporanea, in collaborazione con il Ceis di Belluno, si è valutata una serie di azioni formative e informative per giovani, genitori e agenti di polizia locale per diffondere la cultura e la prevenzione delle devianze giovanili legate al consumo di sostanze stupefacenti e consumo di alcool.

Egidio Pasuch


L’ARENA

Alcolisti Anonimi e Acat sono le due principali associazioni di volontari che sostengono chi ha deciso di smettere l’«auto-aiuto» per curare e curarsi.
Un gruppo amico in cui le persone non vengono giudicate ma soltanto ascoltate.

Alcolisti anonimi e Acat: sono due tra le principali associazioni che aiutano chi vuole smettere di bere e i rispettivi familiari.
GliAlcolisti anonimi, presente oggi in 160 stati, è forse il più conosciuto. Ma molto importanti sono altri due gruppi di cui, seppur connessi, si parla meno. Sono Al-anon e Al-teen, rispettivamente il gruppo dei famigliari e dei figli degli alcolisti.
«Quasi l’80 per cento delle persone che entrano a far parte del nostro gruppo», spiega Gianni, ex-alcolista da vent’anni, «hanno avuto dei famigliari che per primi hanno compreso il problema con il quale convivevano e hanno trovato conforto in Al-anon». Sono proprio i mutati comportamenti del coniuge o dei genitori che inducono il bevitore compulsivo ad affrontare la realtà e approcciarsi con il gruppo. I principi che animano Al-anon e Al-teen sono analoghi a quelli del gruppo degli AA. «Il nostro problema non è liberarci dall’alcol ma riuscire a trovare il coraggio di ricominciare a vivere», spiega Graziella, madre di un alcolista.
L’associazione AA è completamente autonoma e si autogestisce. La parola chiave è l’autoaiuto, «il gruppo ha salvato la mia vita e ora io aiuto il gruppo, portando agli altri la mia esperienza», spiega Gianni. Un percorso, fatto di «12 passi», guida l’alcolista attraverso una graduale presa di coscenza della malattia e del fatto che esso non rappresenta il centro dell’universo ma è aiutato e guidato da un potere superiore. Un potere spirituale che non si identifica necessariamente con Dio, ma che viene plasmato soggettivamente dalla persona.
Sono oltre 130 i centri Acat, Associazione club alcolisti in trattamento, distribuiti tra città e provincia. E pare che una delle questioni urgenti da affrontare, sia quella di trovare personale volontario per far fronte alla crescente richiesta. «Le persone vengono a conoscenza del centro e lo frequentano, perché mandati dal reparto di alcologia o spinti da parenti e amici», spiega Paolo Castellani, responsabile Acat della sezione di Verona est.
Gli incontri sono mediati da un servitore insegnante, un ex alcolista o un volontario che ha seguito un corso informativo di una settimana, il cui compito è solo quello di coordinare i diversi interventi. «Gli argomenti sono i più vari. Si parla di esperienze vissute e non vengono dati consigli, ma solo condivisioni con chi ha vissuto le stesse tragedie e non le giudica».
Secondo l’Acat la dipendenza da alcol non è una malattia ma un comportamento. «Una volta entrati in contatto con il gruppo, significa che il problema è per molti versi superato», racconta Castellani, «molto più difficile è cambiare lo stile di vita che ha portato l’individuo ad essere alcolista. Su 10 persone che arrivano 8 riescono a superare la dipendenza e a cominciare una nuova vita, ma fondamentale è il supporto dei famigliari». L’iter è complesso e soggettivo. Ad alcune persone serve qualche mese per liberarsi dall’abitudine di bere, mentre altri possono impiegare anni. «Come dice il nome "in trattamento", quella che propone il club è una terapia che ha un inizio ma non una fine. E quando uno riesce a liberarsi dalla dipendenza aiuta gli altri: una corsa a tappe, non un traguardo».

(*) Nota: come al solito gli articoli che descrivono i Club degli Alcolisti in Trattamento contengono degli errori. Trattamento non è sinonimo di terapia. Dato che l’alcolismo non viene considerato una malattia non c’è niente da “curare” nel senso stretto del termine.


L’ARENA

Alcol, il male oscuro delle famiglie
È la principale causa di violenza tra le mura di casa e aumenta il rischio di separazioni

Società malata. Anche i dati della questura e dei vigili evidenziano un’abitudine pericolosa
L’età in cui i nostri ragazzi cominciano a bere è scesa a undici anni. La fascia a rischio, invece, è compresa tra i 25 e i 35.Sempre più frequenti le richieste di intervento per placare persone, non sempre giovani, in evidente stato di ebbrezza.

