Sabato 16 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su
Notizie brevi 13/06/2017

Bimbi dimenticati in auto, emergenza internazionale

Negli Stati Uniti muore nell'abitacolo dell'auto di famiglia un bambino ogni 10 giorni. E ci sono casi in tutto il mondo - Foto le campagne in Usa -  Video

Negli Stati Uniti sono 711 i bambini morti dentro l'abitacolo dell'auto di famiglia. Di ipertermia, arresto cardiaco, asfissia. Intrappolati. Sotto il sole. Una media di 37 l'anno. Uno ogni 10 giorni, dal 1998 a oggi. Il triste conteggio lo tiene - aggiornato al 9 giugno 2017 - noheatstroke.org, un'associazione no-profit che da anni è attiva affinché queste morti assurde - che possono essere evitate - non accadano più.

L'87% dei decessi riguarda bambini fino a 3 anni di età, riporta KidsandCars.org, altra associazione statunitense impegnata nella campagna di informazione e prevenzione, che sottolinea come nel 55% dei casi si ripeta il copione di Arezzo: il genitore era sicuro di aver lasciato il bambino al nido, all'asilo, dalla baby sitter. Il 28% dei bambini deceduti si è introdotto autonomamente in auto rimanendo intrappolato. Infine il 17% dei gentori di bambini morti in auto ha lasciato il figlio intenzionalmente nell'abitacolo, dimenticandolo in seguito, distratto da eventi esterni (una telefonata, un incontro, un acquisto), sottovalutando il pericolo e ignorando che in appena 20 minuti la temperatura interna schizza trasformando l'auto in un forno.

>VIDEO - Bimbi dimenticati in auto, la campagna USA

Troviamo episodi anche in Brasile (45 casi e 24 decessi accertati dal 2006 al 2016), e in Israele dove Safe Kids segnala 381 episodi di bambini lasciati soli in auto, nel 60 percento da un parente, mentre nel restante 40 i piccoli si erano chiusi dentro per gioco e sono rimasti intrappolati. Non sappiamo quanti siano stati salvati e quanti no, l'unico dato che abbiamo a disposizione parla di 4 decessi tra il 2004 e il 2008, uno l'anno. Nel 2013 segnalano un incremento nella media, con cinque piccoli morti per ipertermia da abbandono in auto. Nel 2016 sono stati 7, riporta l'associazione Beterem. Un caso in cronaca proprio pochi giorni fa nella zona West-Bank.

>Bambini dimenticati in auto, le campagna made in Usa

In Europa di dati a disposizione ne abbiamo pochi. Non esiste ancora un database con una casistica di morte infantile specificatamente codificata, come ci ha confermato l'Istat. In Francia, la Commissione per la sicurezza dei consumatori ha riportato 24 casi tra il 2007 e il 2009. Ricostruendo gli episodi dalla cronaca ne abbiamo trovati altri tre più recenti: a Montpellier nel maggio 2014, a Dieppe (giugno 2015), e a Saint-Jerome ad agosto 2016.

Altri due casi sono segnalati in Belgio sempre nel 2007-2008 e uno lo abbiamo trovato nella cronaca locale: luglio 2012 un bimbo di 6 mesi è morto ad Evere (Bruxelles), sempre per lo stesso incredibile motivo. In Spagna, continuando a spulciare tra i fatti di cronaca, abbiamo trovato un caso ad Alicante nel 2007, un altro a Siviglia nel 2008, due nel 2009, rispettivamente a Bilbao e Leioa, e uno ad Albacete nell'agosto del 2013. Tutti bambini di età inferiore a 3 anni. Di pochi giorni fa un caso in Irlanda, a Dundrum, contea di Tipperary. Il copione è sempre lo stesso: il genitore era sicuro di aver lasciato al nido la figlia di sette mesi, che invece è rimasta 4 ore chiusa in auto sotto il sole. Non si è più svegliata.

