Auto a «chilometri zero», una pratica che non durerà e costerà cara
Non durerà per sempre, questa febbre dei km0. Sembrava essersi stabilizzata, negli anni scorsi. Poi invece è tornata più virulenta di prima, un po' come il morbillo. Non durerà, ma per adesso è lei che manda in confusione le statistiche del mercato auto.
Ad aprile, il mercato ha segnato un rallentamento non lieve, il 5% rispetto all'aprile del 2016, a causa della contrazione a doppia cifra, meno 17%, degli acquisti dei privati, che sono il segmento più importante, sia perché valgono ben più della metà del mercato, sia perché sono quelli dove i margini sono migliori, sia perché sono la clientela dei concessionari. E questo è forse il dato più significativo.
A parte tante giustificazioni, più o meno plausibili, il fenomeno rilevante che sta sotto questa statistica è che non rappresenta ormai la dinamica della domanda. Non del tutto, almeno. Perché un privato che compra una km0 è uno che cerca un'auto nuova, mentre le statistiche riportano che ha comprato un usato.
Aver immesso sul mercato nei primi 3 mesi 47.000 vetture a km0, contro le 35.000 dello stesso periodo dell'anno scorso, ha un impatto sugli acquisti delle persone. Chi si affaccia sul mercato trova un'offerta di km0 maggiore del 34% rispetto a un anno fa. Auto che i concessionari devono vendere prioritariamente, avendole già immatricolate. Molte sono state anche pagate e consegnate, e stanno lì sui piazzali a subire la svalutazione del tempo che passa.
Perché questa frenesia che brucia valore? Perché ci sono alcuni mercati extra-UE che ancora non hanno recuperato quanto perso negli ultimi anni, proprio nel periodo in cui è aperto il gran ballo degli accoppiamenti, a cui tutti vogliono presentarsi con la dote migliore, alias l'utilizzo degli impianti.
La risposta di questo mese al calo dei privati è stata una corrispondente ennesima iniezione di km0, nelle pieghe delle vendite a società: +25%, “un risultato non direttamente imputabile all'accelerazione degli acquisti per sostituzione o ampliamento del parco da parte delle aziende”, secondo l'Unrae (l'associazione dei costruttori esteri). Se le Case continuano a pompare km0 nelle concessionarie, gli acquisti dei privati saranno sempre più bassi, rispetto alla reale domanda di auto nuove. Per questo non durerà. Perché è un serpente che si mangia la coda, e se dovesse continuare finirebbe per ingoiare le vendite a privati dentro quelle alle società. Ma è impossibile, ovviamente. Prima del burrone si fermerà. Anche perché è un gioco a somma zero nei volumi, ma sui margini il conto si paga.
di Pier Luigi del Viscovo
da ilsole24ore.com