Ore 1.48: incidente stradale nel sottopasso di via Tombetta. Il conducente di un’auto di grossa cilindrata, in stato di ebbrezza, perde il controllo dell’auto e finisce fuori strada rimanendo ferito in modo non grave.
Ore 1.57: disturbo alla quiete pubblica. In un bar di San Michele i vigili intervengono per allontanare alcune persone troppo «euforiche».
Ore 2.24: disturbo alla quiete pubblica. Anche in questo caso si è alzato troppo il gomito.
Ore 4.34: festa privata troppo rumorosa; qualcuno è evidentemente sotto l’effetto di alcol.
Ore 4.58: incidente stradale in Zai. Anche in questo caso si tratta di un’uscita di strada. È il bilancio di un «normale» sabato notte in città. In tutti gli interventi effettuati dai vigili c’è un unico, comune denominatore: l’eccessivo consumo di alcol.
È una delle abitudini più antiche e diffuse al mondo. E non solo tra gli adulti. «Farsi» un goccetto di vino, birra o whisky, quasi mai viene considerato pericoloso; semplicemente viene scambiato per un gesto d’evasione. Ma spesso sono solo l’inizio di un problema che in qualche caso può portare a vere e proprie tragedie. I primi a farne le spese sono i rapporti personali, soprattutto in famiglia.
Che il bere sia un’abitudine diffusa lo confermano i dati. Quelli più eclatanti, della polizia stradale, evidenziano nel 2005 un incremento del 28 percento delle patenti ritirate per guida in stato d’ebbrezza, rispetto all’anno precedente: e le statistiche dei vigili urbani sottolineano che, in media, quasi ogni giorni viene «pizzicato» un conducente ubriaco.
Ma quello degli infortuni alla guida, seppur sia l’aspetto più impressionante, è solo uno dei rischi. «Che l’alcol non sia un alimento ma una sostanza tossica e psicoattiva è un concetto difficile da comprendere, in quanto va contro alle credenze culturali imperniate nel nostro essere direi da sempre», spiega Gianpaolo Brunetto medico e psichiatra del servizio di alcologia del Dipartimento delle dipendenze gestito dall’Ulss e dall’azienda ospedaliera. «Il consumo di bevande alcoliche è infatti un comportamento socialmente accettato e spesso i danni che comporta nell’organismo, seppur scientificamente provati, vengono taciuti». Secondo un’analisi svolta dall’Organizzazione mondiale della sanità, le alterazioni della psiche causati dall’abuso di sostanze alcoliche sono il principale motivo di divorzi e di violenza nell’ambito famigliare. E le statistiche hanno dimostrato che il rischio separazione nei coniugi forti bevitori è undici volte superiore. Inoltre i figli dei genitori alcolisti hanno una possibilità sei volte maggiore di avere problemi con l’alcol. È dimostrato inoltre che il 73 percento dei ragazzi con problemi di obesità ha almeno un bevitore tra i genitori.
Ma l’atteggiamento anche delle istituzioni nei confronti dell’alcol sta nettamente cambiando. Nel 2005 l’obiettivo dell’Oms era infatti quello di ridurne il consumo medio pro capite del 25 percento. Inoltre l’organizzazione dava una soglia indicativa di alcol da non superare mentre oggi lo slogan ideato è «meno si beve meglio è». «Sappiamo che è scorretto dare indicazioni sulla quantità di consumo di alcol fatta dalle singole persone», spiega Brunetto, «e se lo si fa è unicamente per fini commerciali. Non dimentichiamo che la vendita dei vini e delle bevande alcoliche in generale rappresenta una fetta non tralasciabile dell’economia». A prescindere dai disastrosi effetti psico-fisici a cui porta il bere compulsivo, non trascurabili sono i danni, nel tempo, di un consumo alcolico che si potrebbe definire «moderato». «La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino, 14 grammi, impiega due ore ad essere metabolizzata dal fegato. Nell’arco di tempo che impiega ad essere smaltito la sostanza circola nel corpo attraverso il sangue, raggiungendo quindi tutti i tessuti e gli organi interni. Riesce anche a penetrare nel cervello, passando la protezione di liquidi. Il rischio di gravi patologie quali tumori a laringe, faringe e stomaco, pancreatiti, cirrosi epatiche, varie forme di anemia, gastriti, ulcere, cresce in modo esponenziale».
Gli effetti delle malattie alcolcorrelate sono ancora più gravi nei ragazzi, in un fisico cioè che deve ancora svilupparsi completamente. Anche in questo caso i dati devono far riflettere: «L’età media in cui i nostri giovani entrano in contatto con l’alcol è di undici anni, mentre il dato europeo è di 13 anni. «L’obiettivo non è quello di demonizzare il consumo delle sostante alcoliche, ma di fornire una corretta informazione su cosa è e che effetti ha sull’organismo e la psiche. Poi, ovviamente, ognuno è pienamente libero di agire come meglio crede», commenta Brunetto. Ma sembra che si stia verificando un’inversione di comportamento, seppur lenta e graduale. Incontri di sensibilizzazione e informazione sui danni dell’alcol vengono organizzati sempre più frequentemente, non solo nelle scuole, ma nelle sale di municipi e associazioni, anche se spesso l’affluenza non è alta. L’introduzione della patente a punti, che ha inasprito le regole sanzionatorie in caso di guida in stato d’ebbrezza, e i controlli a tappeto svolti da carabinieri, vigili e polizia stradale, soprattutto nelle sere considerate a rischio, hanno fatto registrare un sensibile miglioramento dei dati relativi alle stragi del sabato sera, a dispetto di un vertiginoso aumento del numero di patenti ritirate.
I controlli dei vigili di questi ultimi due week-end hanno registrato un ulteriore aumento delle persone trovate positive al test dell’etilometro. «I tassi alcolici riscontrati erano notevolmente superiori alla soglia consentita dello 0.5», commenta Luigi Altamura, il comandante dei vigili urbani. Frequenti sono inoltre gli interventi, nella ore notturne, per placare tafferugli e risse. «Sono numerose le chiamate per gli schiamazzi notturni e disturbo della quiete pubblica e non c’è una fascia d’età più preoccupante, il fenomeno è diffuso. È sintomatico il fatto che sabato notte due incidenti, gli unici, siano stati causati da fuoriuscite autonome dei conducenti ubriachi, che fortunatamente non hanno coinvolto terze persone», spiega Altamura, «È necessario far capire che non si deve trascurare la prudenza e la consapevolezza dei rischi a cui si va incontro guidando alterati, soprattutto se si è in compagnia».