In Italia i casi sono più o meno noti. In questi giorni li abbiamo citati più e più volte. Il più vecchio di cui siamo a conoscenza risale al 1998 a Catania. Poi saltiamo nel 2008 a Merate (Lecco), nel 2011 a Teramo e a Perugia. Sempre nel 2011, a Roma, due gemellini di 11 mesi sono salvati da un passante. I genitori li avevano lasciati stavolta volontariamente per andare a giocare alle slot machine. Nel 2013 il piccolo Luca, 2 anni, è morto in auto a Piacenza, mentre a Napoli un bimbo di tre anni è stato salvato dai passanti, così come a Roma, un bebè di 2 mesi abbandonato volontariamente per andare a giocare di nuovo alle slot machine.

Nel 2015 un altro caso drammatico: la piccola Gioia, 17 mesi, morta a Vicenza. Sempre nel 2015 abbiamo trovato altri 4 casi a lieto fine: ancora uno nella Capitale, a Mestre, a Grosseto e nel mantovano, dove è stato un vicino di casa a salvare una piccola di poche settimane dimenticata sul seggiolino auto dalla madre. L'anno scorso (2016), a Livorno una bimba di 18 mesi dimenticata dalla mamma non è stata altrettanto fortunata. Mentre a La Spezia una piccola di 7 anni è stata tratta in salvo da un passante. Il padre l'aveva chiusa in auto per andare a giocare al videopoker. La piccola Tamara, morta in provincia di Arezzo giovedì scorso, è solo l'ultimo nome italiano su una lista che non vorremmo scrivere.

A parte i rari casi di persone che lasciano volontariamente i figli in auto, spesso affetti da ludopatia - dipendenza dal gioco – tutti gli altri genitori sono perfettamente sani di mente e amorevoli. “Nessuno dei genitori aveva disturbi mentali al momento del fatto. Non si tratta di persone affette da patologie – conferma Massimo Agnoletti, psicologo -, è una cosa che può succedere a potenzialmente chiunque. La situazione drammatica risulta molto spesso dalla combinazione di più fattori che causano la fatale distrazione: stanchezza, mancanza di sonno, piccole variazioni nella routine quotidiana. L’unico modo per azzerare questo tipo di incidenti è usare una tecnologia anti-distrazione che bypassi il nostro bias cognitivo. Soluzione peraltro piuttosto economica e tecnicamente banale”.

“Quanti altri bambini dovranno morire ancora prima di prendere provvedimenti?”, se lo chiedono parecchi genitori sul gruppo facebook “Mai più morti come Luca” creato dal papà del piccolo Luca Albanese proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni affinché non si ripetano più tragedie simili. E qualcuno confida che è successo anche a lui/lei di dimenticarsi il figlio in auto. Sono stati solo più fortunati, sono arrivati in tempo. Quello che non vogliono ammettere i tanti “webeti” che invece hanno insultato la mamma e il papà di Tamara sui loro profili social è che potrebbe accadere anche a loro. E se tutte queste energie fossero impiegate per chiedere un provvedimento invece che per “sputare” sentenze, qualcosa si muoverebbe. A tal proposito è stata lanciata da anni anche una petizione online su change.org che chiede al MIT di inserire nel Codice della strada poche semplici parole che possono fare la differenza tra la vita e la morte: obbligo di sistema antiabbandono. E c’è perfino una proposta di legge, ferma da anni alla Camera, presentata da Sel il 10 ottobre 2014 che recita: “Al comma 1 dell’articolo 172 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni, dopo le parole: « al loro peso » sono inserite le seguenti: « e dotato di un dispositivo di allarme antiabbandono »”. Otto parole.

In un’epoca in cui si costruiscono auto a guida autonoma, si montano sulle vetture sistemi di infotainment avanzati con riconoscimento vocale, radar, lidar, sonar, sedili con massaggio lombare, volante riscaldato e le più impensabili diavolerie elettroniche, per arrivare alle app per controllare quanta benzina c’è nel serbatoio o far partire a distanza il climatizzatore, possibile che inserire un piccolo sensore con un bip sia così complicato? Al di là dei numeri, delle statistiche, delle polemiche, delle responsabilità e dei costi, se questo dispositivo anti abbandono servisse a salvare anche un solo bambino, non ne sarebbe valsa comunque la pena?

di SILVIA BONAVENTURA
da repubblica.it/motori


 

La portata di un fenomeno angosciante. (ASAPS)

Martedì, 13 Giugno 2017
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK