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Notizie brevi 16/12/2003

La caccia delle unità mobili

Da"Uomini e trasporti" n.193 dicembre 2003

La caccia delle unità mobili

di Matteo Grimaldi

Autoarticolati speciali della Motorizzazione sguinzagliati dal Governo lungo le principali arterie della Penisola alla ricerca di mezzi pesa
nti fuori norma. Prevista la verifica di circa 55 mila camion. Aumentano i controlli sulle infrazioni nel Mezzogiorno: nuovi lettori di targhe istallati sulle auto della Polstrada
Aree di sosta? Ci pensa l’Albo
TIR fuorilegge, è guerra senza quartiere. A novembre è finalmente partita una campagna di prevenzione e di controllo dei veicoli industriali lungo le principali strade italiane. Annunciata dal ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi ad ottobre durante il vertice UE di Verona, la campagna ha una durata iniziale di un anno e prevede il controllo complessivo di circa 55 mila veicoli pesanti, oltre 70 camion al giorno. La decisione è stata presa sulla base di precisi impegni del Governo con le associazioni di categoria interessate, allo scopo di ridurre gli incidenti stradali ed intensificare la regolarità dei veicoli extracomunitari la cui minore manutenzione penalizza, nei costi finali, gli autotrasportatori nazionali regolari. "Vogliamo - ha spiegato il sottosegretario alle infrastrutture Paolo Uggè - che nelle nostre strade circolino solo mezzi sicuri. Non si può più controllare solo la velocità".

Le verifiche sono effettuate attraverso i "centri mobili di revisione" della Motorizzazione Civile, speciali veicoli in grado di controllare sul posto l’idoneità tecnica dei camion. Le circa 40 unità mobili (ognuna costa oltre 20 milioni di euro) sono sostanzialmente degli autoarticolati che al loro interno nascondono un vero e proprio centro di revisione in miniatura che controlla il veicolo su strada in tutta una serie di aspetti: dalla regolarità del cronotachigrafo a quella dei tempi di guida, dal passo alla portata e così via. La mobile unità si divide in due settori: il primo contiene gli strumenti necessari ad ispezionare tutti gli impianti - elettrici e non - del veicolo ed a quantificare in tempo reale il peso dello stesso. Il secondo è invece adibito ad ufficio mobile, con attrezzature informatiche e di altro tipo, per effettuare i dovuti controlli documentali in tempo reale. I centri mobili sono grado di compiere il loro lavoro spostandosi da un luogo all’altro in un tempo molto breve: questo significa che le attrezzature di bordo devono essere costantemente verificate e soggette ad altrettante revisioni di idoneità tecnica e ministeriale. Le operazioni avvengono ovviamente in collaborazione con la polizia stradale, che ferma i mezzi sospetti dirottandoli verso gli autoarticolati di controllo. Le prime fasi sperimentali erano state avviate negli scorsi mesi con alcune positive esperienze nelle Marche e in Friuli.

Nel frattempo i controlli su strade ed autostrade italiane si fanno sempre più frequenti, specie al Sud Italia. Le tecnologie a disposizione della polizia stradale nel Mezzogiorno verranno infatti integrate con 113 dispositivi mobili - installati a bordo delle pattuglie - per l’acquisizione di immagini video e il controllo delle violazioni del codice stradale e con un lettore di targhe che, attraverso un’unità di videoripresa ed un software per la consultazione del database delle targhe, legge le targhe in sosta e in movimento ed identifica i veicoli rubati o segnalati.

"Un concreto incremento quantitativo e qualitativo dei controlli su strada - ha commentato Giordano Biserni, presidente dell’Asaps - può evitare che l’effetto novità venga riassorbito dall’utente stradale che si rende conto che la norma è scritta solo sulla carta".N
La Carta di Verona I 25 ministri dei Trasporti dell’ Ue, allargata ai nuovi membri, hanno sottoscritto la Carta di Verona, il primo atto comunitario sulla sicurezza stradale: ëuna postilla al Trattato di Roma’ l’ha definita Lunardi.

La nuova normativa prevede dieci linee guida che impegnano ad un maggior rigore in materia di sicurezza e controllo con l’obiettivo di ridurre del 50%, entro il 2010, le vittime stradali che sono oltre 40 mila l’anno. Una strage che pesa per il 2% sul Pil della Ue: 160 miliardi di euro. "è come se avvenisse un incidente aereo al giorno - ha spiegato il ministro Lunardi -: sulle strade europee muoiono ogni giorno da 116 a 130 persone e il 60% delle vittime non è responsabile dell’incidente".

Tra gli strumenti di intervento individuati dal consiglio: omologazione della segnaletica, dei limiti di velocità e delle penalità tra paesi Ue. Più a breve scadenza saranno possibili corsi di guida omogenei, patente comune (nel 2005) con microchip, regole uguali per Tir e mezzi pesanti, ma anche maggiori tecnologie per i veicoli da dotare di scatole nere e sistemi di protezione attivi più evoluti.

Le strade più pericolose d’Italia

1. S.S.106 Ter-Jonica

2. S.S.009 Via Emilia

3. S.S.213 Via Flacca

4. S.S.554 Cagliaritana

5. S.S .525 del Brembo

6. S.S.207 Nettuno

7. S.S.307 del Santo

8. S.S.032 Ticinese

9. S.S.035 bis - dei Giovi

10.  S.S.515 Noalese

Iveco per la sicurezza

Dall’intervento di Stefano Sterpone, general manager mercato Italia, Iveco al salone di Verona sulla sicurezza

L’impegno del Comitato Centrale per l’Albo in tema di sicurezza e circolazione stradale non ci è nuovo. Già in passato l’abbiamo condiviso, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, alla ricerca de attuazione di soluzioni tecnico-organizzative per lo sviluppo di una mobilità sempre più sostenibile realizzando, unitamente ad Inail, la campagna per la sicurezza stradale "Siamo tutti sulla stessa strada". L’aspetto sicuramente più innovativo della campagna è stato lo studio sull’incidentalità nell’autotrasporto dal quale è emerso chiaramente che, a fronte di un consistente sviluppo sia del circolante, sia del traffico merci su strada, il settore determina non più del 7% degli incidenti e, con quota ancor minore, intorno al 4% di decessi e ferimenti.

Iveco, nella sua qualità di costruttore, è costantemente impegnata sul fronte della ricerca e della produzione di veicoli caratterizzati da un progressivo miglioramento della sicurezza attiva e passiva del mezzo.

L’orientamento Iveco, e il nostro auspicio, è di poter costituire un "tavolo aperto" con il Comitato Centrale attraverso il quale valutare i possibili spazi di azione comune e realizzare uno stabile e continuo trasferimento di informazioni riguardanti innanzitutto lo sviluppo della telematica al settore. Questo, sono certo che svilupperà una cultura aziendale di gestione della sicurezza in grado di produrre un effetto moltiplicativo degli sforzi che singolarmente produciamo per il miglioramento della sicurezza dell’efficienza delle imprese del settore.


di Matteo Grimaldi

Da"Uomini e trasporti" dicembre 2003
Martedì, 16 Dicembre 2003
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