L’ARENA

La prevenzione comincia dalle superiori

Immagini forti nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi
Video di incidenti e esperienze sono più efficaci dei dati
Video «forti» e questionari nelle scuola. Per combattere la piaga dell’alcolismo molti esperti, associazioni e istituzioni che si occupano della dipendenza, e delle sue dirette conseguenze, sono concordi nell’attribuire all’informazione e alla prevenzione un ruolo chiave. E i destinatari principali sono i giovani, in particolare gli studenti delle scuole superiori.
Uno dei progetti che sembra riscuotere maggior consenso tra i giovani è quello, promosso dalla provincia e suddiviso in due giornate, che porta nelle scuole direttamente chi, per lavoro, è a contatto quotidianamente con le stragi e gli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza. La polstrada e il 118 intervengono la seconda giornata, il primo vede protagonisti un rappresentante della provincia e un medico del dipartimento di Prevenzione e delle dipendenze. Un poliziotto e un infermiere Suem interagiscono con i ragazzi di quarta e quinta superiore, spiegando brevemente come funziona il loro lavoro e proiettando alcuni video. E più che i dati, a colpire i ragazzi sono le immagini degli incidenti e i filmati girati sul luogo dai poliziotti, gli stessi che servono per le indagini.
Le immagini più crude e raccapriccianti sono coperte o vengono sfumate per non urtare la sensibilità dei giovani. Tuttavia rendersi conto di quello che può succedere attraverso le immagini reali sensibilizza i ragazzi ai problemi, più di tutti i dati sulla pericolosità dell’alcol o delle sostanze stupefacenti. Anche i sentimenti di rabbia e impotenza che traspare dai racconti di soccorritori e forze dell’ordine ci pone ai ragazzi sotto un’altra prospettiva, che non è solo quello dell’azione sanzionatoria.


L’ARENA

SOAVE
Un corso sui segreti del vino (*)

Soave. Il vino, tutti i segreti in un bicchiere. Sono aperte alla Casa del vino le iscrizioni al corso in cinque lezioni dedicato agli appassionati e ai cultori di Bacco. Lo organizzano il Consorzio tutela vini Soave e Recioto di Soave e l’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino (Onav) con la formula del corso introduttivo alla degustazione che prenderà il via il 22 febbraio.
Le lezioni, tenute dagli enologi Luigino Bertolazzi, Paolo Grigolli, Paolo Menapace, Flavio Prà e Filippo Pedron, saranno dedicate agli strumenti dell’assaggio, alla tecnica di degustazione. Sono in calendario anche tre appuntamenti monografici dedicati, rispettivamente, ai vini bianchi, ai rossi e al gruppo dei rosati, degli spumanti, dei novelli e dei passiti. Di ognuna delle tipologie verranno spiegate tecnologie produttive e di affinamento e come queste incidano sul vino. Ognuna delle lezioni si concluderà con una degustazione ed è in calendario anche un incontro conclusivo nel corso del quale il giornalista Fabio Piccoli e Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio del Soave, tratteranno di comunicazione e mercati nel mondo del vino.
Il corso costa 100 euro e dà diritto, oltre che alle degustazioni, al set di degustazione Onav. Iscrizioni, fino ad esaurimento dei posti disponibili, contattando Casa del vino al numero 045.7681578 o scrivendo all’indirizzo e-mail: consorzio@ilsoave.com.(p.d.c.)

