Tokyo
Lo scandalo degli airbag Takata crolla in Borsa
Una storia industriale lunga 84 anni sembra vicinissima all’epilogo. Takata, il produttore giapponese di airbag che detiene circa il 20% della quota di mercato globale di questo essenziale dispositivo di sicurezza, continua la sua caduta inesorabile alla Borsa di Tokyo con il titolo che ieri è affondato del 24,7% dopo aver perso oltre il 71% del suo valore da inizio anno. A questo punto gli analisti si attendono l’annuncio di una richiesta di fallimento da un momento all’altro. Anche se Takata assicura che «nulla è stato deciso» in questa fase, gli azionisti stessi si aspettano una comunicazione prima dell’assemblea generale del 27 giugno.
Il gruppo Takata è accusato di aver nascosto per anni l’esistenza di un grave difetto nei suoi airbag che possono esplodere improvvisamente con danni a conducente o passeggero. Da quando il caso è venuto alla luce nel 2014, quasi 100 milioni di airbag sono stati oggetto di un richiamo. Si tratta del più grande intervento di questo tipo nella storia dell’industria automobilistica. Il Takata-gate ha subito una brusca accelerazione nell’autunno del 2016 quando la National Highway Safety Administration degli Stati Uniti ha documentato l’undicesima vittima riconosciuta a livello ufficiale nel paese. Gli airbag difettosi della Takata sono potenzialmente letali: nell’impatto con altri veicoli, i cuscini possono infatti rompersi e scagliare frammenti metallici verso il conducente e il passeggero. A livello mondiale le morti collegate agli airbag Takata sono 16, mentre i feriti ammontano a 150. A fine marzo la situazione è diventata insostenibile quando anche Toyota ha richiamato altri 2,9 milioni di veicoli equipaggiati con gli air bag dell’azienda. Il bilancio è in perdita per il terzo anno consecutivo, travolto dal peso della maximulta per 10 miliardi di dollari patteggiata a febbraio con le autorità Usa.
di Marco Sabella
da corriere.it
Quando l’airbag invece di salvarti può diventare un pericolo. (ASAPS)