(*) Nota: capita spesso che i giornali, (come l’ARENA di oggi), dopo una serie di articoli sui problemi causati dall’alcol, compensino con un articolo a favore del vino. Una sorta di deferenza verso i produttori, (spesso inserzionisti pubblicitari), una sudditanza culturale o una personale osservanza della par condicio fanno si che articoli, sondaggi e servizi sull’alcol siano accompagnati da note positive sugli alcolici. Nel linguaggio occulto dell’informazione significa: “quello di cui vi abbiamo parlato è brutto, ma a voi non succederà perchè che c’è un modo giusto e sicuro di bere”.

Naturalmente niente di ciò accade quando si scrive bene degli alcolici. Tutt’al più qualche bonario invito a non esagerare!


L’ADIGE

Amistadi, gli astemi non sono mostri

Ormai ci siamo abituati a conoscere vizi e virtù dei nostri politici locali. Cosa amano, se litigano col vicino, se leggono e cosa leggono. E scopriamo (l’Adige di sabato 21 gennaio) che Adelino Amistadi si identifica con Noè poiché questo personaggio biblico non è astemio….Quindi essere astemi è in sé un valore negativo! In sostanza, come rubare, essere dentro per tangenti? Si spieghi meglio Adelino, faccia uno sforzo! Ci renda edotti del Suo pensiero esistenziale, ci renda partecipi del Suo alcol-pensiero, di questo Suo concetto razzistico nei confronti di chi non usa sostanze. E pensi, se la cosa Le è possibile e congeniale, in quanti altri valori potremmo identificarci senza portare il discorso su comportamenti di dipendenza per i quali Lei dovrebbe avere un occhio di riguardo avendo il Suo bel "culo" su una poltroncina di velluto raggiunta probabilmente anche grazie a qualche "voto astemio". In questo momento la politica ha bisogno di figure forti, oneste, il Suo partito ha bisogno di ritrovarsi, di dirsi che è onesto, che tra le sue fila c’è gente con valori ben oltre il bere o non bere. Anche i nostri giovani, le nostre comunità hanno bisogno di segnali forti, non di equivoci. Non serve identificarci con le scelte o con i comportamenti. Si può aver stima di Noè o Degasperi che siano o meno stati consumatori di alcol poiché i valori hanno ben altra dimensione. Altrimenti chi è nero è cattivo, chi è extracomunitario è malvivente… Rifletta signor Amistadi, non discrimini il mondo in quel modo e se Le capita mi sappia dire cosa ne pensa di coloro che hanno problemi di alcol (e avrebbero qualcosa da salvare anche se meno universale rispetto all’Arca).

Franco Baldo, presidente Acat (Club Alcolisti in Trattamento) - Mori


MANTOVA.COM

Operazione "Strade Sicure": weekend con numerosi incidenti

Operazione “strade sicure”. Nonostante l’intensificarsi dei controlli dalla Polizia stradale di Mantova, previsti nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”, il week-end appena trascorso si è concluso con numerosi incidenti. La causa primaria rilevata, spesso risulta essere l’abuso di alcol (*).
L’incidente più grave, con otto feriti di cui tre gravi, è avvenuto alle 19,45 di sabato sulla strada che da Reggiolo porta a Moglie. A provocarlo, un venticinquenne di Gonzaga che, in evidente stato di ebrezza, ha dapprima tamponato violentemente la vettura che lo precedeva e poi si è scontrato frontalmente con un’altra auto che sopraggiungeva dalla corsia opposta. L’uomo è stato denunciato.
Sempre l’abuso di alcol al centro di altri due incidenti. Il primo, nel tardo pomeriggio di sabato a Casteldario. Il conducente, rimasto ferito in modo lieve, ha perso il controllo della Fiat Tempra su cui viaggiava ed è finito in un fosso laterale senza fortunatamente coinvolgere altri veicoli. Il secondo, avvenuto ieri sera nel circondario di Asola, dove un ventottenne ha perso il controllo del proprio ciclomotore, rovinando a terra e riportando lesioni non gravi.
In totale, la Stradale ha accertato 39 violazioni varie, tra cui altri casi di guida in stato di ebrezza, a conferma del fatto che i maggiori controlli sulle strade durante i weekends, sono indispensabili per la nostra sicurezza.

(*) Nota: da quando in provincia di Mantova è stato (molto saggiamente) deciso di verificare l’alcolemia in ogni caso di incidente stradale (anche senza feriti), ci si è accorti che in (quasi) tutti i casi di incidente stradale c’è di mezzo l’alcol.
Questo non significa che a Mantova si beve di più, ma che i conducenti che incorrono in incidenti in molte altre zone d’Italia guidando in stato di ebbrezza spesso non sono sottoposti alla verifica della loro alcolemia, e la fanno franca.


CORRIERE ADRIATICO

Problemi registrati anche al pronto soccorso del Murri
Incidente, tre auto distrutte Al volante c’era un ubriaco

MONTEGRANARO - Tre auto semidistrutte e una patente ritirata. Questo il bilancio dell’incidente avvenuto nella notte tra sabato e domenica in via Manzoni. Un uomo, alla guida del proprio mezzo, al volante molto probabilmente in stato di ebrezza, ha perso il controllo dell’auto sulla quale viaggiava e si è andato a scontrare contro altre due parcheggiate al lato della strada. Per fortuna senza gravi conseguenze alle persone il sinistro che però, al guidatore, è costato il ritiro della patente da parte delle forze dell’ordine. E, ieri mattina, a Montegranaro, non si parlava d’altro. Al di là dell’incidente in sé resta un problema ormai noto che, purtroppo, a Montegranaro si fa sentire e molto fa discutere. Anche i Democratici di Sinistra di recente, nel corso di una conferenza stampa, avevano rilanciato sull’allarme alcool. E’ abbastanza diffuso - aveva detto il giovane Thomas Santerelli - vice segretario della federazione - il fenomeno dell’abuso di alcol e temo anche quello delle sostanze stupefacenti. Ma perché? Perché a Montegranaro non ci sono centri aggregativi, ci sono i bar (*).
Sempre a proposito di vivacità un altro episodio si è registrato l’altra notte al Murri dove al pronto soccorso si è presentato un ubriaco che ha dato del filo da torcere a sanitari e forze dell’ordine prima di essere ricondotto alla ragione.

Isabella Cardinali

(*) Nota: parlando di Montegranaro, gli affezionati lettori di questa rassegna certamente ricordano le affermazioni dell’Assessore ai Servizi Sociali di quel Comune, Gastone Gismondi: "non si può dipingere i nostri giovani come una massa di alcolisti" - "Nel mio ufficio non esistono casi segnalati e certi di giovani che abbiano a che fare con questo problema" (CORRIERE ADRIATCO del 2 luglio 2003 - "Non abbiamo alcolizzati").


CORRIERE ADRIATICO

Ubriaco al volante, zigzag su tre ruote

ANCONA - Ubriaco al volante crea scompiglio in città. E’ accaduto ieri intorno alle 9.30. Un ragazzo anconetano di 26 anni, al volante di una Peugeot 406 e con un’amica come passeggera, è finito più volte contro l’aiuola spartitraffico che si trova in via Marconi, davanti alla galleria San Martino, distruggendola in più punti. Il giovane, che procedeva in direzione stazione, ha iniziato a zigzagare per tutto il tratto che attraversa la zona degli Archi raschiando l’asfalto. L’auto infatti, in seguito all’urto, aveva perso uno dei tre copertoni e quindi procedeva con il solo cerchione. A quell’ora del mattino, in una strada trafficata come è via Marconi, la cosa non è certo passata inosservata soprattutto per le scintille ed il rumore provocato dal cerchione sull’asfalto. Sul posto è subito giunta la polizia Municipale ed una Volante riuscite ad accostare la Peugeot che nel frattempo, esausta e finita, è salita sul marciapiede proprio sotto all’ufficio postale di via Marconi, di fronte al negozio di strumenti musicali “Rossi”. Ottocento metri circa fatti dunque in condizioni più che precarie. La prova del palloncino fatta fare poi dalla Stradale ha avuto la funzione di un pro-forma. Il giovane, ubriaco fradicio, è stato accompagnato al comando della Municipale dove è rimasto fino a che non ha smaltito la sbronza. La patente è stata ovviamente ritirata.


IL MESSAGGERO

L’incidente è accaduto a Cerciabella poi la Fiat Uno rubata guidata da un giovane ubriaco si è dileguata
Tampona un’auto e scappa: preso

Inseguimento di quindici chilometri sulla Pontina: immigrato arrestato

di GIORGIO NARDINOCCHI
Tampona un’auto a Cisterna, fugge e viene inseguito per quindici chilometri dalla polizia stradale di Aprilia. Un’operazione a tenaglia con i carabinieri mette fine alla folle corsa di un montenegrino di 63 anni. Ma per fermarlo i militari di Pomezia rischiano di rimetterci l’osso del collo, di sicuro perdono l’Alfa 156 speronata dal fuggitivo nell’estremo tentativo di sfuggire all’arresto. L’uomo, si è scoperto in caserma, era ubriaco. Su di lui pende un bell’elenco di accuse: resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento volontario di beni dello Stato, guida in stato di ebbrezza e senza patente, omissione di soccorso e fuga, immigrazione clandestina. Adesso sta smaltendo la sbornia nella casa circondariale di Velletri dov’è stato condotto su ordine della Procura veliterna. Ma non pagherà alcun rimborso ai danneggiati perché non è assicurato.
Tutto comincia all’una di notte di domenica. A Cerciabella, nel Comune di Cisterna, Alexksandar Jezdic, originario di Valjeva nel Montenegro, tampona una Fiat Punto a bordo della quale ci sono dei ragazzi. Lo slavo, che è alla guida di una Fiat Uno, travolge la Punto dei ragazzi di Cisterna provocando notevoli danni alla carrozzeria. Anziché fermarsi e regolare la questione, ingrana la retromarcia e scappa imboccando la provinciale per borgo Piave.
I ragazzi chiamano subito il 113. Una pattuglia del commissariato di Cisterna si porta in via Cerciabella per dare aiuto ai ragazzi che non possono muoversi perché la loro auto è in panne in seguito al tamponamento.
Gli agenti del commissariato lanciano l’allarme per intercettare l’auto dell’ubriaco. Sulla via Pontina è in servizio una pattuglia del distaccamento della stradale di Aprilia. All’altezza del chilometro 52, davanti all’Abbott, tra Aprilia e Campoverde, la Uno del montenegrino viene intercettata mentre andava a tutta birra verso Roma. La pattuglia è costretta a fare inversione di marcia e poi si lancia all’inseguimento del fuggitivo con la Subaru Station Wagon da poco in dotazione alla stradale di Aprilia.
Dalla centrale operativa del distaccamento di Aprilia l’inseguimento viene seguito in diretta perché la pattuglia tiene sempre accesa la radio. La Uno viene vista sfrecciare dalla caserma di Aprilia. Parte l’allarme ai carabinieri della compagnia di Pomezia che fanno convergere sulla Pontina due pattuglie per stringere in una tenaglia il fuggitivo. Quando un’Alfa raggiunge la Uno e intima l’alt, il montenegrino anziché fermarsi, sperona la 156 dei carabinieri. Le due auto piroettano sulla carreggiata. Intanto sopraggiunge la Subaru della polstrada e per Alexksandar Jezdic non c’è più scampo. Con le manette ai polsi viene condotto in carcere. Ovviamente il montenegrino non ha né documenti né assicurazione: nessuno quindi pagherà i danni alla Punto dei ragazzi di Cisterna né all’auto dei carabinieri di Pomezia.


IL SECOLO XIX

Maxi rissa a Nervi
NOTTE DI FUOCO In via Oberdan si sono affrontate una decina di persone. Due ricoveri al pronto soccorso

Una decina di persone coinvolte, due feriti trasportati al pronto soccorso del San Martino e, come se non bastasse, anche i soccorritori aggrediti a bastonate. È il bilancio di una rissa scoppiata nella notte tra sabato e domenica in via Oberdan, a Nervi, davanti ad uno dei locali notturni più frequentati di Genova. Sulla rissa indagano i carabinieri. Due, per il momento, le persone segnalate.
I motivi della rissa? Difficile anche per gli investigatori risalire all’elemento che è riuscito a scatenare tanta violenza. Se la cavano con una circonlocuzione da verbale: «futili motivi». Tradotto: un mix di alcol, antipatie personali e violenza che, a fine nottata, hanno dato luogo al parapiglia. I primi "contatti" tra i litiganti, forse, sono avvenuti nel locale, ma la resa dei conti finale è avvenuta in strada. L’escalation è quella codificata che scandisce i tempi delle risse: prima qualche insulto, poi parole sempre più pesanti, quindi il passaggio quasi obbligato alle mani. In questo caso, però, le persone coinvolte nella rissa, tutti italiani e tutti più vicini ai trenta che ai vent’anni, hanno approfittato anche di improvvisate spranghe, trovate vicino ai bidoni della spazzatura. Non hanno desistito neppure al suono della sirena dell’ambulanza che, qualcuno, vedendo un paio di persone ferite e sanguinanti aveva chiamato. Bastoni e pugni sono stati branditi anche davanti ai volontari della pubblica assistenza Nerviese e qualche colpo, calcio o mazzata che fosse, ha raggiunto l’ambulanza prima che i feriti fossero caricati per essere trasportati al pronto soccorso dell’ospedale San Martino.
Sono, i feriti, gli unici che per il momento rischiano di essere denunciati per rissa aggravata. All’arrivo delle pattuglie dei carabinieri, ordine e tranquillità erano tornati a regnare davanti al locale, mentre i contendenti si erano ovviamente dileguati.


CORRIERE ROMAGNA

Caos al pronto soccorso gli ubriachi dal giudice

RICCIONE - Compariranno questa mattina davanti al giudice, per l’udienza di convalida, i due operai sudamericani in trasferta dall’Umbria - un peruviano di 27 anni e un ecuadoriano di 23, residenti a Perugia - finiti in manette nella notte tra venerdì e sabato con l’accusa di violenza e lesioni a pubblico ufficiale, interruzione di servizio di pubblica necessità. I due, alterati dall’alcol, con le loro escandescenze avevano gettato nel panico operatori e pazienti del pronto soccorso dell’ospedale.L’episodio si è verificato verso le tre di notte. I due stranieri avevano progettato di trascorrere la serata nei locali della Perla. Prima sono stati allontanati dal Pepenero e, sotto i fumi dell’alcol, sono finiti lunghi distesi in terra sulle scale del locale. Così hanno deciso di farsi medicare al Pronto soccorso del Ceccarini, ma uno dei due, stanco di aspettare il proprio turno ha iniziato a dare in escandescenza. Ha prima colpito un infermiere che tentava di ricondurlo alla calma e, come se non bastasse, anche un carabiniere. Il solo peruviano deve anche rispondere del danneggiamento dell’autovettura militare e di lesioni personali nei confronti dell’infermiere ferito nell’aggressione. I due stranieri sono difesi dall’avvocato Pasquale Delli Paoli.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Geometra in manette

MARTANO Un geometra di 44 anni, Paolo Coricciati, è stato arrestato, l’altra sera dai carabinieri, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. A quanto pare in preda ai fumi dell’alcol, dopo aver messo a soqquadro l’abitazione dei genitori, l’uomo li aveva malmenati unitamente alla sorella, ed al fratello ed alla cognata. A dare l’allarme al 112 sono state le telefonate dei vicini, spaventati dal rumore e dalle invocazioni di soccorso provenienti dalla casa della famiglia Coricciati.


PANORAMA.IT

Padre Fedele Bisceglia e il suo collaboratore Antonio Gaudio sono accusati di aver ripetutamente abusato di una suora. Lo scandalo sul frate è enorme e la comunità cosentina, che lo ama molto per il suo impegno nel sociale e nelle missioni, è sconvolta: Bisceglia è conosciuto, grazie alle sue iniziative mediatiche a dir poco esuberanti, anche come ultras e salvatore di pornostar

Arrestato un frate: avrebbe violentato una suora

di Matteo Durante
Dicono sia un sacerdote rispettato, impegnato nel sociale e nelle missioni in Africa. Un sacerdote di "frontiera", insomma. Un frate molto noto sia per la sua passione calcistica sia per le sue iniziative spregiudicate ed esuberanti che lo hanno portato spesso in televisione: a sostenere provocatorie battaglie per gli ultimi, gli esclusi, i diseredati e... le pornostar.
E ora, padre Fedele Bisceglia, 69 anni è al centro di una storia scabrosa, fosca: uno scandalo.

LO SCANDALO A COSENZA
Una suora lo accusa di averla violentata da solo e in gruppo e una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali conferma il racconto della religiosa.
Questo la sistesi di quanto successo la mattina del 23 gennaio a Cosenza, dove la polizia di Stato ha arrestato Bisceglia, conosciuto come "Padre Fedele", appartenente all’ordine dei Minimi e fondatore della struttura di accoglienza Oasi Francescana di Cosenza.
In manette con il frate è finito il suo più stretto collaboratore, Antonio Gaudio, di 39 anni. A Gaudio vengono mosse le stesse accuse di Bisceglia: violenza sessuale di gruppo ai danni della stessa suora.
Le indagini che hanno portato all’arresto di Bisceglia e Gaudio hanno preso spunto dalla denuncia presentata nei mesi scorsi dalla suora che avrebbe subito le violenze sessuali, che sarebbero avvenute all’interno dell’Oasi Francescana, dove la religiosa ha lavorato per un periodo.
Le dichiarazioni della donna hanno trovato poi riscontro nelle indagini dello Sco e della squadra mobile di Cosenza. La suora è stata anche sottoposta, secondo quanto si è appreso, a perizie psichiatriche, che hanno accertato il possesso da parte sua delle piene facoltà mentali. Gli elementi d’accusa sono basati anche sul contenuto di intercettazioni telefoniche e ambientali.

VIOLENZA SESSUALE SINGOLA E DI GRUPPO
Secondo l’accusa, la religiosa avrebbe subito ripetute violenze sessuali singole da parte di Bisceglia. In un’occasione, inoltre, sarebbe stata sottoposta a violenze di gruppo cui, insieme a Bisceglia, avrebbero partecipato Antonio Gaudio ed altre persone che, per vari motivi, frequentavano il convento e sarebbero rimaste vittime. Sarebbero stati trovati anche filmati a luci rosse girati nel convento.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, riguardo Padre Fedele, si fa riferimento anche a presunte violenze sessuali che il religioso avrebbe commesso nei confronti di altre tre donne.
Violenze che però non vengono contestate formalmente, perché le relative querele non sono state presentate entro il termine di sei mesi previsto dalla legge.
Da parte sua, Padre Fedele Bisceglia nel momento in cui il dirigente della Squadra mobile di Cosenza, Stefano Dodaro, si è presentato nell’Oasi francescana per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare, ha così commentato: "Le accuse contro di me sono totalmente inventate. Questa donna è una pazza".

UN FRATE ESUBERANTE AMICO DELLE PORNODIVE
Padre "Fedele" Bisceglia, il frate arrestato, insieme al suo assistente con l’accusa di violenza sessuale di gruppo è molto amato dalla sua gente e gode di grande popolarità. Vulcanico e poliedrico, esuberante e amante del calcio a tal punto da essere chiamato il "Monaco Ultrà", teologo e medico, più volte ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini, vicino ai No global, con doti di grande comunicatore, in questi ultimi anni si era anche conquistato largo spazio sui giornali e nei salotti televisivi.
Di lui si narrano aneddoti mediatici fuori dal comune che solo il suo aspetto (occhi miti e barba bianca alla "Santa Klaus") riusciva a rendere innocue, anzi proprio rassicuranti, capaci di buca il video. Una dote, quella della simpatia, che ha saputo mettere a frutto per raccogliere fondi e finanziamenti per le sue iniziative, a volte senza farsi neppure troppi problemi di vedere associato il suo nome a manifestazioni che poco hanno a che fare con la religione. Come quando, per raccogliere fondi e finanziamenti per le sue iniziative non si è preoccupato di vedere associato il suo nome a manifestazioni che poco hanno a che fare con la religione, come nel 1995, quando in occasione di "Erotica Tour" di Bologna Padre Fedele assegna a Luana Borgia, ex pornostar, da lui redenta, e con la quale si presenta la domenica allo stadio. Risultato immediato: un assegno di cinque milioni di lire per i bambini del Centroafrica.
Alle critiche per la sua amicizia con la donna, il cappuccino risponde secco: "Più si va all’inferno più si trova la strada per il paradiso". E non ha problema a presentarsi allo stand della rivista Le Ore e alla conferenza stampa.
Dure invece le sue condanne nei confronti de il Grande Fratello, un luogo dice "dove si fa solo sesso fine a se stesso, mentre nel mondo di muore di fame e di miseria". Poi scende in campo contro le stragi del sabato sera, la droga e lo sballo e costruisce nella sua città la "Discoteca Francescana", in grado di accogliere 200 persone, con due piste da ballo, sostituendo gli alcolici con soft drink e l’ecstasy con i fiori.
Nello stesso anno, il 2004, è in prima linea contro lo sfruttamento della prostituzione.
A lui si rivolge una donna romena raccontando la sua drammatica vicenda. Dalla confessione nasce un’operazione che si conclude con sette arresti per traffico di clandestini. Ma non è tutto. Nonostante le sue molteplici iniziative, i suoi impegni pubblici e i suoi viaggi nei luoghi sperduti del mondo, non trascura la sua vera, grande passione, quella per il calcio, che lo ha portato nella scorsa stagione 2004-2005 a conquistarsi il posto di presidente del Cosenza Calcio, dopo un memorabile sciopero della fame, in seguito al quale venne anche ricoverato in ospedale.
Fedele (al secolo Francesco, prima di prendere i voti) Bisceglia nasce il 6 novembre del 1937 a Laurignano, a pochi chilometri dalla città che lo ha poi adottato. Occhi magnetici, bella presenza, Francesco, esercita un fascino straordinario sulle donne, e saranno sempre le donne a stargli vicino e a sostenerlo in tutte le sue battaglie. Ma lui sceglie un’altra strada: quella del convento.
Prima destinazione: Montagnola, frazione di Acri, in provincia di Cosenza, dove fa costruire subito un campo sportivo, poi un asilo e una chiesa.
E per fare arrivare in paese elettricità e acqua ricorre per la prima volta allo sciopero della fame. Una vittoria con la quale si conquista le simpatie di tutta la popolazione.
A Montagnola il frate resta sette anni. Poi viene nominato Superiore del Convento di Acri, il più importante della provincia di Cosenza. Come missionario.
In Calabria, a Cosenza, fonda "Oasi Francescana", dormitorio, mensa e poliambulatorio per poveri.
Una struttura modello: almeno fino al giorno dell’arresto del monaco ultras.


LA STAMPA

Ubriaco alla guida e senza patente rischia di finire dentro un ristorante

 

TRIBUNA DI TREVISO

guida ubriaco e contro mano nascondendo spray urticante

 

IL RESTO DEL CARLINO

Al volante ubriaco finisce contro un muretto

Martedì, 24 Gennaio 2006
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